1.La nostra visione di Roma. Il più grande progetto italiano dei prossimi 10 anni

Roma è più di una città, è più dei suoi quartieri e delle sue strade, è più dei suoi monumenti e della sua storia. Roma è la vita di tutti noi, il nostro impegno e la nostra fatica quotidiana, è la vita di chi abita la città avendone cura, di chi vive la città immaginando come può essere e come vogliamo che cambi. L’identità di Roma è tutt’uno con quella dei suoi abitanti.

Roma è in uno dei momenti più difficili della sua storia recente. Il Covid ci ha colpito quando da molti anni eravamo in una condizione di crisi e di declino. Tutto sembra non funzionare oggi a Roma, abbiamo bisogno che la città sia efficiente. Le opportunità sembrano essere solo altrove, abbiamo bisogno di lavoro di buona qualità. Le difficoltà quotidiane e le fragilità sembrano aumentare ogni giorno, abbiamo bisogno di una città che includa.

Allo stesso tempo, la tragica esperienza della pandemia ha rivoluzionato la vita delle città e di ognuno di noi. Abbiamo lavorato e studiato a distanza, abbiamo creato un nuovo equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, siamo tornati a vivere nei dintorni delle nostre abitazioni per necessità, per fare acquisti o per passare il nostro tempo libero.

Anche in questa nuova normalità sono emerse le differenze economiche, sociali e territoriali. Il digital divide ha reso più difficile la vita di famiglie intere che non avevano la possibilità di lavorare o anche di eseguire la didattica a distanza. Chi abita in quartieri poveri di servizi si è trovato ancora più isolato. Allo stesso tempo, sono emerse tutte le potenzialità di una città profondamente ripensata, in cui l’economia e la socialità di prossimità tornino ad avere grande valore, arricchendo la qualità della vita di tutti noi.

Chi nel 2021 si candida al governo di una grande città come Roma deve prima di tutto confrontarsi con queste nuove dinamiche della società contemporanea e proporre nuove soluzioni per migliorare la vita quotidiana delle persone progettando una città più vicina e più umana.

Da qui viene l’idea della città dei 15 minuti. Un’idea al passo con le innovazioni promosse dalle grandi città europee, che vuol fare di Roma una città policentrica e sostenibile. La città dei 15 minuti non garantisce soltanto la prossimità dei servizi al cittadino ma traccia un nuovo modello di sviluppo urbano, che interpreta la rivoluzione digitale, la sfida ambientale, e mette al centro la qualità della vita delle persone. Realizzare la città dei 15 minuti significa lavorare per dare vita e a tutti i quartieri di Roma e rimodellare l’identità in base ai bisogni di chi vi abita. Significa far sì che tutti i cittadini possano raggiungere con facilità un parco, un presidio socio-sanitario, l’asilo o la scuola, un centro culturale, un luogo dove praticare sport, gli esercizi commerciali per acquistare ciò che serve nella quotidianità, un co-working, un luogo dove poter lavorare da remoto, riuscendo a conciliare meglio di sempre i tempi della propria vita. Significa ridurre le distanze e aumentare le possibilità per tutte e per tutti.

Insieme, per le sfide del futuro di Roma

Questo programma si fonda su una convinzione: per rilanciare questa città c’è bisogno di tutti noi. Non sono parole a caso. Queste pagine sono state scritte da decine di persone, contengono l’esperienza, la competenza, la passione di centinaia di romane e romani che vivono e lavorano nella nostra città, hanno l’ambizione di coinvolgere migliaia di cittadini in un lavoro necessario per vederla rinascere.

I prossimi anni saranno decisivi per il futuro di Roma. Il rischio che corriamo è cedere all’inerzia del declino attorno a noi. Ma esiste un’altra opportunità, che noi che vogliamo cogliere: quella di Roma che ritrova il suo ruolo, che lo afferma in un contesto diverso e che ci offre un nuovo capitolo da scrivere, partendo dal punto di vista di chi Roma la vive e la abita ogni giorno.

È la Roma che si afferma nella nuova dimensione europea e che torna a dare il contributo che tutto il Paese si aspetta dalla sua Capitale in termini di crescita, di lavoro, di inclusione. La nuova dimensione europea non è fatta solo dalle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che sono ora disponibili anche grazie al lavoro di Roberto Gualtieri come Ministro dell’economia. Certo queste risorse sono importanti, e vanno spese presto e bene. Ma la dimensione europea e globale è soprattutto un’idea di città: unita, solidale, in crescita. Perché mai come oggi in Italia e in Europa competitività e coesione sono tra loro legate.

Nel 2025 si terrà un nuovo Giubileo, una occasione di riflessione globale, un anno di grandi incontri e confronti tra culture, che avrà a Roma il suo epicentro. Roma sarà in grado di ospitare i pellegrini che arriveranno perché avremo lavorato ad una città di tutti, capace di accogliere anche in occasioni speciali, e di sentirsi coinvolta e partecipe del dialogo che avverrà.

Per la stessa ragione sosteniamo la candidatura all’Expo, e alle grandi manifestazioni sportive internazionali, che saranno iscritte in piani di crescita urbana con al centro i bisogni della città.

Solo in questa maniera sarà possibile per Roma tornare a svolgere il ruolo universale che le è proprio.

Più di un elenco, una visione

Questo programma elettorale, un dovere per ogni candidato, non è una semplice lista di cose da fare. Certamente, leggendolo ne troverete tantissime, di cose da fare: impegni, dettagli, singole misure. Ma è soprattutto una visione per il futuro di Roma, una visione su cui basare cinque anni di lavoro difficile e che potrà essere portato a termine solo con prospettive chiare e direzioni forti.

Perché questo è il tempo per la rinascita di Roma, per una Roma che funziona, che cresce e crea lavoro, che cura e che include. È il tempo in cui rimettere al centro la prospettiva di chi abita Roma ogni giorno, di rendere la nostra vita più facile. È il tempo di rimettere la città in grado di creare lavoro, realizzando investimenti pubblici che da troppo mancano, attraendo capitali grazie ad un’amministrazione nuova, rinnovata, qualificata, e capace di offrire certezze. È il tempo di affrontare le disuguaglianze che frammentano la nostra città e la trasformano quotidianamente in un arcipelago di isole: che non si parlano e non si conoscono.

Roma è Roma solo se è unita, una comunità coesa in cui i diritti devono essere uguali per tutte e per tutti, in ogni quartiere, in ogni strada. È unita solo se si prende cura dei più deboli e dei più fragili, costruendo le condizioni di lungo periodo perché la crescita economica sia sostenibile e riguardi tutti.

Una città è unita solo se i luoghi della cittadinanza sono raggiungibili facilmente in tutte le parti della città, una città di 15 minuti. E’ questa una città dove la qualità della vita cresce per tutti, in cui c’è più spazio e più tempo da dedicare ai propri interessi e alle proprie aspirazioni.

I nostri valori

I valori che guidano questo programma sono antichi. È l’utopia concreta di chi conosce l’urgenza di promuovere assieme l’inclusione sociale e la libertà economica, tra chi sa che senza un costante impegno a rimuovere gli ostacoli che impediscono il reale esercizio dei diritti di cittadinanza, le forze e le energie disponibili per la crescita e il lavoro saranno parziali e mortificate, anziché libere di svilupparsi. Questi valori antichi oggi hanno una occasione unica in una generazione per affermarsi, anche grazie alle risorse del PNRR. Risorse che possono cambiare il volto della vita nella nostra città. A tre condizioni.

La prima è che le risorse del PNRR, siano accompagnate da una nuova strategia di governo della nostra città, una profonda innovazione del sistema di amministrazione di Roma

La seconda è che ‘governare Roma’ non sia un esercizio tecnico svolto da pochi, ma un percorso in cui tutta la città si senta partecipe e protagonista, ognuno nel settore in cui è chiamato o chiamata ad operare.

La terza condizione, che è anche il nostro punto di partenza, è avere chiare le direttrici di azione, i punti fermi e trasversali che rendono concrete, attuali e credibili, le azioni che abbiamo di fronte a noi. Noi vogliamo che Roma sia una città che nelle sue diverse articolazioni e nei suoi mille angoli compia una profonda transizione ecologica per migliorare la nostra qualità della vita, per garantire gli stessi diritti alle generazioni future, per ritrovare un equilibrio ambientale che si sta spezzando.

Roma è la città più verde d’Europa, con la più grande estensione di parchi e aree naturali, una biodiversità tra le più ricche tra le metropoli europee. Vogliamo sia questo il segno di una città che prenda sul serio la sfida climatica e trasformi, nella direzione della sostenibilità, il sistema energetico, la mobilità, la gestione dei rifiuti e l’edilizia.

Il sistema delle reti ambientali, ecologiche, il reticolo idrografico di superficie e il sistema dei parchi, intrecciato e intimamente connesso con il suo straordinario e diffuso patrimonio storico-culturale, e con il sistema romano della cultura e della conoscenza, costituisce l’infrastruttura di base della forma di Roma, è la sua nuova Forma Urbis. Una forma costituita da vuoti (in quanto non edificati) ma che in realtà sono dei pieni spesso di immenso valore ambientale, storico, paesaggistico. È questo il grande progetto di cui Roma ha bisogno: riconoscere questa infrastruttura naturale come ciò che può tenere insieme la città di oggi e di domani.

Vogliamo una città sana, perché benessere, salute e natura sono interconnessi.

Questo impegno trasversale non è il solo a caratterizzare ogni nostra proposta, ogni nostro approccio alla città. Gli altri due si riferiscono ai motori della città, che devono essere messi al centro di ogni decisione: le donne e i giovani.

Una piena affermazione dell’uguaglianza di genere è una premessa per modernizzare Roma, una questione di giustizia, ma anche una inderogabile esigenza etica oltre che una grande questione economica e sociale. I tempi della città, i servizi, il mercato del lavoro, le politiche economiche e sociali devono essere orientate alla reale e concreta parità, che oggi è ancora lontana.

Roma tornerà ad essere una città dinamica quando i giovani vorranno venire a vivere qui, anziché andarsene come ormai avviene da molti anni. Non serve guardare le classifiche internazionali per sapere che Roma non è ‘una città per giovani’: poche opportunità, pochi spazi, ormai da due generazioni i più giovani soffrono il peso delle crisi economiche e sociali che ci hanno colpito. Se non invertiamo questa spirale, anche le risorse straordinarie che abbiamo a disposizione avranno un effetto parziale e non di lungo periodo.

Questi tre impegni trasversali aprono dunque il nostro programma, introducendo i tre capitoli che affrontano poi nel dettaglio le principali questioni davanti a noi: la Roma che funziona, la Roma che cresce e crea lavoro, la Roma che cura e che include.

Roma che funziona, che cresce, che include

Abbiamo tre obiettivi per i prossimi cinque anni. Primo: tornare a far funzionare la nostra città. Una profonda trasformazione del governo di Roma è fondamentale per far tornare i servizi pubblici all’altezza delle legittime aspettative di chi vive a Roma e migliorare la qualità della vita.

Secondo: costruire le condizioni perché Roma torni a creare lavoro di buona qualità, a crescere e a trainare la ripresa di tutto il Paese.

Terzo: ricucire le fratture della nostra città, contrastare le disuguaglianze, riavvicinare i quartieri a partire da quelli più periferici di cui va riconosciuto il grande potenziale, oltre che curarne le maggiori difficoltà.

Questi tre aspetti hanno tutti eguale importanza, e tra le proposte di questo programma vi sono quelle immediate, da attuare con rapidità, e quelle per cui è necessario un tempo maggiore.

La nostra prospettiva è quella di realizzare, come sta avvenendo in tutte le principali città progressiste nel mondo, la Roma dei 15 minuti. Nei primi cento giorni imposteremo il lavoro e offriremo risposte visibili. Dopo due anni, la vita a Roma avrà cambiato direzione, dal declino alla ripresa. Tra cinque anni vivremo in una città profondamente cambiata. Una Roma per tutte e tutti noi.

Roma a portata di mano: la città dei 15 minuti

Chi conosce e ama Roma sa che la sua grandezza fisica è seconda solo alla sua grandezza culturale e spirituale. Roma è i suoi grandi quartieri, ognuno con una sua identità. L’ironia che corre tra Roma Nord e Roma Sud nasce anche dall’esistenza di distanze fisiche importanti, Roma è un territorio vasto capace di ospitare un’infinita ricchezza. Meno chilometri separano Milano e Pavia (con molti comuni tra i due capoluoghi), di quanti separano la Bufalotta dal Lido di Ostia.

Proprio per questa ragione la “Roma dei 15 minuti” è la visione che ha animato la scrittura di questo programma, è la svolta credibile per Roma perché rappresenta un’idea contemporanea di sviluppo urbano, opposta alla progettazione di città divise rigidamente in quartieri in cui si dorme, in quartieri in cui si consuma, in quartieri in cui si lavora. È un nuovo modello di sviluppo urbano che raccoglie la sfida della rivoluzione digitale, della transizione ambientale e dei cambiamenti sociali, economici e culturali, mettendo al centro la qualità della vita delle persone. È un modello di città policentrica ma unita dalle sue reti ambientali, dal suo tessuto culturale e sociale, che ridà vita ai suoi quartieri e ne rimodella l’identità mettendo al centro le persone, i loro bisogni e la qualità della loro vita.

Quindici minuti deve essere tendenzialmente il tempo massimo, a piedi o in bicicletta per raggiungere i luoghi necessari per essere davvero cittadine e cittadini. A quindici minuti deve esserci un parco, deve esserci il nostro presidio socio-sanitario, deve esserci una fermata del trasporto pubblico su rotaia, l’asilo e la scuola per i nostri figli, un centro culturale, un luogo dove praticare sport, la possibilità di acquistare ciò che serve nella quotidianità. Dopo il Covid e l’esperienza di massa del lavoro da casa, a 15 minuti da casa deve esserci anche un co-working, un luogo dove poter lavorare da remoto riuscendo a conciliare i tempi vita/lavoro.

Secondo alcune stime, a Roma tra il 25 e il 40% delle attività produttive può essere svolto da remoto. I lavoratori e le lavoratrici romane hanno apprezzato il risparmio di tempo che ne consegue, ma la perdita della socialità e la commistione degli spazi del lavoro con gli spazi privati sono dei limiti da affrontare. Per questo luoghi di lavoro condivisi in ogni quartiere, da realizzare anche valorizzando il patrimonio comunale, devono combinarsi con servizi sociali, per la cura dei bambini e vere aree di comunità. La città dei 15 minuti, inoltre, rende meno necessario l’uso dell’auto e più sostenibile l’uso della bicicletta come abitudine, con un’incidenza sul benessere fisico e sulla mobilità in città.

Dobbiamo avere la capacità di trasformare la fisionomia della città per adattarla alle attuali forme di lavoro e di produttività. Rendiamo Roma una città dove vivere sia facile. È una sfida ambiziosa, ma realizzabile. È un’idea moderna di città sostenibile che oggi è possibile grazie alla rivoluzione digitale, ma che ha bisogno di scelte concrete e coerenti in tutti i campi, al Comune e nei Municipi.

È una scelta anche contro le diseguaglianze, per l’autonomia delle persone, soprattutto le più fragili. Fino ad oggi è la distanza dal centro che definisce la periferia, perché il centro offre spazi e possibilità diverse. Una distanza che si traduce in lontananza dall’esercizio di diritti fondamentali e che produce marginalità, solitudine, dipendenza. Molte grandi città europee e mondiali si stanno muovendo verso una struttura urbana di città policentrica e sostenibile. Non più centri congestionati e periferie dormitori, ma tanti luoghi da vivere e da far rivivere, con servizi e corridoi verdi. Questo è necessario anche a Roma, affinché possa tornare ad essere una città inclusiva.

Roma è più della somma dei suoi quartieri solo se in ognuno di essi la vita è piena e facile, altrimenti rimane solo l’isolamento e la frammentazione.

Per la Roma dei 15 minuti abbiamo presentato idee e proposte per un’omogenea distribuzione di servizi necessari ad ogni aspetto della nostra vita: trasporti, urbanistica, casa, cultura, innovazione, impresa e servizi socio-sanitari. La città dei 15 minuti è una città che contrasta le diseguaglianze fornendo le stesse opportunità, senza che ciò significhi confinarsi nel proprio quartiere. Anzi, è la città delle possibilità, diverse e molteplici.

Soprattutto, abbiamo un metodo che è l’unico plausibile e efficace: quello della condivisione, il metodo del “noi”.

Partecipazione e dialogo sono la condizione necessaria per comprendere i problemi e affrontarli realmente. Il confronto e la discussione devono coinvolgere tutte le organizzazioni romane, i luoghi di cultura e sapere, le forze economiche e sociali, il volontariato e le imprese private.

La condivisione è la base per arrivare a soluzioni efficaci e stabili nel tempo. La Roma dei 15 minuti è una visione e anche un metro per misurare le nostre scelte, al Comune e in ogni Municipio. Ci porterà a cogliere tutte le possibilità che si stanno aprendo per il nostro Paese e per la nostra città. Per Roma, e per tutti noi.

La città più verde d’Europa

Come abbiamo detto, il sistema delle reti ambientali ed ecologiche è per noi l’infrastruttura naturale che può tenere insieme la città di oggi e di domani. Per questo per Roma abbiamo una visione chiara: renderla una città verde, vivibile, giusta esana. Vogliamo che Roma diventi una città sostenibile in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e del Piano europeo per l’energia e il clima. Insieme a donne e giovani, la questione della sostenibilità è il pilastro del nostro modello di sviluppo per la città. Gli strumenti e le politiche per costruire la Roma della sostenibilità sono dettagliati in questo programma, iniziative concrete che migliorano il benessere di tutte e tutti.

La sostenibilità di una città come Roma non può che essere il frutto di un lavoro collettivo, perché dipende da tanti fattori: dai servizi di mobilità, dalla qualità dell’aria, dalle aree verdi, dalla biodiversità, dalla capacità di gestire i rifiuti e le risorse idriche, dalle fonti energetiche che utilizziamo, dall’efficienza energetica del patrimonio edilizio, dalla qualità del cibo, dalla gestione dei beni comuni, dall’organizzazione degli spazi urbani.

Roma sostenibile

Roma Sostenibile è una città che pone al centro la lotta al cambiamento climatico – la più grande minaccia del secolo – e risponde a questa sfida con la pianificazione, la ricerca, l’innovazione, la riqualificazione, il lavoro e la buona economia. Clima ed energia saranno la chiave per cambiare radicalmente il volto della nostra città: reti di trasporto efficienti, fonti energetiche rinnovabili, comunità energetiche, mobilità sostenibile, economia circolare, riqualificazione del patrimonio edilizio, foreste urbane, cura dello spazio pubblico, acquisti verdi, ricerca e formazione, il rilancio della buona occupazione, i servizi per la salute, la cultura e la cura della città.

Roma Sostenibile è una città del verde e della biodiversità: alberature stradali, giardini, parchi, tetti e cinture verdi che permettono di diminuire danni e rischi del cambiamento climatico, raffrescare le città, migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento, tutelare le acque, controllare i deflussi superficiali, salvaguardare le biodiversità e la qualità dell’ambiente urbano.

Occorre immaginare, in città, delle vere e proprie foreste urbane, con boschi grandi e piccoli nelle aree abbandonate di periferia o in aree centrali specificamente dedicate: un intervento straordinario che migliori significativamente il volto della città, perché non è più sufficiente il verde a cui siamo abituati, ma abbiamo bisogno di grandi superfici foglianti. La natura in città migliora anche la qualità della vita di chi la abita, perché fornisce servizi per attività ricreative, sportive e di supporto al benessere e alla salute dei cittadini.

Roma Sostenibile è la città della “cura del ferro”, della mobilità pubblicae condivisa, della mobilità ciclabile e pedonale, dei servizi di prossimità, della “città in quindici minuti”. Una città che punta a ridurre il numero delle auto private perché aumenta l’offerta di mobilità pubblica attraverso l’integrazione e l’utilizzo dei sistemi digitali e delle applicazioni per sistemi di trasporto più efficienti. Una città che si sintonizza sulla transizione verso la mobilità elettrica e a bassissime emissioni. Ciclisti, pedoni e trasporto pubblico crescono dove si rovesciano le gerarchie, dove andare in auto è meno conveniente.

Roma sostenibile è una città solare, che riduce drasticamente il ricorso alle fonti fossili, con la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, con una progettazione integrata per ottimizzare la risposta bioclimatica e le prestazioni energetiche, con la definizione di politiche per migliorare l’efficienza energetica, ridurre gli sprechi di energia, definire e promuovere le migliori possibilità di impiego delle fonti rinnovabili disponibili per i diversi usi. Una città che faciliti la diffusione delle comunità energetiche, per sistemi di produzione diffusi, che rendano più flessibile la produzione, riducano il carico sulla rete e le perdite. Una città che rende possibile la transizione alle fonti rinnovabili attraverso la pianificazione di rilevanti investimenti nell’elettrificazione.

Cura del suolo e dell’ambiente

Roma sostenibile è una città a consumo di suolo zero, che mette al centro processi profondi e sistematici di rigenerazione urbana e di riqualificazione e riutilizzo del patrimonio costruito esistente. Una città che prevede significativi interventi volti a recuperare, bonificare, rinaturalizzare suoli, aree urbane e periurbane degradate. Roma sostenibile è la città dell’agricoltura di prossimità, dove si valorizza il cibo locale, a chilometro zero, sano, proveniente da aziende agricole del territorio e dall’agricoltura sociale e dei parchi. Un cibo che arriva nei mercati rionali, nelle mense scolastiche ed ospedaliere, nelle mense aziendali delle grandi imprese pubbliche, come punto qualificante della politica del cibo.

Roma sostenibile è la città dell’economia circolare, in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti, grazie a impianti all’avanguardia e a un utilizzo efficiente degli impianti esistenti, però rinnovati. Sui centri di raccolta per favorire la riparazione, il riuso e il riciclo di beni e oggetti in buono stato, sull’attivazione di una diffusa rete di imprese circolari innovative. Una città che coniughi sostenibilità e responsabilità, occupandosi essa stessa dei rifiuti che genera, senza pensare che la soluzione a tutto sia il sistematico e costoso trasferimento al di fuori dei confini comunali.

L’economia verde

Roma sostenibile, infine, è la città che acquista solo beni, servizi e opere che siano “a basso impatto ambientale”, attraverso le clausole ambientali nei bandi pubblici. È la città che si dota di un bilancio ambientale, di genere e sociale e che integra gli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile e gli obiettivi dell’Agenda 2030 nei suoi documenti di bilancio, programmatori e consuntivi.

La situazione di degrado e di abbandono in cui si trova oggi la città di Roma è la sintesi di una mancanza di visione, di idee, proposte, e ambizioni che dovrebbero servire invece per  combattere le diseguaglianze e generare lavoro. È necessaria una straordinaria operazione di redistribuzione delle opportunità e insieme migliorare l’ambiente e la qualità della vita delle persone mentre, senza progettualità, entra in difficoltà perfino l’ordinaria amministrazione.

Dobbiamo rendere la nostra città più resiliente e sicura, innovativa ed europea cogliendo l’opportunità di farla diventare anche più vivibile e felice.

La città per le donne

La promozione della piena cittadinanza delle donne è uno dei più potenti fattori di sviluppo e di cambiamento per Roma. Una città che rispetti fino in fondo la libertà delle ragazze e delle donne, che rispetti i loro diritti, non è solo una città più giusta e vivibile ma una città capace di crescere in modo inclusivo e sostenibile.

La pandemia ha acutizzato situazioni già molto difficili e aperto nuove fratture. Le donne, che hanno garantito la tenuta sociale nel periodo del lockdown, hanno pagato, poi, il prezzo più alto come mostrano gli indicatori, che si guardi alla perdita dei posti di lavoro o all’incremento della violenza domestica. Questi fenomeni, che hanno colpito tutto il paese hanno avuto un peso specifico nella nostra città, dove si sono sommati al cattivo funzionamento – quando non alla carenza – dei servizi essenziali, condannando le donne a un equilibrismo impossibile.

Solo a Roma, 42mila donne hanno perso il lavoro nel 2020, una percentuale più che doppia rispetto a quella degli uomini. Un numero dietro al quale c’è un lavoro che non ha la qualità che vogliamo: sempre più instabile e precario, meno retribuito e più sacrificabile nell’ambito dell’economia domestica, con meno prospettive di crescita professionale, meno specializzato e accompagnato da una quota di lavoro di cura non retribuito, quasi totalmente appannaggio femminile. È inoltre un lavoro pagato meno. Le cause delle differenze salariali di genere (il cosiddetto gender pay gap) sono molteplici e coinvolgono fattori socioculturali. Per contrastarlo attivamente, occorre una forte rete di supporto del welfare, la condivisione delle responsabilità genitoriali, la formazione delle donne, l’orientamento al lavoro, e l’azione di contrasto agli stereotipi che orientano scelte e percorsi.

È necessario allora intervenire in maniera trasversale e prioritaria in tutti gli ambiti, con azioni concrete mosse da uno sguardo di genere, capaci di riconoscere e contrastare le disparità, valorizzando le differenze, marcando la più netta discontinuità rispetto all’operato dell’attuale amministrazione: una città che funziona è una città che garantisce il rispetto dei diritti e contrasta la diseguaglianza tra i generi. Una città che non funziona condanna le donne a un equilibrismo impossibile, e non le rende libere di scegliere.

Nella nostra visione di governo, la questione dell’uguaglianza di genere deve essere dunque valutata ed inclusa in tutte le azioni amministrative. Ispirati dalle migliori prassi di politiche di integrazione di genere (il cosiddetto Gender Mainstreaming), attueremo un approccio trasversale che tenga conto della parità di genere in tutte le politiche pubbliche così da poter valutare ex ante l’impatto di genere e poter calibrare gli interventi introdotti.

Il Bilancio di genere

Occorre partire dal Bilancio di genere, ovvero dall’adozione di documenti di bilancio che analizzino e valutino, in un’ottica di genere, le scelte politiche e gli impegni economico-finanziari dell’Amministrazione. In Italia sono circa 150 le amministrazioni locali che ne hanno promosso l’adozione negli ultimi vent’anni.

Anche a Roma dunque il bilancio di genere dovrà essere lo strumento con cui conoscere e valutare l’impatto delle spese del Comune sulle donne, per capire come migliorare l’efficacia della spesa in termini di genere. Il bilancio di genere ha una stretta relazione con il bilancio sociale, condividendo con esso struttura, finalità e destinatari. Come quello sociale anche il bilancio di genere ha lo scopo di elaborare una valutazione della gestione delle risorse e dell’efficacia ed efficienza delle azioni e delle spese effettuate.

Attraverso il bilancio, le politiche di genere dovranno disporre delle risorse adeguate a promuovere tre obiettivi:

  1. pari opportunità̀
  2. nuovo equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro
  3. formazione professionale per le donne ed incentivi all’imprenditoria femminile

Piena applicazione della legge regionale sulla parità retributiva

Oggi disponiamo dello strumento della Legge Regionale n. 7 del 2021; la prima legge regionale ad intervenire sul tema della parità retributiva tra i sessi, del sostegno all’occupazione femminile stabile e di qualità e della valorizzazione delle competenze delle donne. Programmeremo iniziative concrete sia all’interno dell’amministrazione che nelle società̀ partecipate per promuovere:

  1. un miglioramento dell’equilibrio tra il lavoro e la vita familiare, con particolare attenzione alle necessità delle donne;
  2. percorsi di formazione, mirati specialmente alle esigenze delle donne, che permettano di poter accedere a ruoli di maggiore responsabilità manageriali in azienda;
  3. la partecipazione attiva delle donne a nuovi progetti che diano opportunità̀ di crescita professionale.
  4. Percorsi e azioni di self-empowerment e leadership al femminile

Il Comune dovrà inoltre farsi parte attiva nel percorso di perseguimento delle politiche di “No gender gap” sull’intero tessuto economico e imprenditoriale locale, patrocinando iniziative e meccanismi di premialità in favore delle realtà̀ più̀ virtuose, anche d’intesa con le parti sociali. Tale percorso deve essere accompagnato da un monitoraggio costante, volto alla verifica del raggiungimento dell’obiettivo.  Un supporto utile sarà quello di introdurre la “certificazione di parità salariale”, finalizzata ad ottenere da un soggetto terzo il riconoscimento degli standard di parità di salario tra i sessi.

Centri per l’impiego a misura di donna

Insieme alla Regione potenzieremo la rete dei centri per l’impiego e di ogni servizio integrativo di supporto e orientamento all’inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro con particolare attenzione alla formazione per le nuove competenze digitali, finanziarie, tecnico-scientifiche delle donne.

La valorizzazione delle competenze delle donne

Quella di Roma sarà un’amministrazione che valorizzerà la componente femminile dei suoi dipendenti. Il nostro impegno è promuovere:

un’equa rappresentanza in tutte le nomine di competenza comunale con meccanismi di controllo su base annuale;

parità di genere nel conferimento degli incarichi esterni a professionisti;

iniziative per dare visibilità alle eccellenze femminili della città in ambiti come lo studio, l’imprenditoria, la tecnologia, la ricerca, la medicina, l’artigianato, l’associazionismo, il volontariato, etc.;

Il pieno supporto all’imprenditoria femminile

La questione dell’imprenditoria femminile sta tornando ad essere centrale: in tutto il mondo. Stati, Regioni, città si stanno impegnando per creare le migliori condizioni affinché le donne ‘facciano impresa’. Per questo il Comune – in coerenza con le azioni nazionali e regionali sul tema – avvierà, un programma dedicato, mettendo a disposizione forme di defiscalizzazione, eventualmente concentrare su specifici ambiti strategici come il turismo

La promozione delle discipline STEM

Ci impegneremo ad incoraggiare le ragazze ad intraprendere sempre più lo studio in discipline scientifiche e tecnologiche, più comunemente chiamate con l’acronimo STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Le discipline scientifiche vanno promosse a cominciare dalle scuole primarie, inaugurando a questo fine un rapporto specifico con le Università pubbliche e private, patrocinando iniziative co-progettate con istituzioni, enti, organizzazioni di categoria e realtà imprenditoriali di Roma.

La promozione della cultura della parità

Il Comune ha anche un ruolo di ‘trasformazione’ culturale nel tema femminile. Per questo promuoveremo protocolli d’intesa con le realtà locali maggiormente rappresentative (società con sede in Roma, enti, istituzioni, associazioni di categoria, associazioni sindacali etc.) per lo sviluppo e l’attuazione politiche di genere e sosterremo la creazione di una rete di diffusione della cultura paritaria nei luoghi di lavoro. Inoltre, il Comune, valorizzerà con iniziative premiali società, enti o istituzioni che si siano contraddistinte per la promozione di politiche di genere.

La promozione dei giusti tempi di vita e tempi di lavoro

Per la conciliazione dei tempi vita-lavoro è necessario investire sull’economia della cura, sui bisogni delle persone e delle diverse età della vita che ricadono in gran parte sulle famiglie e sul lavoro gratuito delle donne. Dunque per promuovere la libertà, l’autonomia delle donne e l’impegno per l’occupazione femminile è necessario riformare e rafforzare il sistema di welfare e investire nelle infrastrutture sociali.

Roma deve tornare ad avere una politica e un vero e proprio Piano dei tempi e degli orari. L’esperienza del Covid, inoltre, ci ha mostrato che la digitalizzazione e il lavoro da remoto possono offrire nuove opportunità di liberazione dei tempi, a condizione che la città risponda organizzando servizi adeguati. Sarà dunque necessario:

Il potenziamento, il sostegno e la creazione di una rete degli spazi di co-working in tutti i municipi con particolare attenzione alla loro vicinanza con le strutture educative e/o scolastiche;

La promozione di progetti sperimentali, di riorganizzazione dei servizi pubblici e privati convenzionati con l’obiettivo di garantire maggiore flessibilità oraria e favorire la fruizione degli stessi anche ai genitori lavoratori;

L’ampliamento del numero degli asili nido e scuole dell’infanzia;

Il sostegno ai badanti familiari (per lo più donne), con lo scopo duplice di disincentivare la fuoriuscita dal mercato del lavoro e di abbattere i rischi ad esso connessi di stress eccessivo;

Incentivi e premialità nell’ambito della partecipazione a bandi o avvisi di competenza comunale per le aziende virtuose che adottano modalità flessibili di lavoro;

Il pieno sostegno ai luoghi delle donne

Gli ‘spazi’ delle donne sono diffusi in tutta la città; sono luoghi preziosi di elaborazione culturale e politica oltre che presidi territoriali fondamentali. L’attuale amministrazione ha contrastato esperienze di emancipazione come quella della Casa internazionale delle donne o della Casa delle donne “Lucha y Siesta”. Noi cambieremo direzione, sostenendo e valorizzando queste esperienze come spazi politici, di elaborazione culturale, come presidi sociali fondamentali per lo sviluppo e la qualità di vita dei nostri quartieri. Per questo, il nostro obiettivo, è dare loro più forza e più protagonismo con alcune idee chiare:

Tutte le case delle donne saranno adeguatamente tutelate anche tramite una valutazione del valore economico delle attività messe a disposizione alla cittadinanza

Definiremo programmi di supporto economico per sostenere progetti e iniziative che promuovano la storia e la cultura delle donne e delle pari opportunità

Avvieremo un’azione di rinnovamento della toponomastica cittadina per dedicare e intitolare piazze, vie e giardini strategici alle madri costituenti, alle scienziate, alle studiose, alle donne che hanno fatto la storia della Capitale e del Paese.

Il supporto pieno alla rete dei consultori familiari e alle strutture per la salute delle donne

Politiche di contrasto alla violenza

Una città a misura di donne è una città libera dalla violenza. La prevenzione e il contrasto verso ogni forma di violenza contro le donne,  violenza domestica e violenza assistita, rappresenta per noi una priorità. Anche a Roma, a causa delle convivenze forzate imposte dal contenimento della pandemia, questo fenomeno già molto radicato e diffuso, ha conosciuto un ulteriore drammatico incremento: le le chiamate effettuate al numero 1522 – contro la violenza e lo stalking – sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, configurando una vera e propria “emergenza nell’emergenza”. Eppure, quanto viene alla luce è solo una piccola parte: le indagini stimano che solo il 10% delle donne coinvolte chiede aiuto. Le proporzioni e l’incidenza raggiunte da questo fenomeno chiedono risposte sistematiche e multiformi ad ogni livello. La violenza di genere, come ricorda la Convenzione d’Istanbul, è una lesione dei diritti umani e una grave forma di discriminazione: come le altri grandi città europee, anche Roma intende fare fino in fondo la propria parte per contrastarla, in discontinuità con la precedente amministrazione.

La prevenzione e il contrasto sono obiettivi raggiungibili solo lavorando in modo costante e rigoroso su più livelli: sul singolo caso, sulle istituzioni e sulla società. Occorre lavorare, come hanno mostrato le migliori pratiche, alla costruzione di una rete fondata sulla collaborazione e il coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti: gli attori istituzionali – Procure, tribunali, forze dell’ordine, servizi sanitari – e i Centri Antiviolenza, con l’obiettivo di dare, ad ogni livello, risposte sistematiche e tempestive. Solo un’azione sistematica, svolta da operatori formati, può garantire presa in carico, protezione e immissione in percorsi di uscita per le donne e i minori coinvolti. Spezzare la catena degli abusi non è solo un dovere verso le donne, le bambine e i bambini, ma un passo necessario per la città libera e inclusiva che vogliamo.

La creazione di almeno un centro antiviolenza in ogni municipio

I Centri Antiviolenza (CAV) sono presidi territoriali fondamentali. La loro attività di consulenza psicologica e legale, di sostegno, di formazione, di promozione, di sensibilizzazione e prevenzione, orientamento e accompagnamento al lavoro va rafforzata. E, insieme, quella delle Case Rifugio che offrono alle donne e ai minori che le accompagnano, spazi sicuri e percorsi di uscita dalla violenza ed empowerment.

Ad oggi, nel territorio di Roma Capitale, sono presenti solo dieci centri antiviolenza di competenza del comune di Roma – meno di uno a Municipio e solo due Case Rifugio. È una rete insufficiente per una città come Roma.

Il nostro obiettivo è di almeno un centro antiviolenza per ciascuno dei quindici Municipi di Roma Capitale e maggiore supporto alle associazioni del terzo settore impegnate nel sostegno alle donne che hanno subito violenza

La creazione di programmi di sostegno al reinserimento

Dare riparo alla violenza è un primo passo. Fondamentale dovrà essere anche il sostegno ai percorsi di fuoriuscita dalla violenza, di autonomia economica e abitativa delle donne che hanno subito violenza e/o che vivono una condizione di maggiore fragilità. Per questo il Comune metterà a disposizione diversi strumenti, tra cui:

Il sostegno all’attivazione di strumenti economici seguendo il modello del Microcredito di Libertà, nato a novembre 2020 che serve a sostenere un percorso di empowerment delle donne abusate attraverso l’autoimpiego e il lavoro. Si tratta di uno strumento inclusivo di assistenza e promozione, che punta sulla fiducia e sulla responsabilità e sull’acquisizione di nuove competenze.

La collaborazione con l’Agenzia per le politiche abitative, con l’obiettivo di agevolare i contratti di locazione delle donne nel periodo subito successivo a quello dell’accoglienza presso CAV/Casa rifugio; affitto di una abitazione autonoma dopo l’uscita dal centro antiviolenza.

Gli incentivi alle aziende che assumono donne prese in carico dalla rete dei centri anti-violenza e delle case rifugio.

La parità di genere nello sport

Così come per molti ambiti di attività, anche nello sport la partecipazione e l’equa valorizzazione delle competenze delle donne non è mai stata scontata. Le discriminazioni – di genere e non – non riguardano solo le grandi atlete, ma partono dal basso ossia dai livelli amatoriali e dilettantistici. Possono tradursi in minore offerta di corsi dedicati alle ragazze, ma anche minore propensione delle bambine a cimentarsi in alcune discipline, maggiore possibilità di subire interruzioni o molestie.

Lo sport invece è uno strumento pedagogico e di crescita fondamentale per lo sviluppo e il potenziamento di capacità e talenti. Per questo dobbiamo impegnarci a garantire un’equa partecipazione alla pratica sportiva.

Adozione e adesione alla Carta dei Diritti delle Donne nello Sport;

Supporto anche economico a progetti di valorizzazione della partecipazione femminile alle discipline sportive.

La città per i giovani

Roma oggi è una città che costringe le nuove generazioni alla fuga perdendo giorno dopo giorno cervelli, energie, forze su cui fare leva per il proprio sviluppo. A Roma tra il 2015 e il 2019 le ragazze e i ragazzi tra i 18 e i 30 anni sono diminuiti del 5% e i giovani fra i 31 e i 35 anni del 9,5%. Tra le cause disoccupazione, dispersione scolastica, caro affitti, difficoltà a muoversi.

Oggi, dopo il Covid, è il momento di aprire una prospettiva di speranza per le nuove generazioni puntando sul diritto alla conoscenza, sulla ricerca, sul lavoro tradizionale e su nuove tipologie di impiego, sulla casa, sui diritti e sull’innovazione.

Per farla tornare ad essere una città per giovani, bisogna offrire più opportunità, creare le condizioni per maggiori investimenti che portano con sé occasioni di crescita personale, maggiore e più facile accesso alla formazione, agli spazi per la cultura, alle infrastrutture necessarie per creare nuove imprese. Tutto questo programma è stato scritto avendo in mente il futuro di Roma, anche nei suoi aspetti più dinamici legati alle nuove generazioni.

Accanto a questo, è importante che la città di Roma si doti di un programma di Politiche Giovanili che diano la possibilità alle ragazze ai ragazzi di essere protagonisti dello sviluppo economico, sociale e culturale della città. Punteremo a sostenere la capacità di visione delle nuove generazioni, il loro impegno, fermento, idee, creatività ed impegno affinché i giovani siano una risorsa per la città per creare nuovi modelli di sviluppo.

In un’epoca di grandi cambiamenti i giovani possono e devono essere il motore per far ripartire Roma. Questa convinzione ci guiderà nei prossimi 5 anni.

Una vera politica per gli spazi

I giovani hanno necessità di spazi dove incontrare, incontrarsi, confrontarsi, produrre cultura e lavoro. La città di Roma ha 109 edifici pubblici dismessi e un’assenza cronica di centri di aggregazione giovanile. Avvieremo un programma strategico di rigenerazione urbana per riqualificare e riaprire almeno 15 spazi pubblici chiusi e lasciati all’abbandono, 1 per municipio. Gli immobili pubblici abbandonati torneranno a nuova vita, diventeranno presidi sociali, con progetti creativi e di innovazione culturale realizzati da imprese, associazioni e comitati under35. I giovani guideranno la riattivazione di questi spazi: co-working, sale di registrazione, centri culturali, dal centro alla periferia.

Piccoli spazi per grandi idee: spazio all’associazionismo e ai giovani imprenditori

Un altro pilastro è quello dei piccoli spazi di quartiere dove fare impresa, cultura, innovazione e volontariato. Mapperemo i piccoli spazi pubblici inutilizzati in giro per la città e li metteremo a disposizione di associazioni, organizzazioni giovanili, gruppi informali under 30, imprese, P. Iva, associazioni per proporre progetti di riutilizzo tramite specifici percorsi di coprogettazione attivati dalle istituzioni municipali. Questi spazi saranno “Case della creatività”: centri in cui i giovani possano dare espressione alle loro passioni ed esporne gli sviluppi. Che si tratti di spettacoli, eventi musicali, mostre, piccoli progetti d’avanguardia, le “Case della Creatività” saranno un’attrazione per giovani di altre città d’Italia e d’Europa, che devono vedere in Roma un laboratorio da cui attingere idee e dove portarne di nuove

Le biblioteche: luoghi che non chiuderanno mai

Roma ospita alcuni degli atenei più importanti di Europa con oltre 200.000 studentesse e studenti iscritti: servono spazi dove stare il pomeriggio e la notte per studiare, avere una rete wifi, socializzare, stare tra coetanei e creare coesione sociale. Avvieremo un’azione per mantenere aperte tutte le biblioteche comunali, dal centro alla periferia, h24 sette giorni su sette.

Le scuole: centri culturali oltre il suono della campanella

Spesso gli edifici scolastici restano chiusi il pomeriggio per mancanza di personale e di risorse economiche. Eppure, nella maggior parte dei casi, sono gli unici spazi culturali e multifunzionali presenti sul territorio. Per combattere la dispersione scolastica, ma anche per donare ai territori presidi sociali, vogliamo aprire le scuole ai quartieri. Per questo lavoreremo per sostenere l’apertura delle scuole oltre il suono della campanella. L’obiettivo, in 5 anni, è di aprire almeno altre 50 scuole al territorio coinvolgendo gli studenti e il Terzo Settore nella loro gestione.

Le piazze: i luoghi dell’incontro e OSP gratuito per gli eventi giovanili

L’offerta culturale deve essere distribuita: tutti i quartieri della città devono essere animati da manifestazioni culturali di livello, concerti ed eventi. Accanto alle grandi rassegne, che devono aumentare la loro qualità, vogliamo dare spazio alle energie dei giovani come risorse per ridisegnare le piazze come luoghi di comunità. Questo è l’obiettivo della misura “OSP Zero Under30”: i gruppi under30 che organizzeranno eventi culturali nelle Piazze della città senza pagare l’occupazione di suolo pubblico.

I quartieri: luoghi per lo sport per tutti

Roma è la penultima città in Italia per aree sportive all’aperto dedicate alle ragazze e ai ragazzi: la città non offre neanche 1mq per ogni giovane che ha tra i 18 e i 35 anni d’età. Bisogna favorire la pratica sportiva diffusa per costruire una città più sana, aperta ed integrata. Per questo, avvieremo un programma straordinario per realizzare nuovi playground sportivi in tutti i municipi: campi di basket, pallavolo, skatepark.

Una vera politica per l’autonomia

Solo due under35 su 10 sono indipendenti dalla famiglia. Tra le cause principali c’è il mercato immobiliare della Capitale e i suoi prezzi proibitivi. Nell’ambito della nuova Agenzia per l’abitare e del diritto alla casa per tutti avremo forme di sostegno rafforzate per gli under 35 sia per gli affitti che per l’accesso ai mutui.

Una vera politica per vivere la città

Il sindaco della notte

Il “Sindaco della Notte” sarà un delegato del Sindaco che si occuperà in maniera stabile e continuativa delle questioni che riguardano la notte, diventando il punto di riferimento della città. È un modello operativo già adottato con successo a Amsterdam, Londra, Zurigo, Berlino, Parigi, New York, per coordinare le istituzioni necessarie, riqualificare gli spazi urbani e regolare i flussi, risolvere i disagi che oggi interessano alcuni quartieri di Roma, e valorizzare le opportunità della “economia della notte”.

L’obiettivo è quello di costruire un’alleanza tra i residenti e i loro comitati, le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di categoria, favorendo una gestione condivisa degli spazi urbani. Le ore notturne vanno gestite in modo trasversale, occupandosi di sicurezza, mobilità, pulizia, cultura, economia, e necessitano, dunque, di un coordinamento speciale. Solo così sarà possibile risolvere la questione della movida notturna che tanti cittadini vivono oggi come un problema, ma che, se ben gestita, è una occasione di crescita e socialità per la città.

La cultura, per tutti.

Roma ospita l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica e molti dei più importanti centri di formazione teatrale e cinematografica. Occorre far sì che i tanti ragazze e ragazzi che vi si formano possano mettere le capacità acquisite a disposizione della città, che può tornare ad essere un vero hub di sperimentazione artistica. Per questo, serve indirizzare i teatri pubblici o che godano del sostegno del Comune verso la valorizzazione dei giovani impegnati nel mondo dello spettacolo.

Per democratizzare l’accesso delle ragazze e ragazzi al mondo della cultura, dello sport e dell’intrattenimento il Comune di Roma, tramite le sue fondazioni e società partecipate che operano nel campo della cultura, aderirà alla LAZIO YOUth CARD, l’App della Regione Lazio, utilizzata oggi da più di 100.000 giovani, e offrirà biglietti gratuiti per concerti, spettacoli, proiezioni, eventi sportivi e culturali, musei.

Torna il turismo giovanile: una nuova rete di Ostelli pubblici della Gioventù

L’Ostello del Foro Italico rappresentava con i suoi 334 posti e le sue 100.000 presenze l’anno, oltre il 75% straniere, uno strumento per incentivare e attrarre flussi turistici giovanili nella Capitale. Dopo la pandemia ed anche in vista del prossimo Giubileo, rilanceremo il turismo giovanile tramite l’apertura di nuovi Ostelli rigenerando immobili pubblici abbandonati e affidandone la gestione a gruppi under 35. Così aiuteremo Roma a tornare ad essere un luogo sempre più attrattivo per le ragazze e i ragazzi di tutto il mondo e contemporaneamente sosterremo azioni di partecipazione sociale e lavorativa dei giovani, coinvolgendoli nella definizione e nell’animazione dell’offerta turistica, e rendendoli attori primari della valorizzazione della città. Il primo luogo da rivalorizzare e trasformare in Ostello? Il Casale della Cervelletta.

Muoversi senza limiti: abbonamenti Atac scontati

Vanno aumentati i servizi di trasporto per i nostri ragazzi e deve essere reintrodotta per i giovani la tariffa agevolata mensile abolita nel 2012. Inoltre, considerato l’alto numero di studenti pendolari, studieremo forme di agevolazione anche per le decine di migliaia di studenti residenti in altre città e regioni che studiano a Roma. Studieremo anche iniziative speciali per la mobilità sostenibile, come la best- practice regionale “Lazio in Tour”.

Muoversi senza limiti: Metro h24 nei week-end

Roma non ha mai avuto un servizio di metropolitana notturna e così la libertà di muoversi e di vivere la città si riduce drasticamente. Lavoreremo per aumentare gli orari di apertura della metropolitana nei giorni feriali e per renderla attiva h24 nei weekend. Ci allineeremo ad altre grandi città come Londra, New York, Stoccolma, Copenaghen e Berlino. Allungare l’orario della metropolitana nei weekend avrà anche un impatto positivo sull’economia della città.

Muoversi in sicurezza

In troppi quartieri, rientrare tardi a casa la sera è fonte di preoccupazione per le giovani romane che hanno diritto a vivere in serenità ogni zona della città. Uno dei provvedimenti utili a questo scopo è prevedere un’ulteriore riduzione del costo per l’utilizzo del car e bike sharing per le giovani donne tra le 23 e le 6.

Una vera politica per la partecipazione

I giovani, una risorsa: ragazze e ragazzi per cambiare la città

A Roma c’è un fermento giovanile immenso che vuole partecipare alla ricostruzione della città. Migliaia di ragazze e ragazzi ogni giorno tirano fuori le idee migliori per aiutare i loro quartieri a risolvere i problemi o cogliere nuove opportunità. Il Comune sarà al fianco di questa generazione. Realizzeremo un programma straordinario che selezioni i migliori progetti delle nuove generazioni per la rinascita di Roma, e li sostenga con contributi e servizi di accompagnamento.

Un’amministrazione ‘per’ giovani: ragazze e ragazzi al tavolo delle decisioni

Sulla scia della legge regionale 20/2007 e delle esperienze municipali di questi ultimi anni, istituiremo il Consiglio dei Giovani di Roma Capitale e inviteremo tutti i Municipi a fare altrettanto: costruire luoghi di partecipazione dove far emergere il protagonismo civico e portare i giovani al tavolo delle decisioni. Il Consiglio dei Giovani del Comune e dei Municipi come strumenti ordinari della politica attiva, coinvolti nel governo cittadino.

Open Innovation: sostenere le start-up cambiando il Comune

Nello spirito dell’Open Innovation chiameremo a raccolta, anche tramite le procedure di “Innovation procurement”, le start-up per aiutarci ad adottare nuovi metodi, soluzioni ed innovazioni nelle strutture organizzative, nei servizi, nelle politiche e nel modo in cui il Comune interagisce con l’esterno. Il Comune migliorerà i suoi servizi e le start-up avranno la possibilità di testare e scalare i propri prodotti.

Informagiovani cambia volto: si apre alla città

Informagiovani è uno dei pochi servizi che il Comune mette a disposizione dei Giovani. Il servizio va ripensato come uno spazio veramente aperto dove far conoscere agli under 30 tutto ciò che la città offrirà ai giovani ma anche come un luogo dove proporre i propri progetti ed essere accompagnati nel proprio percorso di vita e nella propria quotidianità.

Roma europea: la città che rinasce con il piano nazionale di ripresa e resilienza

L’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a Roma è la missione-guida dei prossimi cinque anni. Il PNRR è la grande occasione per rilanciare la centralità della Capitale nel sistema-paese e per farla essere motore della ripresa italiana. La stessa capacità del PNRR di imporre una trasformazione all’Italia si misurerà sulla incidenza che esso avrà sulla Capitale.

Per questo è necessario un protagonismo di Roma che sia in piena sintonia con le strategie di rilancio del Paese. Le due dimensioni del PNRR – quella della innovazione nel funzionamento della macchina amministrativa e quella degli investimenti pubblici nei diversi settori – sono entrambe cruciali, e fortemente complementari.

Per coordinare le riforme necessarie e gli investimenti nei diversi settori, e per fare arrivare a Roma la quota massima possibile tra le varie misure del piano destinate agli enti locali, al fine massimizzarne l’impatto per domani e per le generazioni future, verrà istituito un Ufficio Speciale alle dirette dipendenze del sindaco che avrà il compito di coordinare l’azione progettuale della Amministrazione e di coordinare i diversi soggetti e le istituzioni necessarie per l’attuazione degli interventi sia nella fase di start up sia in quella operativa, condividendo obiettivi, finalità e risultati. L’Ufficio Speciale si occuperà anche di istruire i passaggi di deliberazione di Giunta e di Consiglio e faciliterà il confronto inter istituzionale tra tutti gli attori del Piano.

Doteremo inoltre il Comune di una struttura tecnica dedicata per garantire la rapidità degli interventi e la coerenza con le opere necessarie alle altre scadenze che aspettano Roma a partire dal Giubileo del 2025. Questa struttura avrà anche il compito di incrementare gli investimenti privati, costruendo partnership pubblico-private (PPP) quando possibile per valorizzare al massimo le risorse disponibili nell’interesse di Roma.

Il piano

Il piano finanziario Next Generation EU approvato nel luglio del 2020 dal Consiglio Europeo ha affermato il principio che l’unità dell’Europa, la solidarietà tra i paesi e tra le persone del continente, è la condizione di una nuova stagione di prosperità. Per questa ragione il piano dota gli Stati membri delle risorse necessarie ad una rapida ripresa economica dopo la pandemia. Esso prevede una spesa per l’Italia di 191,5 miliardi di euro (a cui si aggiungono oltre 30,6 miliardi del Fondo complementare varato dall’Italia) ed il contributo a questo risultato è stato forse il principale successo di Roberto Gualtieri come Ministro dell’Economia.

Ora è arrivato il momento di tradurre questi numeri in fatti, di fare in modo che queste risorse vengano spese bene.

L’obiettivo è creare le condizioni per una crescita sostenuta di lungo termine tramite riforme strutturali e investimenti pubblici che contribuiscano in modo efficace a sostenere la transizione verde e digitale, la coesione sociale, economica e territoriale. Per l’Italia è anche l’occasione per superare dei ritardi storici che riguardano le politiche rivolte ai giovani, alle donne e al Sud.

Roma dovrà fare la sua parte. Da un lato sarà necessario e finalmente possibile modernizzare la macchina capitolina, semplificando le normative, introducendo una profonda riconversione digitale, immettendo competenze e capacità nuove nell’amministrazione e valorizzando quelle esistenti. Dall’altro gli investimenti previsti potranno cambiare il volto della Roma che siamo abituati a conoscere negli ultimi anni del declino.

L’obiettivo è quello da un lato di superare il degrado che affligge la città, di ridurre le disuguaglianze tra i cittadini e tra i territori, pianificando una rete di servizi in grado di offrire a tutti i romani le medesime opportunità e il necessario sostegno a chi è più vulnerabile; dall’altro rafforzare il suo sistema produttivo promuovendo la competitività e la capacità attrattiva di capitale umano e finanziario.

Il progetto di digitalizzazione del Paese, in particolare, costituirà per Roma uno strumento prezioso e incisivo per raggiungere e mantenere uno standard finalmente moderno nel governo della città.

Le risorse per Roma

Il PNRR ha sei missioni, ovvero diversi capitoli tematici di investimento pubblico. Roma potrà dunque contare su risorse ad amplissimo spettro per:

  1. digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
  2. rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. infrastrutture per una mobilità sostenibile
  4. istruzione e ricerca
  5. inclusione e coesione
  6. salute

Queste Missioni sono poi dettagliate in componenti e misure specifiche, ossia in specifiche azioni di investimento.

Il ruolo del Comune è fondamentale. Sarà la sua capacità politica e progettuale a determinare la quantità delle risorse che effettivamente saranno spese a Roma.

Infatti, le risorse a disposizione si dividono in tre categorie. La prima, sono risorse già destinate dal piano Nazionale alla realtà specifica di Roma. La seconda, sono risorse per le città Metropolitane, a cui anche Roma potrà concorrere con le altre città Metropolitane. La terza, comprende risorse per le quali Roma parteciperà sulla base di progetti e bandi a cui potranno partecipare anche gli altri enti territoriali d’Italia.

I progetti e i temi

Due misure specifiche di investimenti per la Capitale sono quelle dedicate a Cinecittà e l’insieme di misure chiamate “Caput Mundi”. Nonostante queste risorse siano già vincolate per Roma, esse hanno bisogno di misure di accompagnamento, nuovi piani urbanistici e della mobilità, e semplificazioni necessarie al fine di massimizzarne l’impatto.

Il progetto Cinecittà, del valore di circa 300 milioni di euro, prevede due linee di intervento: il recupero del polo per la produzione cinematografica e televisiva per rilanciare la produzione cinematografica in Italia e per aumentare la sua attrattiva per le produzioni cinematografiche e televisive europee e internazionali e un supporto agli operatori dell’industria culturale e creativa.

Il progetto “Caput Mundi” impegna risorse per 500 milioni di Euro per sviluppare un modello di turismo sostenibile anche in vista del Giubileo del 2025. Le risorse stanziate saranno destinate a:

Rigenerare e restaurare il patrimonio cultuale e urbano e dei complessi ad alto valore storico e architettonico;

Mettere in sicurezza antisismica e restaurare luoghi pubblici ed edifici di interesse storico lungo i cammini giubilari della Città;

Riqualificare le aree periferiche della Città e i siti tematici (aree archeologiche, palazzi) situati nelle ampie zone periferiche al di fuori di Roma;

Rinnovare e restaurare parchi, giardini storici, fontane e ville;

Digitalizzare i servizi culturali;

Incrementare l’offerta culturale nelle periferie per promuovere l’inclusione sociale (ad esempio attraverso la rimozione delle barriere architettoniche, sensoriali, culturali e cognitive d’accesso ai luoghi di cultura, supporto a famiglie e soggetti fragili).

Oltre a queste misure, importanti risorse che interessano Roma riguardano la viabilità del centro del Paese, con il nuovo asse ferroviario ad alta velocità Roma-Pescara.

Inclusione sociale nelle Città Metropolitane

Nella Missione Inclusione e Coesione sono inoltre previsti, per le Città Metropolitane, quasi 2,5 miliardi di euro per il finanziamento di Piani Urbani Integrati.

Per poter accedere a questi fondi Roma dovrà predisporre, anche in coprogettazione con il terzo settore, programmi urbani partecipati di rigenerazione, finalizzati alla riqualificazione di ampie aree degradate, alla rivitalizzazione economica, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi alla persona e al miglioramento dell’accessibilità e dell’intermodalità delle infrastrutture.

Roma, con questo intervento, potrà attivare sinergie di pianificazione con comuni limitrofi con l’obiettivo di ricucire tessuto urbano ed extra-urbano, colmando deficit di strutture, di servizi e di mobilità.

Roma e le Missioni del PNRR

In aggiunta a queste risorse, Roma dovrà presentare progetti per poter accedere alle altre risorse che il PNRR destina alle diverse Missioni. Circa 87 miliardi complessivi, saranno dunque ripartiti agli enti locali su specifiche linee di intervento, e progetti dettagliati. Nel resto di questo programma, le linee di intervento saranno identificate capitolo per capitolo, inserendole nella nostra visione di città. Qui ne richiamiamo gli obiettivi d’insieme.

Promuovere la transizione ecologica: investimenti per l’efficienza energetica, per la valorizzazione e la tutela del verde urbano, dei giardini, dei parchi e delle ville storiche, la realizzazione di percorsi attrezzati per lo sport e il tempo libero nonché il recupero e l’ammodernamento dell’impiantistica sportiva a partire da quella di prossimità nelle zone più periferiche

Investire sulla scuola: potenziare la rete di asili nido e i servizi alla prima infanzia; ammodernamento tecnologico, efficientamento energetico e strutturale degli edifici scolastici di ogni ordine e grado, potenziamento dei sistemi formativi, dell’orientamento e del reinserimento nel mondo del lavoro

Dotare Roma di nuove strutture sanitarie di prossimità; nuove infrastrutture sociali per il sostegno ai più fragili: anziani, persone con disabilità, minori famiglie in difficoltà. Realizzeremo vere e proprie “stazioni di posta” dedicata alla prima accoglienza dei senza dimora con percorsi personalizzati per il reinserimento sociale.

Potenziare la mobilità pubblica e la mobilità dolce, attraverso i finanziamenti previsti nella Missione 2, in particolare per il rinnovo dei mezzi pubblici di trasporto e per la realizzazione di un sistema di ciclovie.

Promuovere attivamente la rigenerazione urbana per tornare a dare decoro a situazioni di degrado sociale e ambientale; piani urbani integrati; programmi di qualità dell’abitare con recupero, efficientamento e realizzazione di unità abitative di edilizia popolare.

Promuovere la digitalizzazione della pubblica amministrazione: dalle infrastrutture digitali alle competenze digitali diffuse.

Attuare questo profondo cambiamento nella città non è possibile senza il protagonismo, assieme alle istituzioni, delle energie presenti nella società civile, nell’associazionismo e nei mondi produttivi.

Roma in questi anni si è arricchita di esperienze di straordinario di civismo: una reazione positiva all’immobilismo della giunta Capitolina. Tale ricchezza va posta a sistema attraverso forme organizzate di ascolto e di partecipazione attiva ai processi decisionali della città in armonia con le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Il rispetto delle condizioni qualitative e temporali del PNRR impongono un rafforzamento strutturale della capacità amministrativa di Roma e dei suoi Municipi nonché una azione integrata di progettazione tra le diverse misure previste, e la capacità di includere gli attori privati attraverso PPP (partnership pubblico-private) per mobilitare risorse ulteriori e massimizzare l’effetto volano sulla crescita e sull’occupazione degli investimenti pubblici.

2.La qualità dei servizi a Roma. La città che funziona in modo semplice.

Le infrastrutture e i servizi pubblici di Roma – dai trasporti ai rifiuti, dalla manutenzione urbana all’ energia, l’acqua, il digitale – sono i fattori chiave per il miglioramento dell’ambiente urbano, per la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini. Per questo, vanno tutti riportati a un livello di qualità e efficienza, che oggi appare lontano. Questo è l’impegno da assumersi per la città di Roma, da declinare puntualmente capitolo per capitolo.

Non è in questione solo la coesione della nostra città, passa da qui anche un pezzo essenziale della sua capacità di crescere. I servizi pubblici modernizzati e combinati con l’innovazione tecnologica, contribuiscono allo sviluppo urbano, al mutamento delle forme di produzione e lavoro, alla sostenibilità ambientale, all’economia circolare, alla resilienza ai cambiamenti climatici. Una Roma con servizi pubblici di qualità è quindi essenziale sia per la vita quotidiana delle romane e dei romani, sia per le prospettive di lavoro, crescita, inclusione della città.

Per cambiare però non bastano piccoli aggiustamenti. Serve un nuovo paradigma, che ripensi la governance tradizionale delle reti e degli ecosistemi, cambi il modo di guardare ai servizi pubblici di Roma. Solo questo nuovo approccio, combinato agli investimenti straordinari previsti dal PNRR, può trasformare definitivamente la città, facendola funzionare per tutti.

Un nuovo paradigma

Primo: i servizi pubblici non sono un semplice costo da ridurre per la cittadinanza e le casse comunali. Al contrario, sono un investimento sociale, risorsa e opportunità da valorizzare: un generatore di benefici collettivi e diffusi, di valore economico e sociale, da finanziare con una combinazione di risorse pubbliche e di tariffe per gli utenti. I bilanci del Comune e delle società partecipate non sono un problema autonomo rispetto alle scelte politiche: i costi e benefici ricadono su tutti i cittadini, ed è in questa ottica e su questa scala che va trovata una soluzione strutturale. In particolare, le società che gestiscono in house i servizi pubblici romani vanno valutate secondo il benessere che portano alla collettività e al territorio. Perché questo sia possibile è necessario innanzitutto ripristinare la efficienza della gestione, in termini di risorse finanziarie, di capacità di progettare, di dotazione di amministratori e manager che rispondano degli standard e della qualità generata per cittadini e utenti. Bisogna ripristinare una giusta proporzione tra le tariffe e le tasse richieste ai cittadini e il livello del servizio. In questa logica, i servizi per l’infanzia e le scuole vanno a pieno titolo considerati parte della città che funziona e accompagna

Secondo: la regolazione dei servizi pubblici non è una questione solo tecnica, richiede anche una decisa azione amministrativa imperniata su chiare scelte politiche orientate a semplificare e facilitare la vita delle persone, colmando i divari territoriali e perseguendo obiettivi di giustizia sociale e equità tra i cittadini. Alle aziende pubbliche romane vanno affidate missioni strategiche di lungo periodo. Affrontando in via prioritaria la questione delle differenze territoriali nell’offerta dei servizi, determinati da investimenti decrescenti negli ultimi anni. Negli ultimi decenni, circa 700 mila romani – in gran parte giovani famiglie con figli – si sono trasferiti nei quartieri intorno al Grande Raccordo Anulare, la cosiddetta periferia anulare: un territorio cittadino a bassa densità abitativa, inadatto perciò al trasporto pubblico e troppo spesso carente di servizi. Questo fa sì che le difficoltà socioeconomiche si sommino a quelle territoriali. In mancanza di politiche della casa, le giovani coppie, le famiglie numerose, i precari, si spostano nelle nuove periferie, subendo una ulteriore limitata accessibilità ai servizi pubblici. Il secondo punto è curare la gestione di questi attori: dando stabilità e certezza al management, rafforzando la capitalizzazione, sostenendo la capacità di acquisire e promuovere innovazione.

Terzo: la sostenibilità ambientale non è un vincolo da subire ma un volano per accelerare l’innovazione a vantaggio dei cittadini, tenendo insieme giustizia sociale e giustizia ambientale. Roma deve dare finalmente concretezza alla rigenerazione urbana che, fino a oggi, abbiamo visto solo nelle denominazioni degli assessorati e che invece è la chiave per ripensare la città secondo criteri ambientali e sociali, attraverso lo stop al consumo di suolo, la riduzione dei consumi energetici e idrici, il ripensamento del ciclo dei rifiuti, lo sviluppo dell’economia circolare, la riqualificazione e l’adattamento degli spazi pubblici ai cambiamenti climatici. La sostenibilità migliora l’ambiente, inteso come inquinamento atmosferico e acustico, emissioni di gas serra, degrado delle aree urbane, consumo di territorio e di energia, e riduce i rischi per gli abitanti di avere problemi di salute o di subire incidenti stradali. Ma ha effetti positivi anche sull’economia del territorio e sulle opportunità di lavoro e sulla qualità della vita in città. La riconversione ecologica delle costruzioni, degli spostamenti, dei consumi e del ciclo dei rifiuti fa crescere l’occupazione e generare convenienze private nell’investire in una nuova economia del recupero urbano. Allo stesso tempo aziende pubbliche moderne e innovative possono promuovere nuove filiere produttive nel risparmio energetico e nella mobilità sostenibile, per una politica a larga scala di green economy.

Il nostro metodo

Sono obiettivi che hanno bisogno di una governance forte ed intelligente. È necessario un coordinamento stretto della governance, soprattutto per la mobilità, l’igiene urbana e il servizio idrico, definendo ambiti ottimali di servizio che permettano un’efficace gestione evitando miopie locali. Va rafforzato il coordinamento tra i principali ambiti delle politiche territoriali, ossia urbanistica, ambiente, mobilità, lavori pubblici e sviluppo economico, che devono essere coerenti tra loro per ottenere un impatto positivo e percepibile sulla vita dei romani. Va adeguato il governo del funzionamento della città ad esigenze di pianificazione, regolazione e integrazione che debbono sempre più avvenire su scala almeno metropolitana.

E’ necessario determinare una visione unitaria della Città metropolitana che superi la separazione: dentro/fuori il territorio della Capitale e il dentro/fuori al GRA. Gran parte dei problemi dell’area vasta trovano soluzione solo se affrontati in modo coordinato: l’alleggerimento del traffico cittadino dipende anche dalla capacità di integrare un efficace sistema di mobilità pubblica da, e destinato a, i vari comuni della Città Metropolitana; la competitività del sistema produttivo si ottiene integrando e valorizzando le eccellenze della Città Metropolitana ei sistemi di logistica e infrastrutture relativi. La sostenibilità ambientale e sociale non conosce i confini amministrativi dei comuni ma necessità di una visione integrata che valorizzi i punti di forza e rimuova quelli di debolezza.

Riforma della governance: La città della semplificazione, dell’efficienza e della partecipazione

Una “consiliatura costituente” per la Capitale

La crisi di Roma è costituita principalmente dalla paralisi della macchina burocratico-amministrativa del Campidoglio dovuta ai limiti della amministrazione attuale e alla sua incapacità di direzione del Comune. Oggi Roma Capitale offre ai cittadini e alle imprese gravitanti su Roma servizi lenti ed inadeguati. Ad esempio, basti ricordare che sono necessari mesi per ottenere la carta d’identità. A tacere di altre pratiche burocratiche tardive e spesso complesse. Infatti: le procedure di autorizzazione sono lente e complicate. Non si è infatti, proceduto ad una rilettura semplificatrice dei procedimenti del Comune che possa giovarsi anche delle opportunità offerte dal digitale. Inoltre, l’inefficienza delle aziende partecipate è resa ancor più evidente dalla incapacità del Comune di esercitare correttamente l’indirizzo e il controllo che gli competono.

Serve una migliore capacità di governo politico dei processi amministrativi che richiede anzitutto un rafforzamento del dialogo e della leale collaborazione tra politica e amministrazione. Allo stesso modo, occorre anche una profonda ed immediata riforma della macchina amministrativa ogni proposta di innovazione resterebbe inevitabilmente priva di effetti pratici. Di conseguenza, senza una reingegnerizzazione, rilettura e riscrittura complessiva dei processi e dei procedimenti amministrativi e una rilevante semplificazione della burocrazia capitolina, l’attuazione del PNRR e le rilevanti risorse a disposizione di Roma non sarebbero in grado dare impulso alla ripresa, ma resterebbero solo una grande occasione mancata. Per questa ragione la riforma dell’organizzazione del governo di Roma costituisce la principale priorità che caratterizzerà in maniera decisa i primi 100 giorni della amministrazione Gualtieri.

L’elemento centrale del governo dovrà essere costituito da un nuovo ed innovativo modello di riparto di funzioni e risorse tra strutture “centrali” (dipartimenti) e quelle dei quindici Municipi che dividono il territorio romano, così come da un’articolazione sul territorio di tutti i fornitori dei servizi pubblici (ACEA, AMA, ATAC, ecc).

In questa direzione daremo vita a una “consiliatura costituente” finalizzata ad adottare tutte le riforme necessarie a migliorare l’amministrazione della città Capitale, chiamando a concorrere alle più rilevanti decisioni tutte le forze sociali operanti nella città. Un’Amministrazione “migliore”, quindi più trasparente, più digitalizzata, più veloce, più democratica andrà a beneficio di tutti i cittadini, e principalmente dei romani più deboli; così come il maggior coefficiente di innovazione andrà a beneficio di chi ha maggiori difficoltà ad ottenere i beni ed i servizi di cui necessita.

Governance istituzionale

Stato dell’arte

L’attuale esistenza di una complessa ripartizione di competenze per materia (tra i dipartimenti) e su base territoriale (con i municipi), in un quadro normativo multilivello (norme europee, statali e regionali) non sempre facile da interpretare e applicare.

Il blocco del turn over, di tutta l’amministrazione italiana, cui non sfugge Roma Capitale, ha prodotto un aumento rilevante dell’età media dei dipendenti (al 2019 oltre 52 anni).

La percezione della scarsa efficienza dell’Amministrazione capitolina ha prodotto effetti negativi sulla fiducia dei cittadini con preoccupanti ricadute sulle attività economiche e sulla capacità di Roma di attirare nuovi investimenti.

Proposte

Per prima cosa, deve essere riordinata e ampiamente modificata la ripartizione delle competenze tra i vari livelli (Roma Capitale, Città metropolitana, Regione, Stato), agendo anche attraverso la richiesta di modifiche legislative di cui il Sindaco di Roma si farà sostenitore al fine di rafforzare la governance di Roma Capitale, con una riforma che le riconosca una specialità di prerogative, anche di carattere legislativo.

Per l’Amministrazione capitolina il piano organizzativo anche tecnologico e quello formativo costituiranno le due leve parallele di azione, per mettere il personale nelle condizioni ottimali di rendere i servizi attesi dai cittadini e dalle imprese. Il primo impegno sarà adottare un nuovo quadro regolatorio comunale sia per la struttura e la pianta organica (centrale e periferica), che per le competenze di dipartimenti, uffici e Municipi, evitando duplicazioni ed assegnando una maggiore efficienza ai processi decisionali. Per far questo, sarà necessario ripensare ampiamente l’articolazione dei dipartimenti per renderli funzionali all’attuazione delle linee di indirizzo politico del Sindaco.

Sarà necessario rafforzare e valorizzare la scuola di formazione del Comune necessaria, tra le altre cose, a istruire i dipendenti sulle procedure necessarie alla ricerca dei fondi europei. Verranno inoltre date esplicite deleghe ad un assessore per monitorare l’attuazione del programma del Sindaco che, come è noto, costituisce la prima delibera del Consiglio neo-eletto.

Sarà necessario, inoltre, adeguare le competenze dei Municipi, senza la necessità di modifiche normative statali, ma operando sul potere regolamentare proprio del Comune. Va, dunque, potenziata l’autonomia delle singole municipalità sia sotto il profilo della spesa che dal punto di vista del controllo delle opere pubbliche interne ad esse. Si deve accordare maggiore fiducia agli organismi eletti nelle singole municipalità, potenziando allo stesso tempo anche il coordinamento tra di esse.

Alla luce di quanto sopra, occorre legare autonomia e responsabilità, assegnando ai Municipi la competenza tendenzialmente esclusiva per i servizi di rilevanza locale individuati nello Statuto di Roma Capitale e prestati sul singolo territorio. Ciò avverrà sulla base di standard qualitativi e quantitativi definiti dal Comune, a fronte di una quantità di risorse umane, strumentali e finanziarie in grado di coprire il fabbisogno, per garantire a tutti i cittadini uguale accesso ai servizi. Spetterà, dunque, ai Municipi la gestione dei servizi di prossimità, a partire da quelli educativi, culturali, sociali, sportivi e ricreativi, la manutenzione delle aree verdi pubbliche al di sotto dei 20.000 mq a eccezione di quelle storiche,la pulizia delle strade, gli sportelli per cittadini e commercianti. L’espansione dei compiti dei Municipi porterà ad assegnare ad essi un ruolo più incisivo nell’approvazione del bilancio, nella definizione e nel controllo dei contratti di servizio con le società partecipate (in particolare per mobilità e rifiuti).

Il percorso di riforma avviato dal Parlamento richiede che Roma Capitale svolga un ruolo di impulso per ottenere il riconoscimento di prerogative speciali, anche di carattere legislativo diversamente da ciò che è avvenuto negli ultimi anni. Entro tre mesi dall’insediamento del Sindaco verrà preparato un “patto per Roma” da sottoporre a Stato centrale ed alla Regione Lazio finalizzato a definire i poteri di Roma, nel il suo ruolo di Capitale.  In questo quadro, di intesa con la regione Lazio, verrà disposto il conferimento a Roma capitale di alcune funzioni e compiti amministrativi, a partire dagli ambiti individuati dalla proposta di legge regionale 317/2016 (sviluppo economico e attività produttive, urbanistica e governo del territorio, trasporto pubblico locale, turismo, ambiente, beni, servizi e attività culturali), garantendone la piena attuazione.

Andrà inoltre valorizzato il ruolo del Sindaco di Roma quale vertice metropolitano, per coordinare con efficacia rispetto a quella attuale le politiche della Città metropolitana, della quale Roma costituisce non solo il centro geografico, ma il fulcro demografico ed economico. Molti servizi dovranno essere ripensati nell’ottica di un’area più vasta di quella comunale, partendo da una logica di ottimizzazione per ambiti territoriali come previsto dalla legge n. 56 del 2014 (c.d. Legge Delrio) che, fino ad ora, ha trovato scarsa applicazione. Per questo daremo alla Città metropolitana un indirizzo politico forte cogliendo tutte le potenzialità presenti a partire dall’autonomia statutaria ad essa riservata. Va ripreso e portato a compimento il progetto previsto nell’attuale Statuto: sarà redatto e reso operativo il Piano Strategico come strumento di indirizzo delle politiche degli enti del territorio; deve essere rafforzato il ruolo della Conferenza dei Sindaci quale sede di riequilibrio tra i vari territori e dove far crescere il protagonismo dei Municipi di Roma Capitale.

Parallelamente alla riorganizzazione amministrativa, verrà attuato, come ricordato in precedenza, un profondo processo di semplificazione delle procedure, anche attraverso la realizzazione di “regolamenti unici”, da affidare a gruppi di studio composti da dipendenti dell’amministrazione ed esperti esterni, con i quali determinare regole più semplici per l’adozione dei provvedimenti di maggiore interesse per i cittadini e per le imprese. Ad esempio, gli adempimenti burocratici degli individui in determinate circostanze (acquisto di una casa o trasferimento), le autorizzazioni per l’avvio dell’attività d’impresa, l’accesso alle prestazioni sociali, la realizzazione di iniziative e la gestione di beni da parte di realtà associative o con finalità sociali, in particolare quelle del terzo settore.

I “regolamenti unici” saranno ampiamente pubblicizzati, facilmente consultabili e posti al centro sia della formazione del personale, che del processo di valutazione,monitorando periodicamente l’impatto della regolamentazione sulla comunità cittadina.

Maggiore trasparenza e tracciabilità saranno raggiunte con l’ampliamento della digitalizzazione, che non deve essere la semplice trasposizione sui canali informatici dei procedimenti cartacei, ma dovrà costituire, anche accedendo alle risorse del PNRR, lo spunto per la completa rilettura e riscrittura delle procedure. Sempre in ottica di trasparenza e partecipazione, verranno introdotti strumenti con cui raccogliere feedback sui servizi resi, per apportare gli adeguati correttivi organizzativi e procedurali. Verranno, inoltre, pubblicati indicatori di qualità facilmente comprensibili (ad esempio, la durata dei diversi procedimenti) al fine di consentire ai cittadini un collaborativo controllo sulle attività svolte.

Governance societaria

Stato dell’arte

Grande rilevanza delle società partecipate da Roma Capitale sul piano dei servizi svolti e delle risorse (umane e finanziarie) impiegate;

ampia diversità tra società erogatrici di servizi pubblici (ATAC, AMA e ACEA) e strumentali, come anche tra società controllate al 100% e quelle solo con una partecipazione diretta o indiretta;

negli ultimi anni è rimasta poco chiara la definizione, nei contratti di servizio, dei loro compiti, della distinzione tra la funzione di indirizzo e quella regolatoria, del rispetto di standard di qualità, trasparenza e accountability;

carente esercizio da parte dell’Amministrazione capitolina del “controllo analogo” sulle società controllate, rendendole spesso “autogestite” e prive di obiettivi strategici, in alcuni casi con l’improprio finanziamento delle perdite attraverso l’attribuzione di nuovi compiti e funzioni, senza la razionalizzazione del patrimonio societario come previsto dalla normativa vigente (TUSP);

grave sottodimensionamento del dipartimento partecipate di Roma Capitale che oggi non è in grado di esercitare né alcun controllo effettivo sulla galassia di società partecipate, né alcun potere di indirizzo in ordine alle attività da svolgere e agli obiettivi da perseguire.

Proposte

Per un effettivo riordino delle partecipazioni di Roma Capitale distingueremo tra i servizi pubblici essenziali, destinati al diretto soddisfacimento di bisogni dei cittadini, per i quali è opportuna la forma societaria di diritto privato, sebbene sotto il controllo pubblico, e le attività burocratiche a servizio esclusivo dell’Amministrazione capitolina. Nel primo caso, la razionalizzazione riguarderà le missioni pubbliche perseguite dalle società esistenti, anche attraverso un massiccio investimento sulla formazione dei dipendenti. Nel secondo caso, la razionalizzazione passerà – anche mediante progetti finanziati dal PNRR – attraverso la riconversione degli oggetti sociali, da riorganizzare verso la cura di fabbisogni primari della collettività oppure la diffusione delle nuove tecnologie e della digitalizzazione.

Garantiremo l’adeguato coordinamento tra l’esercizio delle funzioni di socio con i poteri di indirizzo e controllo relativi ai singoli servizi, da declinare anche su base territoriale, con sinergie tra i dipartimenti interessati e i Municipi. I risultati in termini di erogazione, efficienza e qualità dei servizi delle società partecipate saranno verificati periodicamente attraverso indicatori appositi, condivisi con i cittadini e oggetto di un rapporto sintetico che consenta di giudicarne l’operato, in collaborazione con l’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali.

Rafforzeremo il dialogo tecnologico tra Roma Capitale e le sue società partecipate al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia dei servizi erogati in favore della comunità cittadina e delle imprese. Si dovranno potenziare le competenze del Comune affinché vengano rimosse quelle asimmetrie informative tra Azienda/società e Comune che impediscono a quest’ultimo di essere pienamente consapevole rispetto alla pianificazione degli obiettivi e delle attività svolte dalle aziende medesime. Si implementerà la definizione di piani programma pluriennali che tengano conto di investimenti che favoriscano l’innovazione industriale e la revisione dei processi nel senso della transizione ecologica e la sostenibilità.

Attualmente si assiste ad un totale scollamento tra l’amministrazione comunale e le proprie società o aziende: solo nella fase di approvazione dei relativi bilanci si verifica un trasferimento di dati, non certo dettato dalla volontà di perseguire obiettivi comuni ma da dover ottemperare ad adempimenti normativi.

Sarebbe auspicabile favorire l’innovazione tecnologica ad ogni livello, come ad esempio, per consentire l’integrazione tra il ciclo dell’energia e quello dei rifiuti, nonché l’innovazione nella mobilità che parta dallo studio dei flussi, anche turistici, per incentivare la mobilità sostenibile. Una città multimodale, che si avvalga di diversi mezzi di trasporto tra loro integrati: il presente e il futuro della mobilità passano infatti attraverso la capacità di combinare tra loro i diversi mezzi di trasporto, anche all’interno di uno stesso spostamento.

Nel campo socioassistenziale sarebbe fondamentale il potenziamento dell’integrazione dei servizi sociali e quelli sanitari anche sfruttando il potenziamento dell’azienda comunale che svolge servizi sociosanitari ed il convenzionamento con le asl competenti per il potenziamento di tutti quei servizi in grado di favorire l’assistenza domiciliare.

Rifiuti: la città finalmente pulita

L’attuale situazione di pulizia della città e raccolta e gestione rifiuti di Roma versa in condizioni catastrofiche. Ciò costringe i cittadini a sostenere alti costi per la TARI per servizi di raccolta rifiuti e di igiene urbana inadeguati e incapaci di garantire le più basilari condizioni igienico-sanitarie e decoro urbano.

Attualmente la città di Roma produce circa 1,7 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti urbani, una percentuale pari a circa il 73% dei rifiuti della Città Metropolitana di Roma Capitale e pari a circa il 60 % dei rifiuti della Regione Lazio. Secondo le ultime stime del Comune, il costo totale pro-capite di questa gestione inefficiente (255,22 € nel 2018) è tra i più alti fra le grandi città Italiane, largamente al di sopra di altre metropoli importanti (e.g. Milano, 232,56 €).

A questo si aggiunge che Roma Capitale ha una crescita della percentuale di raccolta differenziata estremamente bassa. Nel 2020 è stata pari al 43,8%, praticamente lo stesso livello del 2016 e non allineata alle percentuali notevolmente più alte registrate negli altri comuni della Città metropolitana di Roma Capitale, dove si raggiungono percentuali tra il 55% e l’84%. Un dato essenziale perché solo per Roma Capitale significa maggiori quantitativi di rifiuti indifferenziati da conferire a trattamento presso gli impianti TMB, con conseguenti maggiori scarti di trattamento da conferire in discarica.

Ad eccezione dell’impianto di compostaggio di Maccarese, del TMB di Rocca Cencia, e degli impianti per la valorizzazione della raccolta differenziata multimateriale di Rocca Cencia e Pomezia, ad oggi AMA non gestisce altri impianti di trattamento dei rifiuti urbani. Con il risultato che l’attuale dotazione di impianti per il trattamento dei rifiuti urbani non è sufficiente a fronteggiare il fabbisogno di Roma. Ogni giorno quasi 1.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati prendono la strada verso impianti localizzati in altri Comuni, spesso anche fuori Regione. Costi elevati che si aggiungono al mancato recupero di risorse economiche che deriverebbe dalla trasformazione e dal riciclo; una dipendenza che comporta una costante incertezza con conseguenti disservizi sulla regolarità della raccolta dei rifiuti urbani e dello spazzamento con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti ormai da tempo.

Una situazione seriamente aggravata dallo stato della Azienda Municipale Ambiente (AMA): un organismo che, da anni, sconta una debolezza delle strutture di vertice, con avvicendamenti incompatibili con una strategia solida, e l’assenza di un credibile piano industriale di lungo periodo. In Ama c’è una gestione inefficiente del personale che, in assenza di condizioni logistiche ottimali, mezzi e organici adeguati si trova a lavorare in situazioni inaccettabili per carenze tecnologiche e organizzativa e che sconta, inoltre, disfunzioni come l’assenza di manager di municipio con responsabilità e accountability per la gestione della raccolta a livello municipale.

Un cambiamento possibile e realizzabile

Il nostro obiettivo è assicurare il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti prodotti per superare la costante situazione di “emergenza strutturale” e di dipendenza di Roma da altri territori e limitare gli ingenti costi di trasporto e smaltimento.

Per questo la nostra strategia è su due tempi

Affrontare subito l’emergenza, con un piano che mostrerà effetti già nei primi sei mesi e che dovrà durarne massimo 18;

Porre in essere l’attività di concertazione e cooperazione necessaria, a tutti i livelli, per pianificare e realizzare un sistema di gestione integrata dei rifiuti autosufficiente, tecnologicamente avanzato, basato sui principi dell’economia circolare, cogliendone a pieno i benefici ecologici ed economici e portandola a livelli di eccellenza rispetto alle altre grandi capitali d’Europa.

Possiamo farlo. Ci sono a disposizione le grandi risorse del PNRR, è un’occasione storica da non mancare.

Sono obiettivi che possiamo sintetizzare in due punti:

aumentare la percentuale di raccolta differenziata per arrivare sopra al 50% dopo i primi due anni e tra il 65 e il 70% entro la fine della consiliatura, per portarci verso l’obiettivo del Pacchetto Economia Circolare UE;

realizzare una dotazione impiantistica di trattamento e riciclo, come già previsto nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti 2019-2025, per portare Roma Capitale nell’arco di 5 anni all’autonomia industriale e alla chiusura del ciclo dei rifiuti al 95%.

Riduzione della TARI del 20% nell’arco dei 5 anni.

Agire subito, per uscire dall’emergenza rifiuti

Per gestire l’attuale emergenza igienico-sanitaria a Roma occorre agire subito e con fermezza, assumendosi la piena responsabilità delle scelte da compiere. E’ necessario attivare strumenti straordinari per far fronte a plurime carenze decisionali ed operative che hanno reso il servizio di spazzamento, di raccolta, di trattamento e smaltimento dei rifiuti strutturalmente inadeguato e inefficiente.

Pertanto, saranno poste in essere nei primi 18 mesi, di concerto con un management di AMA completamente rinnovato e di alta professionalità e con la cooperazione per quanto di competenza di ogni Ente e Istituzione interessata le seguenti azioni:

Nuova programmazione del fabbisogno impiantistico di Roma Capitale (trattamento e smaltimento) e azioni conseguenti, perché sia assicurata da subito, in tutti i periodi dell’anno, la copertura dell’intera produzione e per metter fine da subito allo stazionamento dei rifiuti nelle strade.

Riorganizzazione immediata dell’attuale servizio di spazzamento e raccolta stradale, con iniziativa di pulizia straordinaria di tutto il territorio per ripristinare il decoro urbano in città.

Patto per il lavoro con i lavoratori di AMA: riconoscimento della centralità delle risorse umane nella strategia di impresa accompagnata da un percorso di partecipazione ai processi organizzativi per la costruzione di un nuovo modello di collaborazione responsabile nel raggiungimento degli obiettivi della società

Garanzie per forme di lavoro sicure per i lavoratori;

La partecipazione dei lavoratori alla stesura del piano industriale di medio periodo e le funzioni di controllo interne e dei meccanismi di trasparenza;

Azioni di riorganizzazione e mobilità interna per valorizzare le risorse esistenti;

La messa in trasparenza dei percorsi di carriere, della mobilità interna, delle progressioni attraverso un sistema di relazioni sindacali improntato all’efficientamento e alla tutela della legalità, per riabilitare agli occhi dei cittadini un’azienda troppo compromessa anche nell’immagine.

Avvio di partnership con ANAS S.p.A. al fine di ottenere l’utilizzo da parte di AMA di tutte le aree dismesse o non utilizzate dislocate lungo il GRA quale dotazione integrativa di servizio sul territorio (infrastruttura di logistica).

Attivazione di un massimo di 3 impianti di tritovagliatura, per pretrattare circa 1,000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati al giorno, da attivare per il tempo necessario alla progettazione e realizzazione di nuovi impianti per il riciclo, con la conseguente riduzione del rifiuto indifferenziato.

Adozione di provvedimenti straordinari e urgenti per individuare e potenziare le aree nei diversi Municipi presso le quali (a) aprire piattaforme di stoccaggio e selezione del multi-materiale, (b) aprire nuovi centri di raccolta e centri di riuso; (c) espletare il servizio di trasbordo e trasferenza. Tali provvedimenti sono sono strategici al fine di garantire un:

Incremento immediato della raccolta differenziata, e costituiscono infrastruttura di logistica imprescindibile per l’efficientamento di tutti i servizi.

È urgente rendere coerente ed efficiente il servizio allo specifico territorio in cui la AMA opera. Per questo occorre strutturare l’AMA di Municipio: ovvero 15 sezioni aziendali dove manager di zona gestiscono con piena responsabilità e con dotazione di adeguate e sufficienti risorse il servizio nel territorio di competenza, con il controllo in tempo reale della sede centrale. Infatti, ciascuno dei 15 Municipi di Roma in cui AMA eroga i servizi di igiene urbana è assimilabile per dimensione e complessità ad un Comune italiano capoluogo di provincia.

Azione di mitigazione degli impatti degli impianti esistenti di AMA, come premessa per una migliore qualità della vita degli abitanti delle zone limitrofe.

Pubblicazione immediata della gara per la realizzazione dei due impianti di compostaggio con sezioni di digestione anaerobica, ampliando la capacità di trattamento a complessive 150.000 tonnellate/anno di rifiuti organici da differenziata.

Chiudere il ciclo dei rifiuti, per rendere Roma finalmente sostenibile

Accanto alle decisioni immediate da attuare in un arco temporale massimo di 18 mesi, si dovrà pianificare – chiedendo a tutti gli stakeholder di essere animatori e strumento di democrazia partecipata – una progettualità di medio periodo capace di dare una risposta definitiva e strutturale al ciclo dei rifiuti. In tale ottica di risultato sarà necessario:

un forte e rapido innalzamento della quantità e della qualità di materiali da avviare al riciclo attraverso la raccolta differenziata, in modo da dimensionare correttamente i diversi impianti post raccolta (vedi più avanti);

aumentare i centri di raccolta con l’obiettivo a regime di averne uno ogni 50.000 abitanti in prossimità dell’utenza;

potenziare gli impianti di Maccarese con sezioni di digestione anaerobica, con il duplice vantaggio di annullare le emissioni di odori e di valorizzare la materia organica;

il superamento dell’impianto di Rocca Cencia dopo avere individuato e reso operativa la soluzione definitiva impianto intermedio finalizzato al massimo recupero di materia da rifiuto urbano residuo da localizzare in un altro sito;

adeguamento dell’impianto AMA di selezione plastica e metalli con separatori ottici e introduzione sistemi di compattazione e filmatura dei diversi flussi per limitare odori, ingombro e per facilitare il trasporto;

la realizzazione di ulteriori impianti di selezione e valorizzazione degli altri materiali provenienti dalla raccolta differenziata (carta, plastica, vetro, metalli, materiali assorbenti). Si tratta di processi di selezione e miglioramento della qualità ai fini del conferimento ai rispettivi consorzi o direttamente alle filiere del recupero aumentandone il valore economico;

la progettazione, autorizzazione e affidamento per la realizzazione di ulteriori due impianti di compostaggio fino al completamento del fabbisogno comunale e di una bioraffineria, per produrre energia dai rifiuti;

l’individuazione delle discariche di servizio previste dal piano regionale di gestione dei rifiuti, per gestire gli scarti derivanti dagli impianti di trattamento, nella prospettiva di farne un uso sempre più limitato al completamento del nuovo piano di raccolta e della dotazione impiantistica;

la realizzazione di stazioni di trasferenza di rifiuti urbani indifferenziati e di rifiuti da raccolta differenziata – almeno una per quadrante – al fine di depositare temporaneamente i rifiuti raccolti, abbancarli e per il conseguente prelievo da automezzi di maggiori capacità che permettono di ridurre le distanze di traporto e di superare temporaneamente situazioni di emergenze nella raccolta;

un piano di prevenzione dei rifiuti per promuovere tutti i comportamenti virtuosi che permettano la riduzione a monte dei rifiuti (acquisti senza imballaggi, eliminazione usa e getta, consumo di acqua di rubinetto, ecc.);

centri per la riparazione e il riuso affidati a cooperative di soggetti svantaggiati debitamente formati.

AMA che funziona per una città pulita

Oltre a rimuovere i rifiuti e gestirne il ciclo, bisogna pulire la città. Per questo le nostre azioni sono:

Riprogettare i servizi di igiene ambientale, grazie all’AMA di Municipio, per configurarli alle forti differenze tra i Municipi, alla loro specificità e alla diversa gestione della fase di trattamento e valorizzazione dei rifiuti raccolti, finalizzando questa attività all’implementazione della raccolta differenziata.

Per ottenere questo risultato sarà necessario:

Estendere in forma massiccia per le utenze domestiche la raccolta dei rifiuti organici che costituiscono circa il 30% del totale dei rifiuti (attualmente la raccolta è ferma al 12-13% della produzione totale);

Ampliare per le utenze domestiche la raccolta di carta e plastica, quest’ultima in particolare molto deficitaria;

Aumentare il numero di centri di raccolta rifiuti per i cittadini. Queste strutture leggere, se ben gestite arrivano ad intercettare oltre il 40% dei rifiuti riciclabili, ne deriva una forte riduzione degli oneri di servizio di raccolta e trasporto;

Riprogettare il servizio attraverso un’approfondita analisi del territorio per ridisegnare i cosiddetti “giri” e il modello di raccolta in base alla conformazione dei quartieri, compito dell’Ama di ciascun Municipio;

Utilizzare le nuove tecnologie disponibili per dotare AMA di una centrale operativa che gestisca i flussi di raccolta;

Rafforzare la raccolta ‘porta a porta’ ottimizzando l’impegno a carico dei cittadini e le giornate di conferimento;

Riprogettare il sistema di raccolta differenziata introducendo, ad integrazione delle raccolte porta a porta, cassonetti intelligenti che permettano l’apertura, solo da parte dei cittadini identificati tramite tessera. Ciò consentirà l’introduzione progressiva del sistema di tariffazione puntuale (TARIP) quale strumento per incentivare la riduzione della produzione di rifiuti e potenziare l’invio a riciclo delle diverse frazioni differenziate, secondo il principio “chi fa meno rifiuti produce e fa più differenzia, meno paga”;

Promozione di una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per promuovere la raccolta differenziata;

Avviare una collaborazione tra AMA, ENEA ed ACEA, ciascuna per quanto di competenza, per

creare sinergie essenziali al fine di progettare, realizzare e gestire i nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti di Roma Capitale descritti sopra;

progettare la riduzione dei fattori di emissione per KM percorso nell’ambito dei servizi di igiene urbana dai mezzi di trasporto mediante interventi di investimento tecnologico (veicoli elettrici) e di realizzazione di una rete infrastrutturale di distribuzione di ricarica dei veicoli elettrici su tutto il territorio nonché per la progettazione di un sistema di trasporto sempre nell’ambito dei servizi di igiene urbana che faccia uso di combustibili a basso impatto ambientale;

i possibili sbocchi della partnership tra AMA e ACEA saranno attentamente valutati sotto il profilo della efficienza industriale e della sostenibilità economica.

Avviare una collaborazione tra Roma Capitale, E-Geos e l’Agenzia Spaziale Italiana per l’utilizzazione della tecnologia satellitare e di ogni altra avanzata tecnologia per il monitoraggio dei depositi illegali dei rifiuti nel territorio di Roma Capitale con l’obiettivo della repressione e prevenzione di tali illecite attività.

Mobilità: la città dove è facile muoversi

Le infrastrutture e i servizi pubblici di Roma sono fattori chiave per il miglioramento dell’ambiente urbano nel suo insieme e per la salute, il benessere e la qualità della vita dei cittadini. Insieme al welfare, la fornitura di beni e servizi di base è cruciale per le opportunità delle famiglie, gli investimenti delle imprese, la crescita dell’occupazione e della “economia fondamentale materiale”.

A Roma oggi, invece, la profonda crisi dei servizi di mobilità determina elevati costi per i cittadini e l’ambiente, esasperando le disparità alimentate da un’offerta di bus, metropolitane, ferrovie e persino della sharing mobility squilibrata tra aree della città, con l’uso massiccio di veicoli privati e un trasporto pubblico percepito di scarsa qualità, peggiorato dagli attuali problemi di bilancio di ATAC.

Il nostro obiettivo è chiaro: realizzare un sistema di mobilità efficiente e sostenibile, come mai la città ha avuto. Per questo le risorse che il PNRR mette a disposizione devono essere utilizzate per attuare una politica di mobilità di altissimo profilo che rivoluzioni Roma già entro il Giubileo del 2025 e ponga le basi per trasformarla completamente nei successivi 10 anni.

La visione e le misure dettagliate in queste pagine saranno implementate immediatamente. Nei primi 100 giorni saranno approvati oltre 20 atti amministrativi per intervenire sui nove capitoli dettagliati qui sotto. Il nostro progetto per la mobilità ha tappe scadenzate, con obiettivi chiari per ogni anno di consiliatura e arrivare alla fine dei prossimi cinque anni a una città che funzioni, con nuove infrastrutture e molti cantieri aperti per la realizzazione delle grandi opere trasportistiche recuperando il tempo perduto negli ultimi anni.

Lo faremo in un contesto profondamente modificato dai cambiamenti nella società e dall’emergenza sanitaria: lo smart working, un maggior uso della bicicletta, la micromobilità, la sharing mobility, ma anche il maggior uso dell’auto a scapito del trasporto pubblico con la riduzione degli spostamenti complessivi, sono fenomeni che difficilmente regrediranno. È una trasformazione epocale e improvvisa del modo di muoversi e di vivere la città, che contiene in sé grandi opportunità per dare seguito agli obiettivi che anche il PNRR si è dato, e che possono costituire tre pilastri di una visione strategica per il futuro di Roma.

Primo: la sostenibilità, non solo come riduzione degli impatti ambientali, ma in un concetto più ampio, sociale ed economico, come accessibilità, sicurezza, inclusione, fruizione e riqualificazione dello spazio pubblico, riequilibrio dei servizi tra centro e periferia, efficace uso delle risorse pubbliche, resilienza agli shock esterni.

Secondo: l’innovazione dei servizi e delle tecnologie, rivedendo le filiere organizzative e le modalità di erogazione (servizi a chiamata, infomobilità, coordinamento tra servizi e aziende), espandendo i servizi di micromobilità e di sharing, sviluppando le tecnologie per integrare l’offerta multimodale al cittadino (le piattaforme MaaS – Mobility as a Service che consentono di controllare, scegliere e pagare tutti i servizi da un unico punto di accesso).

Terzo: gli investimenti nelle reti su ferro e per l’elettrificazione delle flotte del trasporto pubblico, grazie ai finanziamenti già confermati dal MIMS (circa 1 miliardo), quelli ottenibili con i prossimi bandi, quelli della UE con il programma della Missione 100 città oltre a PON Metro e POR FESR, nonché dal supporto di BEI e CdP, anche con partnership pubblico-privato (PPP).

Le criticità di un quadro complesso

La valutazione soggettiva dei romani sulla qualità dei servizi è indicativa: un’insufficienza decisa viene assegnata alla metropolitana (5) e alla sosta a pagamento (4,8), mentre l’insoddisfazione diventa grave per il trasporto pubblico di superficie (4,1).

Dal 2016 al 2019 la produzione è aumentata per le metropolitane, ma sensibilmente diminuita per i servizi di superficie, con 5 milioni di vetture-km in meno, e uno scostamento tra le vetture-km programmate e quelle realizzate pari nel 2019 al -17% per bus e tram di ATAC, -10% per i bus di Roma TPL, -7% per le ferrovie ex concesse e -4% per le metropolitane.

Dalla conformazione urbanistica di Roma, un territorio comunale ampio ed eterogeneo a bassa densità, deriva la persistente centralità degli spostamenti con mezzi privati, nonostante i costi elevati: per i singoli e per la collettività. Negli anni prima della pandemia gli spostamenti a Roma con auto e motoveicoli, pur essendo meno della media nazionale, sono comunque stati il 45-50%, lasciando quote limitate al trasporto pubblico locale (25-30%), che pure gode di economie di scala e di densità nelle aree urbane, e alla “mobilità dolce” a piedi o in bicicletta (20-25%).

Una tendenza che non è stata scalfita dalle conseguenze sociali della crisi economica, e che anzi è stata persino rafforzata dalle necessità di distanziamento fisico durante la pandemia.

A Roma i trasporti sono anche una questione di sicurezza. I veicoli privati nel 2019 hanno causato 12.300 incidenti stradali con lesioni a persone, 15.900 feriti e 131 morti, per una quota di vittime rispetto ai residenti superiore a Milano, Napoli e Torino.

La nostra visione: una mobilità sostenibile, innovativa e con grandi investimenti su ferro

Per gestire in maniera efficace le politiche della mobilità a Roma occorre attivare un insieme di azioni e misure che mettano a disposizione dei cittadini diverse opportunità di spostamento – una combinazione di ‘mobilità dolce’ a piedi e in bicicletta, di trasporto pubblico e di mezzi privati – garantendo sia una maggiore accessibilità dei luoghi di residenza, studio, lavoro e servizi, con una governance adeguata che faccia funzionare l’intero sistema, in un contesto urbano che diventi occasione di riqualificazione e trasformazione con interventi concreti che affermino i concetti di Diritto alla Salute e di Diritto alla Mobilità.

La nostra strategia

Una governance del sistema della mobilità al passo con le esigenze della Capitale d’Italia, che deve essere funzionale a determinare i limiti e le competenze delle diverse strutture di pianificazione, programmazione, realizzazione delle infrastrutture, gestione e controllo dei servizi. Tre le linee di azione: valorizzare e potenziare le competenze della macchina amministrativa comunale; razionalizzare il sistema e le competenze delle aziende e delle agenzie integrandole e coordinandole progressivamente nelle funzioni; eliminare le sovrapposizioni tra livello locale e regionale.

Accessibilità e sicurezza al primo posto, la “città dei 15 minuti”, ossia la possibilità di raggiungere le stazioni su ferro e la maggior parte dei servizi locali in un quarto d’ora, attraverso la riorganizzazione degli spazi urbani ripensando la loro funzione primaria a favore di pedoni, trasporto collettivo e mobilità sostenibile, garantendo accessibilità e sicurezza. Per favorire gli spostamenti a piedi o in bicicletta e la micromobilità serve, prima di tutto, intervenire sulla messa in sicurezza dei punti stradali pericolosi, creare zone con limite di velocità a 30 km orari ed aree pedonali in tutti i quartieri, realizzare percorsi pedonali sicuri, “strade scolastiche” e nuove piste ciclabili adeguatamente progettate per gli spostamenti quotidiani. Al primo posto la realizzazione del Grande raccordo anulare delle bici (GRAB), un progetto partecipato di anello ciclopedonale accessibile a tutti che si sviluppa per 45 chilometri all’interno della città. Dove ci sono linee su ferro verranno creati “pontili”, cioè reti di collegamento tra i quartieri e le stazioni che siano anch’essi occasione di riqualificazione degli spazi e del verde.

Un’organizzazione del traffico sostenibile ed integrata con tutte le modalità di spostamento. Le misure di regolazione del traffico privato e dei parcheggi tendono a disincentivare l’uso delle automobili nelle zone centrali della città ben servite dal TPL e ad offrire maggiori alternative nei quartieri più esterni dove i mezzi privati sono necessari. Va, quindi, favorita l’intermodalità tramite nuovi parcheggi di scambio, diversificata la tariffazione della sosta a pagamento, esteso lo sharing anche nelle aree periferiche, garantita la rimozione costante e sistematica dei veicoli abbandonati sulle strade per aumentare i parcheggi, rafforzati i controlli per il rispetto della fascia verde, rivisto e uniformato l’orario delle ZTL, prevista una maggiore informazione e sensibilizzazione dei cittadini al rispetto delle regole

L’innovazione tecnologica al servizio del cittadino che si muove. MaaS (Mobility as a Service) e digitalizzazione permettono di ripensare gli spostamenti ponendo le necessità dei singoli passeggeri al centro dell’offerta di servizi. Il cittadino dovrà avere un unico punto di accesso alla mobilità urbana, una piattaforma integrata – regolata e controllata dall’amministrazione comunale –in tempo reale e di semplice uso che consenta la pianificazione del viaggio, il pagamento digitale delle tariffe connesse per i diversi servizi di trasporto pubblico (compresi bus a chiamata, sharing, taxi e parcheggi), informazioni in tempo reale sulla situazione della mobilità, proposte di coincidenze e percorsi alternativi mentre si sta compiendo il viaggio.

Il ritorno della “cura del ferro” passa per una seria politica di programmazione della mobilità e delle infrastrutture, in accordo con la Regione e il Governo. Un quadro programmatorio che consenta a Roma di recuperare il gap accumulato in questi anni. Un sistema integrato che veda nelle ferrovie e nelle metropolitane l’ossatura su cui innestare la rete tranviaria (da riqualificare), trasformando le tante stazioni ferroviarie in veri hub dell’intermodalità e nodi di scambio tra i servizi metropolitani e quelli urbani. In particolare, vanno avviate tutte le progettazioni delle metropolitane per arrivare già nei prossimi anni a preparare le gare, ottenere i finanziamenti necessari e aprire i primi cantieri, iniziando da quelli per il completamento della linea C e dei prolungamenti delle linee esistenti sino al GRA con la creazione di grandi parcheggi di scambio. In particolare:

Approvare e avviare il Piano generale pluriennale di ammodernamento e potenziamento delle linee A e B che consentano anche l’incremento delle frequenze di passaggio dei convogli

Definire le condizioni di prosecuzione della linea C, completare la progettazione e avviare i cantieri per le attività propedeutiche alla realizzazione della Linea (indagini archeologiche, spostamento sottoservizi interferenti, etc) oltre piazza Venezia (tratte T1 e T2) almeno fino a piazzale Clodio.

Riprendere le attività progettuali relative ai prolungamenti delle linee A, B, B1 e della linea D, definirne la sequenza attuativa e reperire i finanziamenti per l’avvio della fase di realizzazione

Sottoscrivere, insieme alla Regione Lazio, un Accordo di programma con RFI che dia reali spazi a Roma Capitale in termini decisionali e di controllo dei processi per completare l’anello ferroviario, completare i raddoppi fino a Bracciano e a Guidonia, quadruplicare la tratta Ciampino-Casilina, realizzare il nodo di scambio di Pigneto, accelerare gli interventi tecnologici per aumentare la frequenza e la capacità delle linee, separare i servizi urbani da quelli regionali, migliorare accessibilità, funzionalità e sicurezza delle stazioni

Cooperare con la Regione per migliorare il servizio sulla Roma-Lido e Roma-Viterbo

Realizzare per il Giubileo (entro il 2024) le tranvie Termini-Vaticano-Aurelio, Togliatti, Verano-Tiburtina, Termini-Parco di Centocelle-Giardinetti

Progettare e avviare la realizzazione delle altre tranvie previste dal PUMS, prevedendo come prioritaria anche quella fino a Corviale

Ammodernare e potenziare la filovia Nomentana, realizzare il corridoio multimodale Colombo da Ostia all’EUR, prolungare il corridoio Laurentina-Tor Pagnotta a Trigoria

Completare la progettazione e realizzare la funivia Magliana-Eur

Sospendere la progettazione della funivia Battistini-Casalotti, anticipando la progettazione del prolungamento della linea A e realizzando nel breve un corridoio del trasporto pubblico dalla Stazione Metro Battistini fino a Casalotti che – con costi e tempi di realizzazione sensibilmente minori rispetto alla funivia, ma prestazioni analoghe – garantisca un efficiente alternativa a quest’ultima

Un trasporto pubblico di superficie innovativo e di qualità.  Il servizio con bus e tram deve tornare in primo piano ed assicurare la qualità del servizio per i cittadini. La qualità passa, innanzitutto, per il rinnovo del parco veicoli (con la sostituzione di tutta la flotta in 5 anni sfruttando il PNRR), e, insieme, con l’introduzione di servizi a chiamata effettuati anche attraverso la flotta taxi, le agevolazioni tariffarie per i servizi periferici a carattere locale, il coordinamento a livello metropolitano con i servizi ferroviari e Cotral, il piano straordinario per l’adeguamento e messa in sicurezza di tutte le fermate, l’aumento della velocità commerciale dei mezzi attraverso la realizzazione dei corridoi della mobilità previsti, garantire nel tempo tutte le corse e le stazioni accessibili.

ATAC deve tornare ad essere un grande patrimonio di Roma Capitale, con le decine di migliaia di persone che hanno lavorato o lavorano nell’azienda come volano di sviluppo per la città. Per riportare ATAC sulla strada dell’efficienza bisogna attuare una serie di azioni:

onorare gli obblighi della procedura concordataria;

utilizzare tutti i fondi disponibili per realizzare investimenti sulle infrastrutture e sulle vetture;

rinnovare completamente il parco mezzi di superficie con almeno 500 veicoli a trazione elettrici/ibridi;

digitalizzare tutti i punti di contatto tra il cittadino e l’azienda;

recuperare risorse (riducendo i costi e aumentando i ricavi da tariffazione) da destinare a nuovi servizi per le periferie;

riqualificare le professionalità in ottica tecnologica e verde;

siglare un nuovo contratto di servizio per garantire l’ammortamento degli investimenti anche nella prospettiva di un’apertura al mercato nazionale e internazionale;

valutare la possibilità di garantire migliori servizi anche ai comuni della Città Metropolitana.

Ripensare la logistica urbana delle merci, passando per un sistema di regole che concili le esigenze degli operatori con i tempi della città, incentivi per la sostituzione del parco veicolare obsoleto, misure di accreditamento degli operatori, realizzazione di hub di prossimità nelle aree dismesse. Vanno previsti, poi, un sistema premiale per chi riceve la merce secondo la scelta di modalità di consegna sostenibile, sistemi volontari di tracciamento dei veicoli, prenotazioni di spazi per il consolidamento e per la consegna, prova di consegna digitale, creazione di veri e propri ecosistemi logistici per filiera.

Taxi e Ncc sono una componente fondamentale del sistema di mobilità cittadino e andranno valorizzati in un’ottica di riduzione del traffico privato. A tal fine introdurremo misure per una maggiore flessibilità dell’organizzazione e incentivi alla sostituzione del parco per favorire il passaggio all’elettrico. Taxi e NCC dovranno continuare ad esercitare ognuno la propria funzione nel rispetto delle regole, a supporto ed integrazione del trasporto pubblico di linea e con nuovi servizi a chiamata e per le famiglie. Deve infine essere rafforzata la lotta all’abusivismo sia in città che a Fiumicino, con gruppi dedicati dei vigili. Su temi ordinari (turni) e straordinari (es. grandi eventi) coinvolgeremo sistematicamente i rappresentanti di categoria.

Rigenerazione urbana: la città unita, dalle periferie al centro

Le “Mappe della disuguaglianza” ce lo hanno insegnato: Roma oggi sono almeno sette città. Si comincia dalla città storica, colma di testimonianze artistiche, architettoniche e archeologiche. Poi  la parte più ricca della città, che unisce i quartieri benestanti di Roma nord, i villini dell’Eur, le grandi ville dell’Appia Antica e dell’Olgiata. A seguire, la città compatta, dei quartieri residenziali intensivi costruiti prevalentemente negli anni dell’espansione post-bellica e, ancora, la città dell’automobile, disposta lungo i principali assi di viabilità di scorrimento veloce (Grande Raccordo Anulare, via del Mare, autostrada Roma-Fiumicino). C’è anche la città-campagna, spesso sottovalutata, che si estende su ciò che resta dell’Agro romano, e poi la città del disagio, dove si trovano gran parte dei complessi di case popolari e le borgate nate almeno in parte abusivamente. Infine, la città degli ‘invisibili’ diffusa ovunque, ma sfuggente: le carceri, i senza fissa dimora, i centri di accoglienza per i migranti.

Sono sette città, separate e sconnesse tra loro sotto il profilo economico, sociale ed infrastrutturale. Sono l’immagine di una città che vogliamo riunire. Le stratificazioni che hanno portato a questo risultato sono complesse e frutto di una storia che negli ultimi dieci anni non è stata capace di invertire la direzione. Sono finite le riqualificazioni, si sono interrotti i grandi progetti di trasformazione, e gli interventi di creazione di servizi là dove i romani hanno scelto di abitare, spesso nelle zone attorno al Grande Raccordo Anulare.

Che cosa può tenere insieme Roma?  È questo il grande progetto di cui abbiamo bisogno. La nostra proposta è che siano le reti ambientali, ecologiche, il reticolo idrografico di superficie e il sistema dei parchi a dare la visione unitaria di Roma. D’altronde questa forma urbana costituita dai “vuoti” (perché non edificati) che in realtà sono dei pieni in termini di valore ambientale, storico, paesaggistico, ecc…è la forma urbana principale di Roma, deve solo essere riconosciuta nel suo disegno unitario e nella sua forza ordinatrice.

Il contesto

Circa metà dei cittadini romani vive in aree che da decenni sono da riqualificare con piani di recupero urbanistico mai completamente realizzati. In alcune aree mancano servizi essenziali come le scuole di base, le fogne, l’acqua potabile e l’illuminazione pubblica: carenze che compromettono gravemente la qualità della vita delle persone. Gli strumenti pensati per intervenire su quei quartieri e quelle aree della città sono rimasti inattuati.

In questi quartieri ‘incompiuti’ della Capitale c’è un patrimonio del Comune tanto enorme quanto inutilizzato, una realtà sociale viva e in fermento che ha bisogno di luoghi di incontro, di cultura, di elaborazione di progetti per i giovani e per i territori. Il rilancio dei quartieri incompiuti non passa necessariamente dalla realizzazione di nuove opere, ma soprattutto dal recupero, dal riuso e dalla rigenerazione di quello che già c’è. Un approccio che non solo evita la cementificazione selvaggia, ma elimina il degrado urbano, quello su cui proliferano tutte le altre forme di degrado.

Ragionare di riqualificazione urbana significa ragionare anche di autorecupero, in quella collaborazione tra il pubblico e le forze sociali che vivono e lavorano sui territori. Ma questo non è pensabile senza programmare, a monte, una semplificazione delle procedure amministrative che, attualmente, paralizzano la città e la macchina amministrativa.

Una nuova visione

Tre devono essere i principi di base della politica urbanistica a Roma.

Il primo è lo stop nell’Agro romano al consumo di suolo, per le implicazioni ecologiche e perché complicherebbe le modalità di gestione dei servizi pubblici locali e peggiorerebbe la qualità della vita dei cittadini.

Il secondo è mettere al centro la “città pubblica”, una politica urbanistica integrata che assuma il valore sociale dello spazio pubblico e attorno ad esso crei connessioni e mobilità, valorizzando le vocazioni e funzioni esistenti e aggiungendone nuove quando necessario per diffondere ovunque i servizi necessari ai diritti di cittadinanza – la Roma dei 15 minuti.

Il terzo è una accelerazione delle dinamiche già in corso per orientare gli interessi degli operatori verso il recupero di edifici inutilizzati o sottoutilizzati (in particolare nelle aree commerciali e industriali), il riuso di quanto già costruito, la rigenerazione urbana, la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici, anche attraverso la possibile ricollocazione delle previsioni edificatorie e urbanistiche non attuate.

Recupero, riuso e rigenerazione urbana saranno dunque i punti cardine del Programma di rigenerazione che svilupperemo per usare in maniera sinergica gli incentivi nazionali, la legge regionale sulla rigenerazione urbana e i fondi del PNRR anche per la transizione verde. Per cogliere a pieno questa grande occasione serve inoltre un serio programma di semplificazione amministrativa: tanti sono, infatti, gli strumenti normativi da rivedere perché il Programma di rigenerazione di Roma non rimanga imbrigliato nelle maglie della burocrazia.

La semplificazione deve andare di pari passo con l’eliminazione degli spazi di discrezionalità. Gli investimenti privati vengono scoraggiati e bloccati dall’incertezza ed invece noi vogliamo un Comune aperto e amico degli investitori privati, con regole semplici e omogenee, trasparenza e responsabilità dell’azione amministrativa. La strada, ogni volta che sia possibile e appropriato sarà quella delle partnership pubblico-private (PPP) per aumentare il valore pubblico dell’investimento e favorire, allo stesso tempo, una maggiore presenza in città di grandi investitori privati.

È una visione che diventa un modello di crescita e sviluppo fatto di azioni concrete che avvieremo da subito, con un cambio di passo che sarà visibile nei primi cento giorni e che si svilupperà per tutti i prossimi cinque anni.

Le proposte

Istituzione di un ufficio alle dirette dipendenze del Sindaco che svolga un’azione di monitoraggio mirata a ridurre i tempi e i rischi urbanistici

Ripresa dei concorsi di architettura: ne bandiremo 100, per altrettante riqualificazioni di spazi pubblici di Roma. Ci impegneremo con i soggetti privati per diffondere la qualità architettonica nei loro interventi.

Modifica delle norme tecniche attuative del Piano regolatore generale al fine di semplificarle e favorire gli interventi di rigenerazione urbana.

Semplificazione delle procedure per i cambi di destinazione. Definizione di procedure e tempi certi per le altre autorizzazioni amministrative sulla base di regole uniformi e regolamenti trasparenti per dare certezza ai professionisti e rendere veloce e uniforme l’attuazione amministrativa

Adozione del Regolamento beni comuni dando seguito alla delibera della Regione Lazio del 2019 per consentire la cooperazione con i cittadini nella riqualificazione e nella gestione dei beni comuni urbani, anche attraverso la partecipazione attiva di associazioni, comitati e gruppi di base.

Adozione di procedure urbanistiche e edilizie on-line da parte di tutti i municipi

Avvio di programmi di rigenerazione su aree urbane omogenee su cui coinvolgere i territori e le diverse vocazioni economiche, sociali e di formazione della città. Saranno utilizzati i metodi innovativi già sperimentati in altre città italiane (secondo il modello post Expo Milano) per assicurare il massimo della partnership pubblico-private e la rapidità ed efficacia degli interventi. Priorità sarà data a programmi:

che insistono su aree di maggiore disagio sociale e maggiore sconnessione urbana,

di ristrutturazione urbana dedicati alla creazione di nuovi ecosistemi (come nel caso del Rome Technopole – vedi scheda Roma sulla frontiera della crescita), oppure al rafforzamento di ecosistemi già esistenti – come nell’asse tra il Maxxi e l’Auditorium-Città della musica.

Attuazione di un piano per l’utilizzo congiunto della legge nazionale e di quella regionale sulla rigenerazione urbana mettendo a sistema gli incentivi confermati dal PNRR anche per realizzare 1000 comunità energetiche diffuse sui territori in partnership con gli istituti bancari, le grandi aziende energetiche e i centri di ricerca universitari per mettere in moto un sistematico processo di transizione energetica che riguardi

le proprietà condominiali in un progetto di grande portata

gli edifici pubblici e privati per dotarli di sistemi di produzione di energia rinnovabile (pannelli fotovoltaici, mini turbine eoliche, sistemi di conversione in H2/idrogeno riconvertibile in energia elettrica)

Sostegno agli spazi di incontro e socialità in ogni municipio. Nel tempo della legislatura in ogni municipio saranno riqualificati due grandi spazi pubblici: il primo nei primi due anni, il secondo al termine della legislatura. Non semplici “piazze”, ma spazi ‘centrali’ nel quartiere, integrati con funzioni pubbliche sostenibili, esistenti o nuove, e individuati sulla base di un dialogo stretto con la cittadinanza. I primi 15 saranno definiti nei primi 100 giorni del mandato, e su questo saranno presentati altrettanti progetti per impegnare le risorse del PNRR e aprire i cantieri entro i primi sei mesi del 2022.

Nuovi spazi della cultura, del lavoro, dell’innovazione.  Accanto a grandi spazi pubblici “centrali” ad ogni municipio, valorizzeremo il patrimonio pubblico con spazi di lavoro e creatività, dettagliati in seguito in questo programma (Digital Hub, co-working, centri culturali) per aumentare gli spazi della socialità, dell’incontro e del lavoro, perché la forma della nostra città sia in linea con esigenze e bisogni dei cittadini. Andrà, inoltre, superata la delibera 140 con una nuova delibera che ritiri le riacquisizioni e tenga conto del valore sociale delle associazioni che esercitano la propria attività all’interno del patrimonio di proprietà di Roma capitale.

Ristrutturazione e messa a fruizione piena di 100 “Centralità Verdi”: parchi, giardini o grandi aree verdi spesso abbandonate, ma presenti capillarmente nel territorio di Roma che vanno rese godibili a pieno dalla cittadinanza. Perché sia così è necessario oltre a programmare una manutenzione efficace (vedi scheda sull’Ambiente) integrarle con piani urbanistici coerenti che ne consentano l’accesso.

Ripresa e attuazione del piano del grande parco dei Fori Appia, pensato da Antonio Cederna, che dal Campidoglio colleghi il Parco dell’Appia antica, unendo un vasto triangolo paesaggistico-archeologico che dal centro storico, passando per l’Appia Antica, arrivi ai Castelli Romani. Un grande parco archeologico che comprende l’intera area dei Fori, tra il Campidoglio e il Colosseo e si protende verso la campagna romana, lungo il tracciato della via Appia.

Avvio di un programma di riqualificazione dell’edilizia scolastica di competenza comunale con criteri integrati di bioarchitettura e il sostegno all’edilizia universitaria per una sua modernizzazione, adeguamento alle ambizioni di Roma come città della ricerca, e integrazione col tessuto della città di Roma, in particolare attorno al GRA.

Sostegno alla nuova politica abitativa (vedi scheda sulla Casa) attraverso il completamento delle opere di urbanistica mancanti: dotare i piani di zona di edilizia popolare e le aree periferiche dei servizi essenziali ancora non disponibili e dei collegamenti con il sistema di trasporto su ferro, anche utilizzando le risorse esistenti nei relativi consorzi.

Riorganizzazione dell’ufficio condoni, oggi totalmente paralizzato, alleggerendo le procedure a carico dei cittadini e partendo dalle autocertificazioni con controlli a posteriori. La disfunzioni della macchina comunale mettono, infatti, a serio rischio gli interventi con il bonus del 110%, con conseguenze serie – oggi e domani – in termini di recupero, di investimenti, di posti di lavoro.

Rilancio, con normative semplici e in condivisione con i municipi, delle ACRU (Associazioni Consortili di Recupero Urbano) nelle parti più esterne della città. È un sistema, bloccato da troppi anni, che ha disponibili circa 50 milioni da spendere in opere pubbliche. Risorse che dobbiamo immettere subito nel sistema.

Completamento delle analisi specifiche sui 29 toponimi già approvati, così da passare rapidamente alla fase attuativa. Dopo una rapida ricognizione e valutazione degli altri toponimi adottati ed ancora da adottare, fissare le modalità e i tempi di chiusura dei singoli procedimenti

Sblocco delle opere a scomputo con l’obiettivo di dotare in un modo più ampio possibile di servizi e infrastrutture essenziali le località interessate.

Razionalizzazione delle sedi di Roma Capitale per eliminare i fitti passivi. Mappatura delle esigenze di spazi direzionali per conseguire un più moderno e funzionale disegno unitario degli spazi per renderli belli e funzionali sia ai dipendenti che ai romani;Completamento delle opere incompiute, trovando la soluzione più efficiente caso per caso e cominciando dalla vela di Calatrava, che da simbolo del declino di Roma vogliamo diventi testimonianza della sua rinascita.

Smart city: la città della manutenzione intelligente e dei servizi digitali

La città intelligente è un’area urbana che raccoglie e analizza sia i dati dei principali servizi e attività sul territorio comunale, sia delle “tracce digitali” generate dai cittadini. Entrambi rappresentano dei veri e propri sensori distribuiti nel tessuto urbano, che permettono di gestire in maniera più efficace e tempestiva tutti gli ambiti della manutenzione della città – le infrastrutture, le reti, le strade, il verde, gli edifici – nonché i modelli decisionali e di sviluppo, tramite la collaborazione tra istituzioni, università, enti di ricerca, imprese, start-up e professionisti.

Per Roma questa transizione digitale, anche grazie agli investimenti del PNRR, consentirà di migliorare la qualità della vita e la sostenibilità ambientale e sociale assieme alla formazione del personale capitolino e alle potenzialità offerte dalle tecnologie innovative per:

integrare, correlare e rendere disponibili in formato open data le informazioni provenienti dalle diverse sorgenti a supporto degli amministratori pubblici, dei cittadini, dei ricercatori e delle imprese;

analizzare le dinamiche della città in ottica preventiva, per di indirizzare gli interventi per anticipare criticità e problemi;

supportare con dati quantitativi e oggettivi la valutazione degli impatti di interventi infrastrutturali prima di attuarli effettivamente.

I flussi informativi sono alla base di un nuovo modello di gestione, da un lato dei servizi ai cittadini e alle imprese, e dall’altro lato della manutenzione urbana anche ridisegnando le attività del Dipartimento Partecipate e di Risorse per Roma.

Sono diversi gli ambiti in cui la mappatura costante della città e dei rischi può migliorare le modalità di gestione e contenere i costi: i servizi per i cittadini, le imprese e i turisti; il monitoraggio dello stato e del deterioramento delle strade pubbliche (quali marciapiedi, manto stradale, tombini, sottoservizi, sottosuolo e  alberature); l’utilizzo del patrimonio comunale e degli spazi pubblici, comprese le concessioni ai privati e le occupazioni di suolo pubblico; la riqualificazione energetica degli edifici pubblici che abbatta i consumi e riduca i costi di gestione; la riduzione delle perdite della rete idrica con sensori che controllano il flusso dell’acqua; una mobilità integrata tra TPL tradizionale e servizi innovativi (vedi scheda Mobilità); progetti di e-booking ed e-ticketing per i turisti mettendo in rete in tempo reale tutte le strutture museali e archeologiche della città.

Le nostre proposte

La transizione verso il Campidoglio 4.0. Per favorire la digitalizzazione e l’efficientamento dell’amministrazione capitolina, si lavorerà per:

Rafforzare il ruolo del Responsabile per la Transizione digitale di Roma per portare all’interno dell’Amministrazione le migliori tecnologie per farne una città digitale, utilizzando le risorse disponibili con il PNRR;

Promuovere lo strumento degli appalti innovativi per fronteggiare, attraverso l’innovazione di prodotto e di processo le sfide della città sostenibile, vivibile, intelligente: l’Amministrazione Comunale deve diventare un laboratorio di innovazione per una “città amica del clima”;

Entro i primi 100 giorni si procederà con l’avvio di un programma per la raccolta e la gestione coordinata dei dati prodotti dall’Amministrazione e dalle sue società partecipate, con l’obiettivo di creare un’intelligence di informazioni al servizio della città, del suo governo e del suo sviluppo;

Una vera cittadinanza digitale. Cittadini e imprese vanno posti al centro delle attività di Roma Capitale, rivedendo tutti i servizi in chiave digitale (digital first), semplificando i rapporti tra questi e l’amministrazione pubblica e realizzando nuove opportunità, anche ricorrendo alle nuove tecnologie e promuovendo una più ampia partecipazione democratica. Il lavoro sarà basato sulla facilità di accesso ai servizi da parte di cittadini e imprese, la formazione adeguata di dirigenti e operatori pubblici, la razionalizzazione interna della PA con il ridisegno di procedure semplificate e focalizzate sui risultati per gli utenti, l’interconnessione dei dati già in possesso della PA. È una direzione già intrapresa, a livello centrale e comunale, ma che stenta a decollare, e su cui va impressa una decisa accelerazione. Ciò richiede anche una deliberata azione dell’amministrazione capitolina di alfabetizzazione digitale dei cittadini, riducendo le disuguaglianze digitali al fine di consentire loro di usufruire effettivamente dei servizi potenziali della città intelligente.

Un modello dinamico di città va costruito a Roma nel medio-lungo periodo mettendo insieme tre nuovi strumenti: il CIM (City information modeling), BIM (Building information modeling) e GIS (Geographic information system). Questo consentirà una maggiore trasparenza nei confronti dei cittadini e un cruscotto decisionale per il Comune per erogare servizi migliori, ma ovviamente richiede l’adeguata formazione delle strutture capitoline. Con il CIM cambia totalmente il modo di approcciare il tema dei lavori pubblici: si passa infatti da un modello statico, che fotografa uno stato di fatto o un punto di arrivo, a un modello dinamico che gestisce l’intero ciclo di vita di infrastrutture e strutture, dalla pianificazione alla progettazione, costruzione, manutenzione fino alla ricostruzione, diminuendo i margini di errore e di conseguenza i costi. Il BIM è invece lo strumento con cui gestire tutti i beni nel patrimonio di Roma Capitale, dall’edilizia residenziale pubblica alle scuole, in modo che tutto sia tracciato e rintracciabile. Consente di controllare in tempo reale, con la certezza dei dati, quanto prodotto dalle ditte appaltatrici, nonché di gestire i contratti di servizio con le società in house, dal palo della luce spento alla strada non pulita, esercitando a pieno il controllo da parte del Comune.

Manutenzione urbana. Nel breve periodo dobbiamo intervenire rapidamente sui problemi sistematici che si presentano su strade e edifici pubblici. I servizi verranno assicurati da società private che operano come Total Facility Management (TFM) e, in ambiti specifici di rilevanza culturale e sociale, da società partecipate o in house. Vanno definite adeguatamente la tipologia dei servizi e le modalità di svolgimento ed effettuate gare a livello centrale (dividendo la città, ad esempio, in quattro quadranti) per la stipula di Accordi quadro da dare in gestione ai Municipi (RUP comunale e Direzione dei lavori municipale); con gare separate possono essere assicurate anche le figure professionali per le attività di cantiere. Sarà necessario dotarsi di personale capitolino di elevata qualificazione, in modo da creare una tecnostruttura per le funzioni di stazione appaltante e di controllo nella gestione dei contratti. Un ufficio sarà dedicato al coordinamento con tutti i soggetti coinvolti in scavi stradali e sottosuolo: società di pubblici servizi, municipi, vigili urbani, tenendo conto dell’articolazione territoriale della città.

Verde pubblico. La gestione richiede un insieme pianificato e coordinato di soggetti diversi, secondo le varie tipologie di verde, tenuto conto che il Servizio giardini, largamente sottodimensionato e mancante di alcune professionalità specifiche (es. agronomi o forestali), non può intervenire in forma diretta a fronte di un aumento notevole negli ultimi anni delle aree in carico al Comune. Primo, concessioni dove a fronte dell’utilizzo di un bene pubblico (es. un casale presente in un parco) il privato prende in carico della manutenzione di una o più aree verdi. Secondo, nuovi indirizzi alle società in house quali AMA (con interventi di diserbo stradale completi superando le distinzioni di competenze) e Zetema (che sta operando già a Villa Torlonia). Terzo, si darà spazio anche ad interventi proposti dal basso con progetti di cittadini singoli, condomìni, consorzi e comitati di quartiere. Questa partecipazione già avviata anche se finora mortificata può essere sviluppata per molti servizi, quali la pulizia, la manutenzione e il miglioramento di aree verdi, piazze o strade. In cambio, i cittadini che offrono il proprio lavoro per il bene pubblico possono ottenere riduzioni o esenzioni di tributi comunali. Quarto, affiancamento e supporto alle associazioni di cittadini che si prendono cura di spazi pubblici (es. Retake), soprattutto per il ritiro dei materiali di risulta. Quinto, concessioni per la potatura del patrimonio arboreo a società private con le qualificazioni professionali adeguate (vedi approfondimento in scheda Ambiente).

Il Dipartimento Lavori pubblici ha perso negli anni figure importantissime ed esperte che non sono state sostituite: da una parte è necessario incrementare le figure tecniche disponibili, ma nell’immediato dobbiamo stipulare protocolli d’intesa con le tante università e professionalità disponibili in città per collaborare su tutte quelle attività che si accavallano sulle scrivanie dei pochi tecnici presenti nell’amministrazione, dalle commissioni di gara alle commissioni di collaudo.

Il Dipartimento Partecipate è la struttura chiave per le società partecipate, che deve svolgere attività di indirizzo, coordinamento e controllo sull’insieme delle società, dando loro la necessaria autonomia gestionale. Il giusto rapporto tra controllante e controllato è assicurato dagli indirizzi strategici e operativi dettati da Roma Capitale (come socio unico, tramite il controllo analogo) con interessi comuni a beneficio della città. È necessario creare sinergie, in primo luogo tra ACEA, ATAC e AMA, in particolare sui temi energetici, per ottimizzare le risorse e mettere in comune i flussi informativi, anche informatici. Il personale capitolino di elevata qualificazione è cruciale per svolgere le funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo, capace di interfacciarsi sia con le partecipate che con le realtà territoriali dei quartieri.

L’istituzione dell’Ufficio Europa per l’attrazione sistematica delle diverse linee di fondi Europei orientandoli alla crescita e alla innovazione digitale e coinvolgendo i soggetti deputati a fare ricerca scientifica della città;

L’istituzione di specifici Uffici denominati “Spazio Europa” nei Municipi, con personale dedicato, appositamente formato e periodicamente aggiornato con compiti di: coordinazione con il Dipartimento Progetti di Sviluppo e Finanziamenti Europei di Roma Capitale; monitoraggio e ascolto delle esigenze del territorio; monitoraggio ed analisi dei programmi europei, diretti e indiretti; promozione di propri progetti e di supporto a tutti gli Uffici Municipali nella realizzazione di progetti europei compatibili (sia nella fase di progettazione che di rendicontazione); animazione e sensibilizzazione dei soggetti pubblici e del privato sociale del territorio sui processi di integrazione dell’Unione Europea, per una valorizzazione sana del partenariato pubblico-privato.

Riduzione delle barriere architettoniche. Roma dev’essere riqualificata in modo tale da garantire servizi adeguati e strutture senza barriere architettoniche così da consentire la fruibilità e l’accesso da parte di tutti, abitanti o turisti, compresi i non vedenti. Una città accessibile è uno spazio sociale “intelligente”, una smart city, che garantisce una buona qualità della vita a coloro che la vivono utilizzando tutte le tecnologie, gli strumenti e gli accessori a disposizione o adottando strategie di riconversione per una città a misura di tutti. Nello specifico, bisognerà:

garantire l’inserimento di tutti i richiedenti del trasporto disabili, dando precedenza alle persone con il più alto grado di disabilità;

rendere accessibili tutti i mezzi pubblici e le metropolitane per non vedenti e ipovedenti;

Inserimento nel tessuto cittadino di mappe tattili come ausilio per l’orientamento e la mobilità. Le mappe tattili sono strumenti di grande utilità per persone non vedenti o ipovedenti perché indicano il percorso. Sarà necessario spiegare le caratteristiche di un luogo consentendo l’elaborazione di una rappresentazione mentale dell’ambiente, ossia una mappa cognitiva che permette la fruizione indipendente della città.

garantire la fruizione dei servizi della pubblica amministrazione da parte di disabili, sia in presenza, ovvero rimuovendo le barriere architettoniche e garantendo l’accessibilità agli uffici pubblici, che da remoto tramite efficienti servizi di call center specializzate.

garantire l’accessibilità ai servizi culturali sia a persone con limitata capacità motoria che non vedenti mediante l’abolizione di barriere architettoniche e l’inserimento di pannelli, mappe o cartine in rilievo, percorsi audio guidati, strisce di segnalazione del percorso museale o visite guidate con personale specializzato, percorsi tattili plantari.

Elaborare piani per rendere la raccolta differenziata e l’individuazione di cassonetti su strada accessibile ai disabili, prestando attenzione alle loro esigenze attraverso un continuo dialogo con le associazioni di categoria;

Rendere più sicuri gli attraversamenti pedonali rafforzando il sistema dei semafori sonori e migliorare i percorsi tattili per eliminare le barriere percettive e facilitare gli spostamenti in autonomia.

Ambiente: la città del verde, del mare, dei fiumi

Roma è la capitale più verde d’Europa con un’estensione di 470 kmq che copre più di un terzo dell’intero territorio comunale. Il verde pubblico (verde urbano ed aree naturali protette) supera di gran lunga quello di Berlino (265 kmq), Madrid (257 kmq) o Parigi (33 kmq). La costa del Mare di Roma si estende per oltre 18 km, con un ricchissimo entroterra. A questo vanno aggiunti i fiumi di Roma, il Tevere e l’Aniene, per comporre un patrimonio ambientale da tutelare e da valorizzare, per la qualità della vita, per la bio-diversità, per l’ecosistema della città e della sua sostenibilità anche sociale. E’ un patrimonio complesso dal grande valore ambientale, paesaggistico, naturalistico, architettonico, storico, culturale e sociale.

Inoltre, il verde è elemento fondamentale di contrasto al fenomeno delle isole di calore, miglioramento della qualità dell’aria, drenaggio delle acque meteoriche, mantenimento del suolo contro il rischio idrogeologico. L’ambiente di Roma è elemento fondamentale per la salute individuale e collettiva e pertanto la sua fruibilità deve essere incentivata e alla portata di tutti: bambini, anziani, famiglie, turisti.

In particolare, il verde attrezzato di quartiere, le Ville Storiche e i giardini svolgono un’essenziale funzione sociale e ricreativa, di primaria importanza per il benessere. I suoi fiumi sono anche strutture di connessione urbana e punti di raccordo sociale, mantengono intatto il loro potenziale per lo sviluppo di nuovi modelli di aggregazione urbana, del tessuto sociale, culturale oltre che per il turismo. Inoltre, la diffusione capillare del verde pubblico in tutti i Municipi rende la sua fruizione accessibile per la cittadinanza in tutta la Capitale e ben si integra con la nostra visione della Roma dei 15 minuti.

Le criticità

Lo stato di abbandono in cui versa il patrimonio ambientale è sotto gli occhi di tutti e dipende da quattro aree di criticità su cui è urgente intervenire.

All’aumento delle superfici verdi da gestire è corrisposta la drastica riduzione dei dipendenti del servizio giardini (da 1200 a 400 giardinieri negli scorsi 25 anni) e l’utilizzo di appalti e servizi esterni in modo episodico ed errato.

Eccessiva centralizzazione e mancanza di modelli gestionali tarati sulla differente tipologia del patrimonio ambientale, eccessiva esternalizzazione, mancanza di coordinamento e controllo delle prestazioni, scarse capacità manageriali nella pianificazione ed organizzazione degli interventi. Queste mancanze gestionali hanno avuto un impatto particolarmente grave sulle Ville Storiche e sui fiumi che per loro natura hanno particolare bisogno di competenze e interventi coordinati.

La spesa di 1,21€/mq per il verde gestito da Roma Capitale è di gran lunga inferiore a quella delle altre amministrazioni europee (Berlino 1,39€/mq; Parigi 3,75€/mq Madrid 4,26€/mq)

La scarsità di visione e cultura dell’attuale amministrazione limita l’utilizzo dell’enorme potenziale del verde, del mare e dei fiumi della Capitale. Totalmente trascurata è, infatti, la loro capacità di poter contribuire all’attrattività turistica della città, e rinforzare così un settore fondamentale per la sua economia.

In questo contesto di debolezza sono state ignorate le situazioni emergenziali, come l’infestazione di Toumeyella Parvicornis, che sta mettendo a rischio l’intero patrimonio degli iconici Pini di Roma, situazione per la quale il Comune si è dimostrato irresponsabilmente inerme.

Le nostre proposte per il verde di Roma

Rafforzare e rilanciare il Servizio Giardini dal punto di vista quantitativo e qualitativo per aumentarne le capacità tecniche, gestionali e di controllo sui servizi esternalizzati.

Decentramento amministrativo della gestione delle aree verdi sotto i 20.000 mq ai 15 Municipi, ad esclusione del verde storico. Nuovi indirizzi alle società in house come Ama e Zetema per avere interventi coordinati (ad esempio sul diserbo stradale) superando le distinzioni di competenze.

Appalti unici per interventi sul verde verticale e orizzontale al fine di ottimizzare la programmazione degli interventi dal punto di vista qualitativo, economico e di tempi di intervento. Utilizzo estensivo dello strumento della concessione dove a fronte dello sviluppo di servizi commerciali (ad esempio spazi di ristorazione in casali o giardini) viene presa in carico la manutenzione.

Rilanciare il “Tavolo di lavoro interdipartimentale sulle alberature” per l’adozione delle linee guida e protocolli su:

Le principali problematiche esistenti (aspetti fitosanitari, interferenze, stabilità degli alberi, vetustà)

Schema del Piano di monitoraggio e di gestione delle alberature, compreso il censimento arboreo

Stesura dei piani del verde storico, archeologico, paesaggistico e cimiteriale

Definizione di linee guida e coordinamento con i municipi del piano di riforestazione urbana previsto dal PNRR che prevede la piantumazione 1 Mln di alberi a Roma

Costituire una task force ad hoc per attuare immediatamente un “piano emergenziale” di cura endoterapica al fine di fermare la strage dei Pini attaccati dall’infestazione di Toumeyella Parvicornis, che sta mettendo a rischio l’intero patrimonio degli iconici Pini di Roma

Valorizzazione delle Ville Storiche attraverso

Adozione di un modello di gestione ad hoc con un curatore responsabile che ne coordini la gestione a 360° nel rispetto della specificità di ciascuna villa, della sua vocazione storica e del suo valore per la cittadinanza.

Creazione di percorsi di interesse culturale e di incentivazione della cultura delle biodiversità

Aumentare e potenziare le infrastrutture che incoraggino e facilitino la fruizione cittadina del verde attraverso:

Accessibilità per i disabili

Garanzia di punti di ristoro

Incremento della presenza e della funzionalità delle aree ludiche per i bambini

strutture e arredi di accoglienza per famiglie e anziani (panchine e aree pic-nic)

percorsi e aree per lo sport e il benessere

servizi igienici con “punti bebè” muniti di fasciatoio

Aumentare la sicurezza attraverso la chiusura notturna dei parchi ove possibile e installazione di telecamere

Grazie all’adozione del Regolamento dei Beni comuni anche le aree verdi potranno esserne interessate in una gestione avanzata che esalti il protagonismo dei cittadini nella loro gestione e valorizzazione. Questo darà modo di rafforzare una più ampia collaborazione in cui gruppi di cittadini possono ottenere riduzioni di tributi comunali a fronte di un lavoro di cura e manutenzione.

Le nostre proposte per i fiumi di Roma

Trasformare l’attuale ”Ufficio Speciale Tevere”, che opera nell’ambito della Direzione Generale di Roma Capitale in “Ufficio Speciale Fiumi di Roma” con anche la responsabilità di coordinare l’attuazione dei singoli progetti.

Definire 10 grandi ambiti territoriali di Rigenerazione Urbana Integrata che coinvolgano aree limitrofe ai fiumi, come ad esempio la grande area prospicente all’affluenza dell’Aniene nel Tevere.

Promuovere progetti per la realizzazione di un sistema pubblico degli accessi ai fiumi basato sull’utilizzo degli argini come asse longitudinale della mobilità sostenibile, e discese trasversali lungo le sponde del fiume Tevere da Castel Giubileo alla foce del Tevere

Promuovere progetti per la riqualificazione delle aree spondali con l’obiettivo di renderle fruibili alla cittadinanza, facilitando allo stesso tempo la realizzazione di un piano per la sicurezza delle sponde coordinando le attività di gestione delle acque e pulizia dell’alveo con Regione Lazio e l’Autorità di Bacino

Sostenere attivamente e facilitare l’attuazione del 1° Programma triennale di azione ripartiamo dai nostri fiumi, del Contratto di Fiume Tevere relativo all’asta fluviale da Castel Giubileo alla foce

Avviare progetti che incentivino la conoscenza e la fruizione del verde e dei fiumi di Roma come leva di sviluppo e coesione sociale con la collaborazione delle associazioni di settore, le associazioni sportive, le scuole e i centri anziani. Più in generale, ideare, sviluppare e attuare un piano di comunicazione per innalzare:

la sensibilizzazione al rispetto e alla cura del verde pubblico come bene comune

la conoscenza del patrimonio verde e dei fiumi di Roma

Le nostre proposte per il mare di Roma

Roma è una grande Capitale internazionale che si affaccia sul Mediterraneo.

Eppure, per troppo tempo, una straordinaria risorsa come il mare e il suo straordinario potenziale turistico non sono stati valorizzati. Noi vogliamo tornare ad investire sul Mare di Roma che si estende per più di 18 km e sul suo entroterra per promuovere un nuovo modello di sviluppo sostenibile ed inclusivo, finalmente capace di tutelare, rilanciare e mettere a sistema il grande patrimonio culturale ed ambientale di cui dispone questa parte di città – la spiaggia, la pineta di Castelfusano, il Tevere, gli Scavi archeologici di Ostia Antica – in una visione che coniughi bellezza, crescita economica, sostenibilità, accessibilità e qualità della vita per residenti e turisti.

Promuovere un Patto per la rinascita del Mare di Roma che comprenda istituzioni, associazioni, forze sociali e imprese per rigenerare Ostia e il suo entroterra, attraverso investimenti adeguati a potenziare le infrastrutture e i servizi; migliorare i collegamenti con il resto della città e con l’Aeroporto di Fiumicino; la riqualificazione della ferrovia Roma-Lido; una migliore manutenzione della Via del Mare e della Cristoforo Colombo;

Approvazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili di Roma partendo dalle seguenti linee guida su cui aprire un dialogo con operatori e cittadini:

diversificazione dell’offerta turistico-balneare, rispettando la legge regionale che prevede almeno il 50% degli arenili da destinare a pubblica fruizione

recupero e rilancio delle spiagge libere e delle spiagge libere con servizi, creazione e migliore mantenimento dei varchi pubblici di accesso agli arenili

superamento del “Lungomuro” e  recupero delle visuali del mare, anche attraverso programmi di demolizione e ricostruzione degli impianti

Creazione, condivisa con la Regione Lazio, di strumenti innovativi e/o meccanismi premiali per le strutture che intendono investire in progetti di ammodernamento e sviluppo sostenibili in conformità alle linee guida del nuovo PUA.

Creazione di un ufficio extra-dipartimentale alle dirette dipendenze del Sindaco che, in stretto raccordo con il Presidente del X Municipio, si occupi di demanio marittimo, con il contestuale rafforzamento delle funzioni e delle unità di personale da destinare al Municipio di Ostia.

Pianificazione, in stretto raccordo con la Regione Lazio, che ha già iniziato ad investire in questa direzione, di interventi adeguati per la difesa e protezione della costa, anche attraverso l’utilizzo delle risorse della programmazione europea e del Fondo di Sviluppo e Coesione

Nuovo Piano Generale del Traffico Urbano per il Mare di Roma. Tutto il sistema della mobilità della fascia litoranea, dal Porto Turistico fino a Capocotta, deve essere ripensato verso soluzioni di mobilità sostenibile e di incremento del trasporto pubblico per migliorare l’accessibilità al mare e far vivere meglio i residenti.

Focus: per il benessere animale

Il benessere animale ha un valore di protezione dell’ecosistema e tocca la vita di migliaia di cittadini perché l’animale domestico è sempre di più parte della famiglia. È necessario, dunque, offrire servizi adeguati ai diversi bisogni.

Le nostre proposte

Rivitalizzare e riattivare “l’ufficio per i Diritti degli animali” con funzione di monitoraggio e di controllo dell’attuazione del “Regolamento sulla tutela degli animali” che preveda al suo interno una figura del Garante degli animali, responsabile anche dell’applicazione delle Strategie Nazionali per la biodiversità che curerà i rapporti con le associazioni del settore, con processi di collaborazione strutturati e ambiti di competenze definiti.

Aumentare la ricettività dei canili e gattili con dignitose strutture di cura e accoglienza, favorendo patti di collaborazione e deleghe in rapporto strutturato con l’associazionismo di settore che punti a favorire e velocizzare l’adozione

Sviluppare il Bioparco favorendone anche la funzione di centro per il recupero di animali selvatici provenienti anche dai circhi

Costruiremo a Roma il primo grande ospedale pubblico veterinario del Paese nella riserva naturale della Marcigliana

Asili e scuole: una comunità educante

Roma ha un enorme potenziale inespresso sul fronte delle politiche educative. Le carenze e i punti deboli, in questi cinque anni, hanno subito un ulteriore peggioramento.

Anche prima dell’emergenza Covid-19 la qualità del servizio offerto, in particolare riguardo la fascia educativa 0-6, ha subito un calo drammatico. Gli asili comunali soffrono una importante flessione negativa  di iscrizioni: mentre le Istituzioni arretravano su questo fronte, è cresciuto e si è aggravato il divario tra centro e periferia, ai danni delle fasce sociali più deboli.

È tempo di invertire questa tendenza.

Tanto gli asili nido quanto il potenziamento dell’offerta formativa extracurricolare e la cura degli edifici scolastici sono infrastrutture strategiche sul fronte dello sviluppo, della conoscenza e della inclusione sociale. Diffondere e implementare i servizi educativi e di istruzione nell’oggi significa, quindi, innescare un circolo virtuoso per avere, domani, un cambiamento profondo della società: la Roma del futuro, il suo capitale umano, si costruisce qui.

La normativa regionale offre strumenti per ridurre le disuguaglianze e la povertà educativa e superare il concetto di servizio di asili a domanda individuale (fruibile per chi ne fa richiesta) e concorre ad affermare il diritto soggettivo di bambini e bambine di essere persone di oggi e non soltanto adulti di domani. Roma potrà accedere alle risorse Sono stati inoltre stanziate dalla regione Lazio pari a 51 milioni di Euro per il sistema dei servizi educativi, a cui si aggiungono i 5 milioni di euro contenuti nel Next Generation Lazio oltre ai fondi previsti per le scuole degli enti territoriali nel PNRR.

Abbiamo dunque strumenti e risorse per riprendere un cammino virtuoso e superare le attuali criticità del sistema scolastico cittadino.

Scenario attuale e elementi di criticità

Il percorso virtuoso di Roma Capitale negli anni 2001-2010 aveva consentito di aumentare sia la copertura che la qualità dei servizi educativi di Roma. Un percorso virtuoso che è andato via via affievolendosi. Ad oggi, il Comune di Roma investe risorse insufficienti su interventi per l’infanzia, minori e asili nido. Questa carenza non ha finora permesso di superare le maggiori criticità che affliggono la scuola dell’infanzia a Roma, ovvero:

Rette annuali troppo alte rispetto alle altre grandi città e alla minor qualità del servizio. La retta annuale del 2020/2021 a Roma per una famiglia a basso reddito (2 genitori ed un bambino <3 anni con ISEE pari a 19.900€) è stata di ben 2.296€, di gran lunga più costosa di Milano (€2.024) e Napoli (€1.863). Questi costi elevati sono il risultato di un costante aumento delle rette – di circa il 30% – nel periodo 2015-2019.

Inaccettabili disparità e squilibrio nell’offerta di posti negli asili nido tra i municipi. Durante gli ultimi decenni, il trasferimento di migliaia di nuclei familiari dalle zone più centrali verso zone più periferiche ha portato ad un eccessivo squilibrio tra domanda ed offerta di servizi della scuola dell’infanzia: i bambini della fascia 0-6 anni sono maggiormente concentrati nelle zone a ridosso del GRA, proprio dove la percentuale dei servizi educativi è più bassa.  Criticità si riscontrano poi anche nella qualità del lavoro del personale.

I coordinatori educativi (attuali POSES), essendo troppo pochi, sono spesso costretti a ruoli puramente amministrativi per sopperire alle carenze di sistema, a discapito della loro importante funzione pedagogica.

Le recenti selezioni del personale hanno ignorato le disposizioni legislative riguardo ai criteri di qualità o comprovata esperienza lavorativa necessari per le nuove assunzioni.

Come se non bastasse, l’edilizia scolastica cittadina rimane investita da gravi problemi e carenze strutturali, quali:

Presenza diffusa di edifici scolastici in condizioni disastrose, in una città dove molti tra gli edifici scolastici risalgono all’ondata di espansione edilizia degli anni sessante e settanta del 1900.

Mancanza di programmazione e coordinazione nelle politiche di gestione dell’edilizia scolastica. Troppo spesso, ancora, gli interventi rimangono frammentati e si limitano a misure ad hoc effettuate in situazioni emergenziali.

Mancanza di un chiaro ed efficacie piano di manutenzione straordinaria, necessario per la messa in sicurezza e l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici scolastici.

È tempo di invertire questa tendenza.

La scuola a Roma deve puntare su una nuova capacità progettuale dell’amministrazione, in grado di fornire un impulso duraturo e stabile al sistema educativo, in modo competente, innovativo e lungimirante, mettendo al centro il dialogo con educatori, operatori per l’infanzia, presidi, genitori, personale scolastico. Quel dialogo che è mancato in cinque anni e che ha causato un peggioramento nell’offerta dei servizi e un aumento delle disparità, perché la scuola significa soprattutto uguaglianza, nel più alto significato indicato dall’articolo 3 della Costituzione.

 

La strategia di breve periodo

Roma deve diventare l’apripista dell’attuazione delle novità legislative che Stato e Regione hanno adottato in tema di servizi educativi e tornare ad essere un polo di eccellenza.

 

Aumentare i posti a disposizione e l’accesso alla scuola dell’infanzia cominciando dalle zone, in particolare quelle attorno al GRA, dove maggiore è il bisogno in rapporto alla popolazione. Individueremo inoltre, con uno specifico regolamento capitolino, criteri adeguati per garantire un’offerta territorialmente in linea con le esigenze delle famiglie. Ciò soprattutto tenuto conto che i quadranti a minore intensità di servizi sono quelli più vicini a luoghi all’aperto delle periferie. Questa azione consentirebbe altresì di dare concreta attuazione ai Poli per l’infanzia, rivolti a tutti coloro che hanno dagli 0 ai 6 anni, proprio per garantire continuità territoriale e educativa agli abitanti dei quartieri romani;

Creare un sistema integrato di servizi in cui il Comune e i Municipi  possano instaurare una collaborazione virtuosa anche con il privato sociale, che assume un ruolo attivo e propositivo all’interno di questo sistema. In questo quadro, il ruolo del pubblico è fondamentale per garantire il coordinamento fra le esperienze e il controllo permanente  sulla qualità del servizio offerto.

Ampliare la gratuità dei nidi. Questo è il principale sostegno che il Comune deve dare alle famiglie, garantendo l’accesso ai loro figli a servizi di qualità, proteggendone il reddito familiare. Vanno rimodulate a questo fine le risorse nazionali già stanziate dal governo e che non vengono spese dal Comune, estendendo la platea dei beneficiari;

Censire accuratamente l’attuale offerta di servizi educativi dell’infanzia sul territorio comunale, atta a stilare una puntuale lista di priorità;

Effettuare una ricognizione degli immobili di proprietà comunale ove istituire nuovi servizi educativi, valorizzando le esperienze di outdoor education sperimentali ed autonome, allo stesso tempo migliorando e mettendo a norma le strutture esistenti. Occorre il monitoraggio dello stato di salute delle strutture e in particolare degli spazi verdi annessi per elaborare un successivo piano di riqualificazione.

Monitorare la qualità dell’offerta e la verifica dei requisiti attraverso i Coordinamenti Pedagogici Territoriali per organizzare, nel miglior modo possibile, la risposta alla domanda dei cittadini e attrarre le famiglie nel sistema dell’educazione e dell’istruzione per l’infanzia. Sono altresì necessari: (a) Piano di localizzazione; (b) bando di iscrizione aperto e senza limiti territoriali dei municipi; (c) semplificazione delle procedure di iscrizione; (d) promozione cittadina del servizio 0-3 e anche 3-6 con investimento comunicativo diretto alle famiglie;

Intervenire sul servizio mensa garantendo la qualità del cibo – promuovendo cibo a km 0 dalla filiera dell’Agro romano – e del servizio e ripristinando le “Commissioni Mensa” costitute dai genitori che veniva puntualmente chiamati a verificare la qualità ed economicità del servizio mensa.

Restituire dignità e professionalità al personale educativo. È necessario restituire dignità e investire nella professionalità del personale dei servizi educativi.  I rapporti con il personale (che rappresenta ¼ dell’intero personale capitolino) vanno recuperati in termini di dialogo, fiducia e coinvolgimento.

Riorganizzare le mansioni ed i carichi di lavoro delle POSES, ridefinendo gli “ambiti” scolastici. Valuteremo l’istituzione, nei municipi, di un Ufficio di segreteria dedicato ai coordinatori pedagogici per rispondere a tutti gli impegni amministrativi e sollevare i coordinatori da mansioni che li distolgono dagli aspetti pedagogici.

Ripristinare il Coordinamento Pedagogico Centrale.

Strategia di legislatura: una visione per la scuola dell’infanzia

Gli obiettivi a lungo termine sono quelli del “Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni” nazionale e della legge regionale del 2020. Saranno questi obiettivi a costituire la bussola della nostra azione per:

implementare i servizi educativi 0-3 e 3-6 (sistema integrato 0-6 anni), con l’obiettivo di rendere il servizio educativo non più a domanda individuale ma universale;

migliorare la qualità del servizio offerto, in maniera tale che sia competitivo e appetibile per le famiglie oltre che per l’esperienza educativa che le bambine e i bambini possono svolgere;

realizzare nuovi Poli per l’infanzia 0-6 anni e incrementare quelli esistenti rafforzandoli sotto il profilo formativo del personale e strutturale (adeguata formazione e supervisione);

implementare i servizi di sostegno alla genitorialità come “Spazio Insieme” e “Spazio Lettura”, prevedendo un’adeguata formazione del personale e la necessaria supervisione;

lanciare un piano di monitoraggio e manutenzione ordinario allo scopo di riqualificare le strutture, assicurare l’efficientamento energetico e garantire adeguati spazi verdi;

combattere fermamente l’abusivismo attraverso l’azione di monitoraggio e verifica, attribuita all’ente locale di prossimità dalle normative nazionali e regionali;

rilasciare le autorizzazioni al funzionamento attraverso un protocollo cittadino senza differenziazioni municipali, da parte di commissioni tecniche multidisciplinari (coordinatrice, dietista, ufficio tecnico strutture, Asl, ecc.), verificando nel tempo il mantenimento dei requisiti;

garantire formazione di qualità per tutto il personale educativo dei nidi e quello insegnante della scuola dell’infanzia, coordinatori compresi, rivedendo il sistema delle attribuzioni del personale supplente;

dare impulso alla partecipazione delle famiglie agli organi di gestione e consigli di scuola.

Le scuole di Roma: aperte e accoglienti

 

Grazie a un attento lavoro sugli spazi e al dialogo con gli operatori del mondo della scuola, punteremo a tenere le scuole aperte per tutto il giorno, rendendole poli civici e di aggregazione per il territorio. Le scuole aperte saranno una risposta alla crescente domanda di consumi culturali delle nuove generazioni. Nei nostri ragazzi e nelle nostre ragazze è già viva una voglia di partecipare, di aumentare le esperienze, come i loro coetanei europei. Già molti di loro trascorrono periodi all’estero durante la scuola secondaria: a tutti e a tutte dobbiamo offrire opportunità, non un sistema chiuso. A maggior ragione, lo dobbiamo ai giovani delle zone più periferiche dove è più forte il sentimento di esclusione sociale, a cui dovremo offrire più occasioni di scambio.

È importante capire che la loro sarà fruizione, ma anche produzione di cultura a beneficio dei loro territori e di tutta la città.

Ripensare il ruolo e la funzione dei plessi scolastici lungo tutto l’arco della giornata favorirà la diffusione di metodi didattici complementari alla lezione frontale e strategie didattiche innovative.

La legge sull’Autonomia scolastica (DPR 275/99) ha disegnato un modello di scuola inclusiva, trasformandola in un luogo d’incontro e di accoglienza capace di integrare e completare l’offerta formativa con attività extracurricolari da progettare e realizzare in sinergia con le istituzioni e il terzo settore.

Questo modello, per essere diffuso, ha bisogno che le scuole diventino un luogo dove è bello rimanere dopo l’orario scolastico, per trascorrere il tempo in attività pomeridiane e serali in spazi accoglienti e attrezzati.

 

Per questo lavoreremo ad un ufficio speciale e ad un fondo per sostenere l’apertura delle scuole oltre il suono della campanella come luoghi aperti alla città.

 

Gli edifici scolastici di Roma hanno bisogno di una “cura-shock”. Necessitano di più manutenzione, ma anche di migliore manutenzione, che può essere sviluppata attraverso sistemi di gestione digitale sempre più evoluti. Si deve intervenire nelle scuole per migliorarne l’efficienza energetica, per adeguarle a standard sempre più ambiziosi sul piano ecologico.

 

Ancora oggi, una quota troppo alta di scuole non ha una palestra, o un laboratorio didattico attivo e funzionante. In questo straordinario rilancio degli investimenti si dovrà intervenire anche su questo punto.

I cortili pertinenziali delle scuole, spesso oggi usati solo come parcheggi, rispondono certamente a un problema (quello degli spostamenti casa-lavoro), ma tolgono spazio e occasioni per la socialità, l’educazione oltre lo spazio della singola aula, la formazione sperimentale. In poche parole, tolgono spazio all’essere scuola. Costruendo un migliore rapporto tra le scuole e il territorio, in un sistema che si trasforma sempre più in comunità educante, si potrà trovare una soluzione diversa al problema, senza sacrificare il ruolo sociale della scuola.

Questo è solo un esempio per comprendere che senza intervenire sulla qualità e la funzionalità degli spazi, anche la trasmissione di conoscenza e la possibilità di integrazione, che dovrebbero caratterizzare la scuola, ne risentono.

3.Le risorse di Roma. La città che cresce e lavora

Roma, unicum nel panorama Europeo, negli ultimi dieci anni è cresciuta molto meno della media del Paese. Lontana dall’essere un traino per l’Italia, ruolo che una capitale dovrebbe ricoprire, è invece diventata un fardello. Anche per questo, oggi, la ripresa dell’Italia e l’uscita dalla crisi pandemica – e da oltre vent’anni di stagnazione economica – dipende dalla rinascita economica e culturale della Capitale.

Negli anni del boom economico, Roma cresceva grazie ad un modello economico imperniato su tre assi: una manifattura minoritaria, ma robusta che veniva alimentata, oltre che dall’export, dal mercato interno in espansione e commesse dell’industria di stato. L’edilizia, alimentata dalla rapida espansione della città, che attraeva grandi capitali e produceva posti di lavoro, seppur nel terziario a basso valore aggiunto. Il settore pubblico e quello turistico e culturale, che sostenevano i consumi.

Dall’inizio del nuovo secolo i meccanismi di quel modello sono inceppati. Il peso dell’industria nel valore aggiunto si è ridotto. La competitività dell’industria romana sconta la sua limitata capacità di innovare e creare sinergie con la rete dei servizi alle imprese. Il settore delle costruzioni è stato fiaccato da una decennale stagnazione del mercato immobiliare, aggravata dal prolungarsi della pandemia. Più in generale, un’economia come quella di Roma – dipendente dai consumi dei residenti e dall’export di servizi legati alla filiera del turismo internazionale – ha risentito in maniera sproporzionata degli effetti economici del COVID-19. Anche il settore pubblico, tradizionale elemento di sostegno all’economia, si è indebolito sotto il peso di tagli di bilancio e il blocco pluriennale della contrattazione collettiva nel pubblico impiego ha congelato il potere d’acquisto delle migliaia di famiglie residenti a Roma i cui redditi derivano da pubbliche amministrazioni: comunali, regionali, statali.

Ereditiamo, dunque, una situazione molto difficile. Per uscirne e riprendere un cammino di lavoro e crescita la prima urgenza è avere una chiara visione di politica economica, un indirizzo di marcia che faccia lavorare insieme quello che a Roma c’è: eccellenze imprenditoriali, industrie avanzate, competenze di livello internazionale, grandi università. Tutti ingredienti fondamentali per diventare la protagonista della rinascita del Paese.

 

Una forte politica romana per lo sviluppo

C’è, qui, un ruolo essenziale del Comune, una sua missione chiave e trasversale. Una politica per il lavoro e la crescita deve riconoscere e accompagnare le grandi vocazioni presenti a Roma, dal turismo, all’industria, al commercio, ai servizi alle famiglie, alle imprese e anche alla agricoltura dell’agro romano. Il Comune ha molti strumenti a disposizione, dalle regolazioni economiche a quelle urbanistiche, e ne deve creare di nuove, come un’agenzia per l’attrazione degli investimenti, che valorizzi la riconoscibilità globale del nome di Roma, che organizzi network di imprese e investitori, e che sia da punto di riferimento unico (one-stop shop) per gli investitori internazionali, riducendo drasticamente il rischio regolatorio. Deve soprattutto porsi al centro del sistema di relazioni necessario ai progetti di lavoro e sviluppo, con l’obiettivo di innalzare – in sinergia con le parti sociali – la qualità oltre che la quantità di lavoro, promuovere una crescita sostenibile di lungo periodo e accelerare i processi di trasformazione e innovazione tecnologica.

Dopo gli insuccessi di un approccio ideologico al mercato e alla globalizzazione che ha seguito la crisi finanziaria, occorre definire moderne politiche industriali, basate sulla capacità del settore pubblico di “fare con”, cioè di interagire in maniera virtuosa e intelligente con attori privati, nazionali e esteri, favorendone la capacità di innovazione e di sviluppo sostenibile. Occorre costruire ecosistemi: luoghi fisici che attorno a una vocazione principale sviluppano zone urbane caratterizzate dalla presenza di aziende, istituti di formazione e ricerca, enti pubblici e privati con una missione compatibile e coerente. Concentrarsi sugli ecosistemi consente di evitare soluzioni parziali e offrire una missione chiara alle riqualificazioni. Gli ecosistemi non vanno ‘inventati’ sulla base di idee astratte, basta dedicarsi con metodo a supportare le forze già presenti in città: i settori della cultura della musica e dell’arte; i settori industriali dell’aerospazio, dell’energia e delle tecnologie verdi; il settore della convegnistica e del turismo, con le possibilità di incrocio tra ingegneria, intelligenza artificiale, patrimonio culturale.

Un progetto in particolare, tra quelli che si sono affermati negli scorsi anni, e che dà il senso concreto di questo approccio, è il Rome Technopole, promosso dalle tre università pubbliche di Roma, da Unidustria e già supportato dalla Regine Lazio. Il Comune darà ad esso un convinto sostegno, contribuendo ad individuare il luogo ideale, e con misure di accompagnamento adeguate in ambito urbanistico, regolatorio, dei trasporti.

Ma parlare di ecosistemi, lavoro, crescita, non significa solo tecnologia e innovazione: a Roma il settore culturale e creativo è fondamentale driver di crescita e lavoro. Roma sostenibile ha bisogno di una vera diffusione della cultura e i grandi finanziamenti di sostegno culturale legati al PNRR, vanno concepiti e realizzati in un quadro di insieme, capace di restituire forza al turismo e agli investimenti internazionali.

Lavoro: la città del patto per l’occupazione e lo sviluppo sostenibile

Negli ultimi venti anni Il lavoro è cambiato profondamente in tutto il mondo riflettendo un sistema economico sempre più orientato verso l’economia terziaria e della conoscenza. Nell’assenza di una strategia per lo sviluppo e l’inclusione sociale, a Roma questi processi hanno portato ad un indebolimento dell’amministrazione pubblica e della struttura produttiva cittadina con una riduzione delle opportunità di lavoro di qualità e di mobilità sociale, che sono tra le cause fondamentali della crisi della città.

Roma ha tre principali criticità: lavoro precario e di bassa qualità, poca innovazione, disparità di reddito e di livelli occupazionali tra i territori. E’ una condizione che crea diseguaglianze: tocca le fasce più giovani, interessa il territorio in maniera diversa con marcate differenze tra municipi centrali e periferici che variano ad esempio dal 17% di disoccupazione a Tor Cervara al 4,9% dei Parioli. Numeri certamente peggiorati dalla pandemia.

Sono debolezze aggravate dalla mancanza di crescita nei settori a più alto valore aggiunto (telecomunicazioni, informatica, servizi alle impese, finanza-assicurazioni) che è sottodimensionato rispetto alle altre grandi capitali europee. Nonostante la presenza di insediamenti produttivi importanti e imprese multinazionali pubbliche e private, Roma è agli ultimi posti in Europa per livello di occupazione nel terziario avanzato (al 24%), al di sotto di Milano (28%) e con livelli inferiori a città come Londra (39%) e Monaco di Baviera (36%). Roma, a differenza delle città più dinamiche, non svolge una funzione di traino dell’economia verso i settori a più alta produttività e qualità del lavoro. È rimasta indietro nel processo di transizione verso l’economia della conoscenza.

Recuperare questo ritardo è una necessità non più rinviabile per il futuro di Roma I temi del lavoro e dello sviluppo devono tornare al centro di una strategia di rilancio con un doppio obiettivo: ricucire le tante fratture sociali e territoriali cresciute in questi anni e contribuire alla promozione di un nuovo modello sociale ed economico, che tenga insieme partecipazione, inclusione e crescita.

 

Un nuovo Patto per il lavoro e lo sviluppo

 

Promuoveremo allora una stagione nuova di concertazione territoriale tra l’amministrazione Capitolina, i sindacati, le imprese, le associazioni dell’economia cittadina, per includerle sistematicamente e con trasparenza nei processi necessari alla ripresa dell’economia e dell’occupazione.

 

Un Patto è un riconoscimento, ma è anche un’assunzione di responsabilità; è l’idea che il ruolo di ognuno si rafforza ed è più efficace se si condividono obiettivi e strumenti; è l’impegno ad una consultazione sistematica e trasparente per identificare le priorità economiche e sociali e condividere le misure e le strategie; è un metodo che porterà la città a beneficiare al massimo delle competenze e delle esperienze che esistono a Roma, ma che oggi sono ignorate o marginalizzate.  E’ un metodo che rafforza l’incisività e la legittimazione della azione di governo, che non viene calata dall’alto, ma cresce in modo inclusivo nella città.

 

Il Patto è il metodo che scegliamo perché corrisponde alla nostra idea di un’economia che funzioni per tutti, e lo scegliamo perché è più efficace.

 

Sono quattro gli ambiti del Patto

 

La fornitura di servizi pubblici e la governance delle aziende municipalizzate, per ottenere una maggiore partecipazione responsabile da parte dei lavoratori e delle loro organizzazioni nonché dei cittadini. Aumentare la qualità del lavoro e l’efficienza delle aziende. Assicurare la trasparenza e la solidità delle scelte industriali per assicurare ai cittadini migliori servizi ed aumentare l’occupazione attraverso la gestione pubblica diretta efficace ed efficiente.

Definizione di politiche per attrarre investimenti che abbiano ricadute di lungo periodo, creando occupazione in settori ad alto valore aggiunto e alta concentrazione tecnologica e creino posti di lavoro stabile e ben retribuito;

Attuazione di un sistema di welfare locale più attivo ed inclusivo, in chiave di maggiore protezione sociale e maggiori investimenti nella formazione, per formare una classe di lavoratori altamente qualificati e adeguatamente retribuiti;

Affrontare le disuguaglianze socioeconomiche ed il crescente disagio sociale che colpisce vasti territori di Roma Capitale.

Se il Patto è un processo e un metodo, si concretizza in misure specifiche, misurabili e verificabili, per:

creare le condizioni per garantire l’occupazione di qualità;

investire sulle donne e gli uomini che formano l’organico dell’amministrazione;

potenziare le opportunità formative e occupazionali per le donne e i giovani.

Creare le condizioni per un’occupazione di qualità

Il comune dispone di svariate leve per governare direttamente e indirettamente il mercato del lavoro locale. In particolare, si lavorerà per:

 

Contrastare attivamente il ricorso al lavoro nero e assicurare la tutela della dignità del lavoro e degli standard di sicurezza e livelli salariali in linea con i contratti collettivi nazionali

Creare un “marchio di qualità del lavoro a Roma Capitale”, allo scopo di certificare, rendere riconoscibili e ove possibile premiare i pubblici esercizi e le aziende private che garantiscono ai lavoratori standard di trattamento economico e normativo, privilegiando le forme contrattuali più stabili e garantite

Stabilire un osservatorio del settore delle piattaforme digitali che operano a Roma, in continuità e collaborazione con il lavoro avviato dalla Regione Lazio, al fine di favorire, nell’ambito delle competenze e funzioni proprie del Comune, politiche di sostegno alle lavoratrici, ai lavoratori e alle imprese che applicano i CCNL

Elaborare piani d’azione per territori a disoccupazione zero, sfruttando il potenziale di crescita e creazione di nuova occupazione in progetti di imprenditoria e innovazione sociale che vedano protagonisti i quartieri, i municipi, le fondazioni bancarie, le università e le scuole tecniche professionali e i soggetti del terzo settore già da tempo attivi nella sperimentazione di nuovi modelli di imprenditoria sociale o nella riconversione di imprese esistenti.

Creare l’Agenzia del lavoro e della Formazione: Costituiremo, in stretto raccordo con la Regione Lazio, una struttura fisica congiunta ed unica di servizi comunali e regionali per assicurare la messa a terra di progetti di impiego e reimpiego in favore di disoccupati, inattivi e persone in cerca di prima occupazione. L’agenzia opererà in stretta sinergia con soggetti pubblici (Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia) e privati (fondazioni bancarie, investitori istituzionali) finanziando progetti a impatto di infrastrutturazione sociale, rigenerazione urbana, riconversione e recupero produttivo che abbiano come obiettivo primario quello di contribuire alla creazione di nuova occupazione, soprattutto nelle aree della città in cui sono più elevati la disoccupazione e il rischio esclusione sociale.

Investire sulle donne e gli uomini dell’amministrazione

La macchina comunale è essenziale per la trasformazione della città. Per questo Roma Capitale deve diventare un datore di lavoro modello: sul piano dei diritti, dell’organizzazione, della formazione dei dipendenti.

 

Il nostro programma di modernizzazione della macchina comunale prevede di:

 

Bloccare ogni nuova esternalizzazione ed avviare una progressiva internalizzazione dei servizi pubblici essenziali e del personale che vi lavora

Contrastare la precarizzazione dei lavoratori coinvolti nella fornitura di servizi pubblici essenziali, anche con il ricorso a clausole sociali, ambientali e di genere negli appalti pubblici di Roma

 

C’è un lavoro importante da fare sul piano organizzativo. I dipendenti pubblici di Roma Capitale non sono solo diminuiti, sono male organizzati le loro competenze sono diventate obsolete. Per invertire la rotta occorre:

 

ridare dignità alla figura del dipendente pubblico, aumentandone responsabilità e ruolo, investendo sulla formazione continua e su modelli organizzativi che migliorino la qualità delle loro condizioni di lavoro

espandere la dotazione organica di personale e dei dirigenti – in costante diminuzione negli ultimi dieci anni – per rispondere alla forte crescita della richiesta di servizi proveniente dai cittadini e dalle imprese con particolare attenzione alle diverse necessità di personale tecnico e amministrativo dei municipi, della polizia locale e del personale educativo scolastico.

Riorganizzare gli organici allo scopo di assicurare la corrispondenza tra l’esperienza dei manager pubblici ed il settore che sono chiamati a dirigere.

investire sulle competenze interne alla pubblica amministrazione romana, valorizzando quelle già presenti e favorendone di nuove in linea con le sfide della digitalizzazione. Gli investimenti in formazione e ricerca sono fondamentali per riposizionare tutto il sistema economico-produttivo romano verso l’alto e su questo avvieremo rapporti di collaborazione con le Università che sempre più debbono essere coinvolte nel processo di formazione continua dei lavoratori pubblici.

 

Investire sulle donne e sui giovani

Donne e giovani sono le categorie sociali più penalizzate dalle debolezze strutturali del sistema economico italiano, messe a dura prova anche dalla pandemia. Una realtà che mina in profondità l’assetto e le prospettive economiche e sociali della nostra città. Il Comune dovrà massimizzare la collaborazione con la Regione Lazio che ha le competenze dirette su questa materia, per rafforzare le politiche attive del lavoro con iniziative che si basano su tre pilastri: occupabilità dei lavoratori, imprenditorialità e pari opportunità.

Allo scopo di incrementare  l’occupazione di qualità di donne e giovani si lavorerà congiuntamente con la Regione Lazio per:

Realizzare programmi di sensibilizzazione a partire già dalle scuole medie mirata sia agli studenti che alle famiglie allo scopo di far comprendere l’importanza delle discipline tecnico/scientifiche e della formazione professionale, informando rispetto alle importanti prospettive lavorative collegate a queste carriere

Ricorrereall’uso strategico delle politiche abitative del Comune in collaborazione con l’Agenzia sociale per le politiche abitative (vedi scheda sulla Casa) in modo da garantire alloggi a prezzi calmierati per studenti universitari in zone limitrofe ai grandi poli universitari romani

Sostenere, in collaborazione con gli atenei della città, programmi per il diritto allo studio dei giovani con basso reddito attraverso borse di studio per studenti meritevoli e con altre forme di incentivi legati ad esempio all’erogazione di servizi di mensa e di trasporto pubblico locale, all’accesso alle manifestazioni ed iniziative culturali

Attivare e patrocinare nuove forme di collaborazione con i centri per l’impiego e le realtà imprenditoriali e sindacali della Città Metropolitana per create reti cittadine che favoriscano l’alternanza scuola lavoro per studenti delle scuole superiori ed il potenziamento dell’offerta di tirocini per gli studenti universitari degli atenei romani

Allo scopo di favorire l’imprenditorialità femminile e giovanile si lavorerà per:

Incentivare e supportare la creazione di imprese nei servizi ad alto valore aggiunto e con prevalente o totale partecipazione giovanile o femminile attraverso l’uso strategico della fiscalità comunale, come ad esempio detassazione della TARI, esenzione dal pagamento dell’addizionale comunale IRPEF o dell’aliquota IMU

Supportare l’imprenditorialità diffusa unificando sportelli di assistenza, rafforzandone gli strumenti digitali per diffondere e coordinare le opportunità esistenti, accompagnare i giovani e le donne nell’elaborazione di progetti efficaci

Cultura: la città delle arti, della scienza, della creatività e del talento

Roma è la città della luce, che sorprende e innamora. La cultura prodotta e fruita a Roma è da sempre un elemento fondamentale dell’identità del nostro paese e cardine della sua proiezione nel mondo. È questa la motivazione, insieme alla presenza dei luoghi religiosi, che spinge ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo a visitare i musei, le aree archeologiche e la bellezza diffusa della nostra capitale, che stimola ricercatori a studiarne le vicende o artisti a creare opere. Roma è anche il più ricco e articolato polo scientifico del Paese. È una città della cultura, una città dell’intelligenza, che ha bisogno di una strategia organica che investa tutti i settori perché questa sua unicità possa esprimersi in pieno.

La sostenibilità dello sviluppo è il prodotto di politiche e delle scelte di persone e comunità, La partecipazione alla vita culturale e il senso di appartenenza a una comunità che si genera tutelando, valorizzando e sviluppando il patrimonio culturale sono elementi cruciali per una cittadinanza consapevole e sostenibile.

Negli anni dei sindaci di centrosinistra Roma ha vissuto una grande stagione culturale fatta non solo di grandi eventi ma anche della restituzione a cittadini e turisti di nuovi spazi per la produzione e fruizione della cultura. La “luce” di Roma in quegli anni è stata in grado di trasformarsi in nuova energia per tutta la città. Negli anni successivi quella spinta si è arrestata o rallentata. Su un quadro già difficile si sono abbattuti gli effetti della pandemia, che hanno colpito profondamente l’industria e tutti gli operatori culturali, paralizzando intere filiere e mettendo in difficoltà migliaia di famiglie.

Roma soffre di deficit strutturali nel rapporto con la cultura e la produzione di conoscenza che generano, tra l’altro, le seguenti criticità:

Assenza di strategie di lungo periodo, capaci di collocare cultura e conoscenza al cuore del progetto di sviluppo della città. Ne deriva una scarsa sinergia tra istituzioni e stakeholder, aggravata da una carenza di dati per orientare le scelte. Di conseguenza i processi decisionali sono frammentati e le competenze, a partire da quelle nelle università, non sono coordinate e valorizzate. Il risultato è da un lato una frammentazione dell’offerta culturale e della sua comunicazione con disorientamento sia per i cittadini sia per i turisti, e dall’altro una forte carenza nel rapporto tra comunità scientifica, città e apparato produttivo.

Carenza di luoghi dedicati alla cultura, alla creatività e alla socializzazione, in particolare per le giovani generazioni, a cui si aggiunge un’attività di repressione dei luoghi autogestiti senza una visione di riqualificazione, di integrazione e rilancio delle attività e dei servizi.

Forte squilibrio dell’offerta culturale, ancora troppo concentrata nei quartieri più centrali e relativamente carente nei quartieri più periferici;

Precarietà del lavoro diffusa, incertezza occupazionale e mancanza di protezione sociale per i lavoratori della cultura;

Mancata valorizzazione del brand Roma sia verso il resto del paese che a livello internazionale, con l’aggravante di una scarsa consapevolezza nella comunità cittadina del ruolo che il cinema e l’audiovisivo possono avere sia sull’indotto sia sulla promozione dell’immagine della città;

Mancata valorizzazione culturale del Fiume Tevere, cuore “dimenticato” della città.

La vita culturale intrecciata allo sviluppo di conoscenza, possono e devono essere oggi il volano dello sviluppo sostenibile, intelligente ed inclusivo di Roma.

Ma serve un nuovo approccio partecipato e unitario che consideri lo sviluppo di cultura e di conoscenza come condizioni indispensabili per una cittadinanza consapevole e sostenibile, per favorire la creatività e la crescita di beni e servizi ad alto valore aggiunto prodotti da imprese e organismi radicati in città, per attrarre investimenti, per favorire il successo di una rinnovata offerta di alta formazione attrattiva per tutto il mondo, come per stimolare un turismo forte ma di crescente qualità. Un approccio che generi un’offerta più ampia della città, che stimoli la capacità di immaginare opportunità differenziate rivolte agli abitanti, agli operatori e ai target turistici con interessi diversi. Un approccio che favorisca sinergie tra attori privati e pubblici nella promozione e nella pianificazione di un’offerta complessiva della città, capace di esprimerne a pieno la natura di produttore di cultura e conoscenza e di rispondere alla nuova domanda turistica che chiede di superare le distorsioni di quel modello “mordi & fuggi” che ha impoverito di funzioni i quartieri centrali rendendoli mere appendici operative delle piattaforme turistiche.

Per questo saremo impegnati a tradurre in strategie organiche e misure concrete anche i principi della Convenzione di Faro sul valore del patrimonio culturale per la società – finalmente ratificata dal Parlamento – insieme a quelli adottati all’unanimità nel 2020 dal Consiglio Mondiale di UCLG (l’organizzazione mondiale di città e governi locali), sotto il nome Carta di Roma. Sono principi che affermano e articolano il diritto di ciascuno a prendere parte pienamente e liberamente alla vita culturale, e lo riconoscono quale necessità per lo sviluppo sostenibile e la qualità della vita.

Tradurremo questi principi attuando le seguenti proposte oltre a quelle illustrate altrove rivolte all’Università, alla ricerca, alla scuola, al rafforzamento delle strutture comunali e partecipate e delle risorse per i progetti degli operatori indipendenti.

 

Un nuovo approccio partecipato e unitario

La creazione del “Consiglio della Cultura di Roma”, presieduto dal Sindaco, che rafforzi il rapporto con i principali attori istituzionali e i diversi protagonisti del mondo della cultura e della conoscenza, con funzioni non meramente consultive, ma di coordinamento, per disegnare un piano d’azione strategico in grado di valorizzare i diversi ambiti in un quadro complessivo integrato che al contempo accresca insieme la libertà e diversificazione dell’iniziative e dell’offerta culturale;

L’inaugurazione di una collaborazione sistematica con i Municipi per favorire un decentramento culturale di qualità, attraverso la co-programmazione di politiche e programmi pubblici, il coordinamento dell’offerta culturale, la valorizzazione del patrimonio culturale diffuso

Il coinvolgimento delle scuole come nodi della rete culturale cittadina destinandovi una parte dell’offerta culturale comunale in collaborazione con le grandi istituzioni culturali della città;

L’inclusione della società civile nelle politiche culturali. Occorre rendere protagonisti i movimenti dal basso, le emergenze artistiche, le associazioni sul territorio, i centri culturali formali e informali, italiani e internazionali, attraverso un quadro normativo più chiaro e innovativo, basato sulla legge sui beni comuni del 2019 della Regione Lazio, che va valorizzata con un riferimento esplicito anche agli spazi per la cultura. Questo permetterà di valorizzare una modalità complementare all’amministrazione e alla gestione degli spazi culturali tramite avvisi pubblici o direttamente in base a istanze degli operatori culturali o diretta gestione da parte del pubblico con curatori o direttori artistici, e al tempo stesso di rendere le comunità territoriali più responsabili nella co-progettazione di attività culturali e nella gestione degli spazi;

Sviluppo dell’osservatorio sulla creatività e la cultura che elabori analisi, dati, studi, ricognizioni e ricerche specifiche su cultura e creatività a livello cittadino.

Rafforzamento, in ogni ambito, della cooperazione e co-progettazione tra le istituzioni culturali, e tra queste e gli operatori privati, affinché l’intervento pubblico stimoli e sostenga anche l’iniziativa privata di valore culturale

Il pieno sostegno ai luoghi della cultura

Il completamento del polo delle Arti già previsto nell’ex Mattatoio composto dal Macro, dall’Università di Roma Tre e dall’Accademia di belle Arti alla quale vanno defintivamente assegnati gli spazi già destinati. Completamento dei progetti di sistemazione degli spazi esterni e dei padiglioni ancora inutilizzati e individuazione di una modalità di gestione coordinata tra i soggetti presenti nell’area per farne il motore delle iniziative culturali e artistiche.

La creazione di centri culturali strategici. La rigenerazione urbana avrà come uno dei pivot la rigenerazione culturale. Ad esempio, dall’area Rfi a Tuscolano intorno a Scup, all’area tra Smistamento e Citylab sulla Salaria, a quella intorno a via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca occorre immaginare prototipi per la coprogettazione della nuova città che abbiano come fulcro i centri culturali e educativi. Centri che possano diventare spazi aperti e condivisi per i giovani e gli abitanti dei quartieri. Questo porterà alla disseminazione di luoghi della cultura e creatività sui territori anche valorizzando il patrimonio immobiliare comunale inutilizzato (solo nelle ville storiche comunali ci sono 81 edifici abbandonati);

Il rilancio di Cinecittà come polo internazionale di produzione audiovisiva. L’investimento previsto dal PNRR va accompagnato con misure urbanistiche e dei trasporti adeguate, va sostenuto l’ecosistema per far tornare Roma al centro del palcoscenico globale anche potenziando l’assistenza alle produzioni per facilitare l’allestimento di set in città;

L’efficientamento energetico dei siti culturali, quali teatri e musei, spesso situati presso edifici storici;

Il sostegno all’impresa culturale, specie negli ambiti più colpiti dalla trasformazione dei consumi culturali, a partire da teatri e sale cinematografiche, attraverso interventi che sostengano la domanda (ad esempio gli abbonamenti) e l’innovazione dell’offerta, oltre che attraverso l’alleggerimento di tariffe e oneri locali (TARI in primo luogo), e investimenti per l’adeguamento migliorativo dei luoghi, con nuove e semplificate regole per lo svolgimento di attività commerciali collegate alle sale;

Il potenziamento della rete delle Biblioteche comunali di quartiere, che vanno estese e rese sempre più centri culturali polivalenti per favorire l’accesso a tutti gli altri prodotti culturali e in primo luogo ai servizi digitali (con connessioni di qualità), alla promozione della creatività giovanile locale,  con spazi liberi di incontro e sperimentazione e con orari estesi, rafforzandone la collaborazione strategica e la sinergia con le principali istituzioni culturali di Roma Capitale;

Il sostegno delle librerie indipendenti, che svolgono una funzione culturale essenziale, di presidio e di incontro nei quartieri, con misure specifiche, dall’alleggerimento della Tari, alla segnaletica, al riutilizzo a loro favore di parte del patrimonio comunale diffuso;

 

L’individuazione di luoghi culturali come “cerniera” tra centro e periferia. Visto il forte squilibrio dell’offerta nei quartieri più periferici, miriamo, insieme ai membri della società civile, ad individuare, riqualificare e mettere a fruizione per attività culturali e turistiche luoghi strategici e siti abbandonati nei quartieri più periferici allo scopo di incentivare cittadini e turisti a visitare le periferie cittadine per iniziative culturali.

Lo sviluppo della gestione partecipata del patrimonio culturale diffuso e minore, che veda i cittadini protagonisti della loro tutela, valorizzazione e godimento da parte delle comunità, affiancati da chi esercita oggi con grande qualità compiti di tutela e valorizzazione.

L’ampliamento della fruibilità di musei e siti culturali civici, rafforzando gli strumenti che ne favoriscono il godimento libero da parte dei residenti, ampliando la collaborazione e integrazione di programmi e servizi al pubblico con Ministero e Regione in primis, e mettendo loro a disposizione adeguate risorse finanziarie e strumentali per arricchire l’offerta culturale che ospitano come per la loro conservazione per le generazioni future

 

La valorizzazione di simboli e persone della cultura

La riqualificazione del Brand Roma, attraverso il lancio di un grande concorso con una giuria internazionale per il rebranding della città in stretta connessione con la nuova agenzia per l’attrazione degli investimenti e con la leadership operativa per il turismo a Roma (vedi schede su Roma internazionale e Turismo). Va implementata una nuova strategia di comunicazione integrata in grado di raccogliere e trasferire a cittadini e turisti un’offerta culturale il più possibile diversificata;

La valorizzazione del simbolo e del nome dell’Estate Romana in un rinnovato significato di strumento per la qualità della vita dei cittadini di Roma in tutti i suoi quartieri;

L’attivazione di una collaborazione con la Diocesi di Roma ed il Ministero degli Interni per favorire percorsi di visite guidate plurilingue nelle chiese storiche della città;

La valorizzazione del Fiume Tevere, cuore della città. Cinema, musica, spettacolo torneranno ad animarne le sponde e i battelli e a far rivivere un angolo di bellezza per lo più abbandonato;

L’attivazione di scambi culturali, concorsi e residenze – anche in collaborazione con le altre città d’arte italiane e con gli Istituti di Cultura stranieri – per portare giovani artisti, musicisti, cineasti, attori, danzatori, di tutto il mondo a lavorare e vivere in città e per poi restituire al pubblico il frutto dei loro lavori attraverso festival e rassegne nei luoghi culturali della città;

La valorizzazione delle decine di istituzioni culturali straniere deve essere una missione chiave del Comune di Roma.

Programma “Roma Creativa”

Con riferimento specifico alle imprese creative costruiremo un programma con le seguenti misure:

Creazione del “Consiglio della Creatività” per portare le imprese della creatività dentro l’amministrazione cittadina

In linea con esperienze di altre amministrazioni – come Barcellona e Madrid all’avanguardia nelle politiche per la creatività – creazione di un dipartimento “RomaCreativa” specializzato nella gestione del programma con competenze culturali e economiche

Programma “Spazi Creativi”: un programma per la messa a disposizione di spazi per le imprese creative di spazi di coworking specializzati;

“Rete Creativa”, un’azione per mettere in rete le migliori esperienze/iniziative creative della città e promuoverle a livello nazionale e internazionale;

“RomaInternazionale”, un’azione che promuove l’attivazione di scambi culturali, concorsi e residenze con artisti di tutto il mondo e organizzazioni di rassegne diffuse nella città con il frutto del loro lavoro.

Il “Fondo per la Creatività”, definizione, in collaborazione con la Regione, di un sistema di incentivi per l’imprenditoria culturale giovanile in cui possano convergere risorse europee, regionali e statali.

Sostegno, in collaborazione con la Regione Lazio, di un programma di incubazione di startup specializzate nei settori della creatività con la collaborazione dei principali attori industriali del settore.

Favorire l’insediamento un centro di livello internazionale specializzato in ricerca, analisi ed elaborazione di politiche pubbliche in supporto delle industrie creative. Sostegno al progetto della Regione Lazio di una collaborazione su questo tema con l’OCSE.

In collaborazione con la Regione Lazio, costituzione di un polo per la promozione e il sostegno del cinema e audiovisivo che colleghi strutturalmente la Lazio Film Commission, la Fondazione Cinema, la Casa del Cinema e l’Ufficio Cinema del Comune.

“Manifestazioni Roma Creativa”, un’azione per sostenere iniziative volte a far conoscere la scena delle imprese creative romane: rassegne, pubblicazioni, premi.

Supporto al lavoro della cultura

La regolarizzazione delle infinite e diverse tipologie di contratti di lavoro con meccanismi premiali efficaci per la concessione del patrocinio o finanziamenti in presenza di standard occupazionali, sociali e ambientali;

Incentivi per l’imprenditoria culturale giovanile e per le imprese del terzo settore, semplificando le procedure amministrative e fiscali, offrendo immagine e visibilità coordinata, accrescendo il senso di identità, favorendo la conoscenza dello strumento delle erogazioni liberali;

Tassazione differenziata ampliata per le imprese culturali e creative – negli ambiti della pubblicità, occupazione di suolo pubblico e Ta.Ri. – e semplificazione delle procedure burocratiche e amministrative.

La città dell’università, della ricerca, dell’innovazione, dell’impresa

Oggi viviamo nel tempo in cui la conoscenza è principale fattore di crescita e sviluppo economico. L’innovazione dipende sempre più dal connubio virtuoso tra ricerca pubblica, finanza, industria privata. Questo avviene dove si concentrano le persone che la fanno, dove avvengono collisioni di idee, dove esistono gli strumenti che la rendono possibile. Noi dobbiamo trasformare Roma in un luogo in cui avvengono questi processi.

Se lo sviluppo è dunque sempre più basato su tecnologia, conoscenza, multidisciplinarietà e contaminazione, c’è un ruolo preciso che il Comune deve svolgere: rafforzare le connessioni con le imprese e il tessuto imprenditoriale di Roma e con l’Amministrazione pubblica, perché costruire un’amministrazione moderna significa costruire un’amministrazione che sfrutti al meglio tecnologia e creatività. Il Comune deve essere il soggetto che nel confronto con gli stakeholders fa le scelte, canalizza le risorse europee in arrivo (a cominciare da quelle imminenti del PNRR), assicura le condizioni di contesto – le infrastrutture e le regole urbanistiche – più vantaggiose per fare impresa a Roma.

Per questa ragione le nostre proposte sono articolate in una serie di strumenti diversi tra loro, che hanno l’obiettivo di favorire la nascita, la concentrazione e il rafforzamento di ecosistemi dell’innovazione: non solo smart city, dunque, ma anche knowledge city.

 

Le potenzialità di Roma su cui occorre fare leva

Roma è il laboratorio ideale per tutto ciò, un laboratorio multidimensionale nel quale convivono impresa, ricerca e formazione, istituzioni dello sviluppo. Troppo spesso, infatti, si dimentica che Roma è una città di ricerca, di innovazione e di industria.

È città universitaria e della ricerca. Ha una popolazione studentesca, di ricercatori, di accademici che non ha paragoni per dimensioni e qualità nel nostro Paese. Più di duecentomila studenti, quattro Università statali, sei Università non-statali (inclusa la sede della Cattolica, al Policlinico “Gemelli”). A queste si aggiungono le sedi di sei Università telematiche, ben ventiquattro Atenei Pontifici ed i principali Enti Pubblici di Ricerca Italiani. E’ un eco-sistema della ricerca senza eguali in Europa.

Roma è anche città di industrie sulla frontiera dell’innovazione tecnologica, spesso al centro della strategia industriale europea: pensiamo all’aerospazio e alla farmaceutica, alla chimica verde e ad alcuni degli incubatori di startup più dinamici. Un patrimonio che si deve valorizzare mettendo questi attori decisivi per il futuro dell’economia romana nelle condizioni di lavorare al meglio.

Roma è la seconda città d’Italia per numero di start-up innovative create, ha due acceleratori di rilievo internazionale e gode di competenze assolute nel campo dell’intelligenza artificiale.

Roma è sede di grandi istituzioni finanziarie italiane pubbliche – dalla Cassa Depositi e Prestiti al Fondo Nazionale per l’Innovazione. Veri e propri polmoni finanziari per lo sviluppo con un ruolo mai come oggi centrale nella promozione di una crescita economica nuova e allo stesso tempo a lungo termine dell’industria italiana.

E, ancora, Roma è la città della creatività. È capitale dell’audiovisivo, sede di un enorme patrimonio culturale, oggi più che mai importante grazie all’inclusione delle ‘industrie creative e culturali’ nei 14 ecosistemi industriali sui quali la Commissione Europea intende centrare la propria strategia di sviluppo industriale. Accanto ai tanti musei, poi, Roma annovera anche le grandi Accademie creative, istituzioni di grande prestigio internazionale

È da tutte questo risorse che vogliamo partire per disegnare delle politiche economiche che portino Roma sulla frontiera della crescita, scommettendo sulla ricerca, l’innovazione, la creatività ed il potenziamento dell’ecosistema industriale della Città Metropolitana.

 

Le nostre proposte

Il motore di queste azioni sarà la creazione del “Consiglio dello sviluppo economico di Roma”, un punto di dialogo diretto con il Sindaco, in cui siederanno ricercatori, imprenditori ed operatori della finanza con competenze di indirizzo e impulso sul futuro della città.

La responsabilità operativa sarà in capo, per la prima volta, a un assessorato con competenza sull’Università, la Ricerca e il Trasferimento tecnologico perché il contributo del Comune è fondamentale per garantire che i progetti, a partire da quelli legati al PNRR, possano procedere in maniera efficiente e spedita.

In maniera inclusiva, e capitalizzando sulle risorse del PNRR, si lavorerà principalmente in ambiti specifici: l’attuazione di grandi progetti innovativi, il sostegno alla ricerca, la digitalizzazione del Campidoglio, il sostegno alle imprese e creatività diffuse, le politiche di reindustrializzazione.

 

Attuazione di grandi progetti innovativi

Nell’ottica dell’implementazione di grandi progetti di sviluppo economico:

Il Comune darà pieno sostegno al Progetto “Rome Technopole” sviluppato dalle tre Università statali di Roma con Unindustria e la Regione Lazio, per dare vita a una nuova Fondazione di ricerca e formazione allo scopo di rafforzare l’ecosistema, le relazioni tra ricerca e industria, le connessioni internazionali e stimolare la domanda di innovazione a Roma mediante la creazione di infrastrutture di ricerca altamente innovative e competitive e una decisa accelerazione delle politiche brevettuali e di trasferimento tecnologico;

La creazione di una rete cittadina di innovazione digitale (il “Digital Innovation Hub”) nei municipi per la transizione digitale e sostenibile delle imprese e per avvicinarle a servizi tecnologici e di creatività, con spazio per incubatori di start-up per una loro diffusione nel territorio di Roma;

Il Comune sosterrà coordinando i diversi strumenti amministrativi (urbanistica, mobilità, etc.)  tutti i progetti di visione proposti dalle università nell’àmbito delle risorse del P.N.R.R. con particolare riguardo per quelli che rientrano nella missione “Dalla ricerca all’impresa” e, in modo particolare, quelli ricompresi negli obiettivi del rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese, nel sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico e nel potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione (come ad esempio il progetto “Città della conoscenza”: 10 km di scienza”, nuovo ecosistema in materia di transizione ecologica, bio-tecnologie e della salute, e tecnologie per i beni culturali che coinvolge l’Università di Tor Vergata e gli altri Enti di ricerca residenti nell’arco di 10 km)

Si darà attuazione alla previsione della Città della Scienza nell’ex caserma di via Guido Reni utilizzando gli immobili, le cubature e le risorse già destinate a questo scopo nel progetto di trasformazione urbanistica in fase di approvazione defintiva. La Città della Scienza non sarà un museo ma un hub che metterà in rete le eccellenze scientifiche già presenti nella città per la diffusione della conoscenza, e la sperimentazione creativa nella interazione con gli altri saperi della città, come ad esempio nel dialogo già proficuo tra Intelligenza Artificiale e Arte Contemporanea.

 

Il sostegno alla ricerca a Roma

Il nostro impegno sarà quello di sostenere attivamente la ricerca scientifica a Roma. In tal senso, occorre:

Promuovere un programma di rinnovo termico ed energetico dell’insieme del patrimonio immobiliare legato alla ricerca;

Sostenere un programma di residenze per giovani ricercatori e giovani creativi, legate ai centri di produzione scientifica, artistica e creativa;

Sostenere programmi di scambio e collaborazione con Università, Enti di ricerca e imprese per portare ricercatori ed esperti all’interno dell’Amministrazione pubblica cittadina e far beneficiare il governo di Roma delle competenze presenti in queste istituzioni, impiegando in primo luogo giovani avviati alla carriera della ricerca come dottorandi o assegnisti;

sostenere un ampliamento dell’accesso studentesco al sistema bibliotecario cittadino, sostenendone l’aggiornamento dei cataloghi e della fruibilità anche in digitale;

sostenere un piano integrato della mobilità cittadina rivolto alla popolazione studentesca, al personale docente, di ricerca e tecnico amministrativo delle tante università e degli enti di ricerca che insistono sul territorio;

sostenere una rete di asili nei luoghi dell’alta formazione e della ricerca, per sostenere la professionalità e la carriera delle ricercatrici, delle docenti e del personale;

Valorizzare i programmi di terza missione degli Atenei e degli Istituti di ricerca romani per meglio comunicare e disseminare all’esterno il patrimonio storico, artistico e archeologico della città grazie ai nuovi mezzi della creatività digitale e tridimensionale.

Il sostegno a imprese e creatività diffuse

La nostra politica di sostegno alle imprese e alle creatività diffuse si concretizza nelle seguenti misure:

 

Il programma “Roma Creativa” (vedi scheda Cultura) per il sostegno alle imprese creative.

Il supporto alla creazione di una rete di spazi di co-working diffusi nella città, vere e proprie Officine Municipali, per aprire opportunità di lavoro ai lavoratori dipendenti ed autonomi della città, favorire la loro ripresa dopo il passaggio difficilissimo del Covid;

Supporto alla localizzazione di start-up anche internazionali nel territorio di Roma, in collaborazione con l’Agenzia per l’attrazione di investimenti;

Politiche di accesso privilegiato al Comune e nelle aziende partecipate per la diffusione di innovazioni generate dalle start-up di Roma;

Promozione, in collaborazione con soggetti attivi nel settore, di programmi di formazione nel coding, con specifica attenzione alla diffusione della sua conoscenza nel potenziale bacino di imprenditoria femminile;

Programmi di diffusione della cultura scientifica e dell’imprenditorialità nella città, a partire dalle scuole di ogni ordine e grado.

Le politiche di reindustrializzazione della Città

Portare Roma sulla frontiera della crescita comporta il convinto rilancio della sua industria. Com’è noto, un tessuto industriale di elevatissima e moderna qualità è presente a Roma. Roma ha una vocazione naturale, su cui costruire progettualità: quello dell’aerospazio, che gode della presenza di aziende romane già multinazionali attorno alle quali possono agilmente svilupparsi ecosistemi che vanno dall’informatica ai materiali di ultima generazione. Quello del bio-tech e della farmaceutica, che sulla scorta di tradizioni scientifiche antiche e mai sopite devono oggi rilanciare anche capacità produttiva nel nostro paese, della cui importanza oggi nessuno può dubitare. Il settore della chimica verde e dell’economia circolare, settore cruciale per un modello di sviluppo green che sia capace anche di innalzare il benessere collettivo in termini di produzione e reddito. Infine: il settore delle tecnologie energetiche, che può godere di una concentrazione unica di aziende leader anche nei processi di decarbonizzazione

Ed è su questo tessuto che devono concentrarsi le azioni di politica industriale cittadina, attraverso una duplice strategia. Si lavorerà per:

Creare un efficiente ecosistema intorno ai distretti industriali presenti per garantire vantaggi competitivi di carattere infrastrutturale per le aziende, incentivandone la localizzazione sul territorio. In tal senso, occorre integrare strategicamente le politiche urbanistiche e della viabilità per migliorare la dotazione infrastrutturale cittadina e rendere gli spostamenti di persone e merci, da e verso le imprese, più agevoli e funzionali;

Individuare e riutilizzare i siti dismessi presenti a Roma per favorire la reindustrializzazione dell’ecosistema romano, favorendo non solo imprese del territorio, ma anche l’insediamento di multinazionali straniere in sinergia con l’agenzia per l’attrazione degli investimenti. Attraverso la legge 448 del 1998 è possibile infatti promuovere la riutilizzazione di siti dismessi per favorire la reindustrializzazione del sistema economico romano. In questo modo il rilancio dell’industria può e deve anche essere uno strumento per riqualificare e far rivivere zone abbandonate e spesso inquinate del territorio.

Roma internazionale: la città che attira investimenti

Roma è il fanalino di coda del continente per attrattività delle aziende internazionali sia in termini di capitale investito che di ricadute occupazionali. Dal 2003 a oggi poco più di 230 aziende estere hanno investito a Roma mentre a Milano sono state quasi 700. Negli ultimi vent’anni, Roma ha attirato meno di 6 miliardi di dollari di investimenti. Nello stesso periodo, Londra ha attratto quasi 5.500 aziende estere per investimenti di oltre 121 miliardi di dollari. Anche le altre capitali Europee come Parigi (36 miliardi di dollari), Madrid (23), Barcellona (23) e Berlino (16) hanno fatto meglio.

Ma la Roma internazionale non è solo economica, è anche quella diplomatica. La nostra città ha una vocazione europea e internazionale: qui si conservano gli originali di tutti i trattati del processo di integrazione europeo, dai Trattati di Roma del 1957 a quelli di Lisbona del 2007. È a Roma che si riuniscono i capi di Stato e di governo della UE quando devono celebrare anniversari importanti dell’Unione. Roma evoca un’unità di cultura e storia del continente che nessun’altra città europea possiede.

Per restituire alla nostra città il ruolo internazionale che merita, occorre, da un lato, trasformare Roma nella capitale culturale e diplomatica del Mediterraneo, dall’altro, lavorare con urgenza alle politiche di attrazione degli investimenti per portare a Roma attività produttive e servizi ad alto valore aggiunto e creare posti di lavoro qualificato e ad alto contenuto tecnologico.

 

Alcune criticità, ma anche molti vantaggi sui quali occorre fare leva

Per raggiungere i risultati delle altre città europee, occorre affrontare le principali criticità che scoraggiano gli investitori stranieri e creare a Roma un terreno fertile per gli investimenti. Le ragioni per investire a Roma ci sono e sono chiare: la posizione geografica strategica come punto d’accesso all’Italia meridionale e al resto del Mediterraneo; la dotazione di grandi infrastrutture di viabilità interregionale; la presenza di un tessuto di imprese ad elevato contenuto tecnologico, di servizi legali e finanziari, di capitale umano altamente qualificato. Tutti elementi che dicono chiaramente che se affrontiamo le nostre fragilità e ci diamo una politica ‘per’ l’impresa siamo pronti ad avere investimenti esteri allineati alle altre capitali.

I grandi appuntamenti internazionali, a partire dal Giubileo del 2025, e dalla candidatura all’Expo e alle grandi manifestazioni sportive internazionali, saranno inoltre volano di internazionalizzazione da valorizzare in tutti questi aspetti, culturali ed economici.

C’è quindi un lavoro da fare, prima di tutto, sulle infrastrutture e sulla burocrazia. Una cosa semplice e complicatissima: fare bene il lavoro del Comune. È questo che le imprese lamentano: i problemi di spostamento di “ultimo miglio” tra le sedi aziendali e l’accesso alle grandi infrastrutture (il porto di Civitavecchia, l’aeroporto di Fiumicino e la rete autostradale); l’eccessiva burocrazia, l’incertezza dei tempi, i margini di discrezionalità nelle decisioni, la carenza di personale pubblico qualificato; l’abbandono delle politiche del decoro, anche nei luoghi della produzione.

Insieme a questo vanno definite politiche innovative di promozione del territorio, capitalizzando sui nostri vantaggi competitivi: con tre obiettivi.

 

Attrarre investimenti e facilitare l’insediamento di imprese straniere nel territorio della città metropolitana

Valorizzazione e promuovere il brand Roma con attività di marketing territoriale presso gli investitori nazionali ed internazionali

Ricucire le relazioni tra i vari stakeholders del territorio, imprese, università, parti sociali, amministrazione cittadina, e professionisti del territorio per mettere in rete conoscenze, capacità, relazioni funzionali ad attrarre investimenti che portino a Roma innovazione e nuova occupazione

 

Le cinque azioni del programma “Invest in Rome”

 

Creazione di un’agenzia specializzata per l’attrazione degli investimenti

Istituiremo una Agenzia specializzata nell’attrazione di investimenti esteri alle dirette dipendenze del Sindaco. Compito dell’Agenzia è promuovere Roma nei mercati internazionali come destinazione di investimenti esteri, in collaborazione con ICE, e dare assistenza durante tutto il processo di insediamento di aziende straniere sul territorio. In linea con le migliori esperienze l’attività della Agenzia si concretizza:

 

in analisi delle specificità e delle potenzialità della Capitale e censimento dei possibili siti produttivi disponibili;

nell’assistenza a potenziali investitori con informazioni dettagliate e puntali riguardo il sistema di relazioni industriali ed il sistema legale e fiscale vigente sul territorio;

nell’identificazione strategica di potenziali target di soggetti investitori;

nell’affiancamento dei potenziali investitori nelle fasi amministrative (licenze, autorizzazioni, bandi);

nell’assistenza ai potenziali investitori nei contatti con altre imprese, università, istituti professionali e con centri di ricerca del territorio;

Nell’affiancare l’amministrazione cittadina fornendo informazioni e conoscenza tecnica agli attori di governo e le parti sociali per favorire la programmazione e attuazione delle politiche economiche territoriali.

 

Campagna di promozione di Roma come destinazione di investimenti

In parallelo alla creazione di un’agenzia va avviata una campagna di promozione di Roma “Invest In Rome” come luogo di destinazione di investimenti. Un’azione di marketing territoriale che pensiamo mirata, innanzitutto, a settori strategici nei quali la nostra città ha già un radicamento di imprese o forti insediamenti nel settore della ricerca, così da contribuire alla creazione di ecosistemi industriali in linea con le indicazioni di politica europea.

 

Creazione di una piattaforma cittadina di “private capital” che possa favorire l’accesso a forme di finanza alternativa da parte delle aziende del territorio

Successivamente alla crisi del 2008, l’accesso al credito per le imprese è sempre più difficile, specialmente per le piccole e medie imprese. La pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione. Strumenti di finanza alternativa quali ad esempio minibond, prestiti diretti da soggetti non bancari o forme di private equity e venture capital da parte di investitori professionali, devono giocare un ruolo maggiore in città, seppur complementare al credito bancario, per garantire la diversificazione dei canali di finanziamento per le imprese e favorire lo sviluppo e l’innovazione.

Lavoreremo per istituire una rete cittadina di finanza alternativa capace di far entrare in contatto investitori e fondi che raccolgono e investono il risparmio privato con le aspirazioni di chi vuole fare impresa moderna e competitiva sia a Roma che nel centro-sud. Pensiamo ad una piattaforma che sappia accompagnare la nascita e la crescita di nuove imprese, specialmente di imprenditoria giovanile e femminile; che sappia aiutare l’innovazione e il trasferimento tecnologico anche attraverso un centro di consulenza per gli imprenditori che cercano un supporto professionale. Roma deve lavorare in team con Lazio Innova, la Regione, la Cassa Depositi ed il sistema bancario per avviare un dialogo proattivo con il mondo dei capitali privati sulle opportunità di investimento in Piccole e medie imprese del territorio e faccia arrivare al mondo delle stesse PMI le opportunità offerte dagli investitori.

Nell’ottica di promozione di sviluppo e innovazione territoriale, il comune si renderà protagonista di collaborazioni finanziarie con fondi di venture capital per sostenere imprese, start up e PMI, principalmente di imprenditoria giovanile e femminile, ad alto potenziale di crescita e attive nei settori strategici per lo sviluppo e la competitività della Citta Metropolitana.

 

Il Consiglio degli Investimenti

Ci sono, a Roma, attori internazionali che non hanno contatti con l’amministrazione cittadina. Pensiamo alle multinazionali spesso radicate qui da anni, ai grandi studi legali internazionali, alle società di consulenza strategica. Vivono nella stessa città, ma non hanno strumenti per portare a conoscenza dei decisori politici esperienze, opportunità, best practices. Il nostro obiettivo è creare le condizioni per un dialogo sempre più stretto con questi attori del Mondo. Per questo istituiremo il Consiglio degli Investimenti a cui inviteremo operatori a vocazione internazionale della finanza, dell’industria, delle professioni legali. Un luogo in cui potranno dare il loro contributo di una Roma più moderna, innovativa, internazionale.

 

L’integrazione delle politiche di attrazione degli investimenti con il buon governo

Per superare le criticità strutturali che ad oggi continuano a scoraggiare gli investimenti esteri, occorrono poi azioni di governo immediate che siano mirate ad:

Espandere gli investimenti pubblici nella manutenzione e sviluppo delle reti stradali locali di competenza del comune e dei municipi con particolare attenzione alle specifiche ricadute imprenditoriali e occupazionali;

Integrare la politica economica del territorio con la politica dei trasporti per garantire l’efficienza delle connessioni non solo ai cittadini ma anche alle imprese, garantendo l’efficientamento dell’inter-modalità e l’integrazione funzionale tra le varie reti ed infrastrutture presenti sul territorio;

Promuovere la radicale e veloce semplificazione delle procedure amministrative comunali allo scopo di garantire certezza nei tempi di completamento delle procedure;

Promuovere l’utilizzo avanzato dell’informatizzazione e della digitalizzazione per tutte le procedure amministrative;

Potenziare gli organici dell’amministrazione pubblica cittadina, prestando particolare attenzione all’assunzione di profili con competenze tecniche e linguistiche.

 

La candidatura di Roma come sede di organizzazioni internazionali

Per rafforzare il ruolo di Roma come capitale del biomedicale: candidatura della città come sede per la HERA (Health Emergency Response Authority), nuova Autorità prevista dalla Commissione Europea per la risposta alle emergenze sanitarie.

Per le grandi competenze italiane in materia, Roma è la sede ideale per la nuova Autorità Europea Anti Riciclaggio, prevista dalla Commissione Europea.

Roma capitale del Mediterraneo

Roma è il crocevia del flusso delle genti proveniente dal Nord e il Sud del mondo, cerniera geografica tra l’Europa e l’Africa. Ed è proprio sul continente Africano che si definiranno i contorni economici e politici delle nuove sfide che la globalizzazione ci porrà in questo nuovo secolo: le migrazioni, i conflitti, il confronto tra le religioni monoteistiche, i cambiamenti climatici, l’uscita del continente africano dalla povertà assoluta e gli investimenti esteri dei paesi avanzati in un continente che promette le più alte prospettive di crescita.

Roma deve svolgere fino in fondo il suo ruolo, essendo capace di importanti iniziative diplomatiche, diventando sede riconosciuta delle relazioni internazionali e economiche che gravitano intorno all’area Mediterranea, con un ruolo di dialogo e mediazione tra le culture e le religioni del Mediterraneo.

In particolare, da Roma può venire una spinta importante per modernizzare la cooperazione allo sviluppo affiancando all’approccio puramente pubblicistico nuove e importanti connessioni con l’economia e la finanza private.

La vera rinascita dell’Africa avverrà soltanto mediante la creazione di un vero settore produttivo negli ambiti in cui il continente sub-sahariano potrebbe eccellere (agrobusiness, energie rinnovabili, etc.). Roma Capitale deve diventare un vero e proprio hub di incontro e partenariato tra i settori privati d’Italia e d’Africa che oggi non hanno nessuno strumento permanente di scambio per realizzare delle vere partnership produttive. Ciò avrebbe un vantaggio per rafforzare l’internazionalizzazione delle nostre PMI.

Il Sindaco si doterà a questo fine, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di un vero Consigliere Diplomatico, che promuoverà in particolare una serie di azioni.

Un Forum Euro-Mediterraneo, dove svolgere iniziative internazionali di carattere solidale, di intercultura, di dialogo e di diplomazia. Questo sarà anche un luogo di ricerca ed analisi su questioni politiche ed economiche di carattere internazionale. Saranno chiamati a contribuire alle attività del forum istituzioni europee, nazionali e locali, le agenzie dell’ONU con sede a Roma, gli esponenti religiosi, le Ong, l’associazionismo, le università romane.  Il Forum promuoverà una conferenza internazionale biennale aperta alle capitali dei Paesi del Mediterraneo, ma anche alle organizzazioni della società civile, per lavorare su progetti concreti di interesse dell’area del Mediterraneo.

Nell’ambito del Forum particolare attenzione sarà dedicata ad un osservatorio euro-africano, specializzato nello studio del cambiamento climatico nell’area del Mediterraneo, ai suoi effetti e alle necessarie politiche di contrasto.

La valorizzazione del polo romano dell’Onu sull’alimentazione e l’agricoltura – costituto da Fao, Ifad e World Food Programme – per integrarlo con le politiche ambientali e agricole di Roma, e per fare emergere Roma come simbolo della lotta contro la fame nel mondo.

Il sostegno e la piena realizzazione dei corridoi umanitari, accompagnandoli con un sistema di accoglienza integrato con le politiche sociali e del lavoro di Roma.

Turismo: una risorsa per tutta la città

Il turismo è un settore chiave tanto per la crescita del PIL che per l’occupazione a Roma. Grazie al suo millenario patrimonio storico e artistico, Roma è la prima città in Italia come meta desiderata dai turisti internazionali e tra le prime cinque al mondo più visitate.

Lo scoppio della pandemia ha però colpito severamente l’industria del turismo. La domanda turistica nella città Metropolitana, pari nel 2019 a oltre 23 milioni di arrivi e 54 milioni di presenze complessive, è crollata dell’80%, danneggiando l’intera filiera, spazzando via posti di lavoro e mettendo in difficoltà economica intere famiglie.

Il turismo è un settore strategico per Roma, il comune deve, dunque, superare le attuali criticità che presenta e tornare a ricoprire un ruolo centrale nella governance delle politiche del turismo, mirando a migliorare la qualità dell’offerta per i viaggiatori in arrivo e garantire la sostenibilità per i cittadini romani. Sono necessarie azioni efficaci non solo per far ripartire le aziende e tutelare l’occupazione, ma anche per rigenerare le attività, sviluppando allo stesso tempo nuove competenze, iniziative e servizi, assieme alle relative infrastrutture. Roma deve farsi trovare preparata al prossimo grande appuntamento del Giubileo, nel 2025 e adeguata alle sfide competitive del marketing turistico del periodo post pandemia.

 

Le criticità del turismo a Roma

 

Tutti quelli che scelgono e sceglieranno Roma come meta del loro viaggio, tuttavia, devono percepire in modo inequivocabile di essere ospiti di un luogo reale, nel quale vive una comunità attenta, che mette e pretende cura nel modo di abitare i propri spazi.

 

L’offerta turistica e la fruizione di attività e servizi da parte di visitatori è estremamente concentrata nei quartieri centrali della Capitale, congestionando i Municipi centrali, mentre vi è carenza nelle aree più periferiche della città; inoltre l’offerta dei prodotti turistici risulta ancora legata a proposte tradizionali, che non tengono conto dei nuovi target e tendenze che si vanno affermando nel settore;

La domanda di servizi turistici è eccessivamente orientata al cosiddetto turismo “mordi e fuggi”, ovvero a permanenze in città di breve periodo di visitatori che tendono a spendere meno rispetto alla spesa per viaggio nelle maggiori capitali europee;

L’assessorato del Turismo ed Attività Produttive è debole a causa di carenze di organico e della presenza diffusa di personale con scarse qualifiche professionali. Inoltre, la direzione del Dipartimento è vacante da Marzo 2020;

Seppur annunciata ed approvata con Delibera nel 2020, ad oggi non è stata ancora creata l’unità di “Destination Management” che svolge importanti attività di promozione della destinazione all’estero e marketing territoriale;

L’amministrazione Capitolina non fornisce un adeguato sostegno finanziario al Convention Bureau Roma e Lazio che a seguito della pandemia ha visto bloccate tutte le attività ed è ora a rischio chiusura;

L’amministrazione Capitolina non ha dato seguito al Piano strategico per il turismo di Roma Capitale, un importante piano che aveva visto la partecipazione dal basso di operatori privati del settore;

L’evasione della tassa di soggiorno è tra le più alte tra i tributi locali, sottraendo alle casse del Comune importanti risorse finanziarie che potrebbero essere reinvestite per migliorare le infrastrutture cittadine e l’offerta di servizi, puntando a garantire la sostenibilità del turismo cittadino;

Eccessiva “airbnbficazione” della città dovuta all’esplosione di affitti a breve termine di alloggi turistici tramite le piattaforme digitali;

Il settore del trasporto turistico pubblico non di linea ha urgenza di trovare interlocutori adeguati in grado di arginare l’abusivismo e la concorrenza sleale, di condividere la regolamentazione e di sostenere il recupero delle perdite di fatturato, a causa del Covid;

Mancano misure efficaci di regolamentazione dell’esercizio di attività commerciali legate al turismo, che siano compatibili con le esigenze di valorizzazione delle aree di pregio e di tutela del tessuto storico tradizionale della città;

Mancanza di strategie turistiche condivise con le altre Città d’ arte italiane, e la carenza di scambi di azioni comuni per il suo rilancio; Roma appare sola e incapace di recuperare la posizione di privilegio turistico di cui godeva prima del Covid.

Le nostre proposte

Il nostro piano strategico intende dare un segnale importante e qualificante di rottura rispetto alla negligenza della passata gestione. Per il rilancio della filiera del turismo a Roma, e allo scopo di garantirne una maggiore sostenibilità per la città ed i suoi cittadini, prevediamo le seguenti misure:

Attribuzione delle deleghe in materia di turismo ai vertici dell’Amministrazione in quanto il turismo è trasversale a tanti settori e deve necessariamente seguire una continuità amministrativa imperniata su una trasversalità di competenze che non può limitarsi a quelle di un singolo assessore. Inoltre, affinché una destinazione possa portare avanti e realizzare le strategie di marketing e promozione turistica deve essere definita una leadership operativa, in grado di coinvolgere tutti gli attori in modo coordinato, indirizzandoli a seguire una direzione comune in termini di promozione, comunicazione e di brand turistico;

Creazione della “Destination Management Organisation” e nuova strategia di promozione della destinazione Roma. Roma deve difendere e migliorare il suo posizionamento e la sua immagine, continuando ad attirare turisti, innovando la sua proposta di valore ed incrementando il suo peso e la sua reputazione nel contesto turistico internazionale, con un turismo più sostenibile per turisti, residenti e per la città stessa. È necessario, inoltre, definire una nuova strategia di marketing per veicolare l’ampia offerta turistica della capitale nei mercati internazionali e nelle diversi sedi di promozione del turismo mondiale;

Lavorare con la Regione per la valorizzazione del brand ROMA all’interno di tutte le manifestazioni della Regione Lazio. Occorre lavorare sulla progettazione della promozione turistica nazionale e internazionale in maniera più integrata tra Comune di Roma e Regione Lazio, partecipando in maniera coordinata alle fiere e agli eventi;

La stipula di un patto con le altre grandi città della cultura, a partire da Firenze e Napoli, per favorire un turismo culturale integrato, facilitando i punti di accesso alle città grazie al potenziamento di connessioni strategiche per la mobilità come l’asse tra l’alta velocità e l’aeroporto di Fiumicino. Questo faciliterà l’accesso al turismo culturale di qualità, al turismo legato ai viaggi d’affari e al turismo di ritorno. Proporremo inoltre al Governo un Tavolo permanente delle città d’arte italiane coordinato da Roma, per la elaborazione di un proposte legislative condivise in ottica di sostenibilità.

Diffusione del turismo archeologico fuori dal centro storico, grazie alla valorizzazione resa possibile dalle misure “Caput Mundi” del PNRR.

Apertura di uno sportello dedicato a imprenditori del turismo per costruire un rapporto diretto con l’amministrazione. Un luogo che sia anche un punto di ascolto e di eventuale intervento con la collaborazione delle forze dell’ordine e delle strutture sanitarie.

Potenziamento e investimento sul Convention Bureau. Finora solo la Regione si è impegnata in maniera concreta con aiuti mirati. Il comune deve sfruttare al massimo questo volano della crescita, prevedendo investimenti diretti su eventi, congressi e fiere di rilevanza internazionale, puntando in maniera strategica su questa nicchia di turismo a più alto valore aggiunto;

Favorire la creazione di piattaforme digitali aperte di prenotazione e commercializzazione delle stanze degli hotel a Roma per ridimensionare l’attività di intermediazione delle agenzie di viaggio straniere e dei portali digitali di fatto monopolistici.

Controlli antiabusivismo e frode fiscale. È fin troppo noto come da anni si assista a fenomeni diffusi di esercizio abusivo delle professioni turistiche, specialmente quella di guida turistica e di agente di viaggio, a loro volta produttive di un dilagante fenomeno di frode fiscale che, in quanto sistematico e consolidato, sottrae allo Stato ingenti risorse economiche.

Revisione di una normativa più stringente per gli appartamenti destinati agli affitti brevi per evitare, soprattutto in epoca post-Covid ulteriori danni al settore alberghiero e la concorrenza sleale, nonché consolidare un sistema legale di raccolta delle tasse di soggiorno da parte delle società straniere (es. Air B&B, booking.com, etc).

Trasporto turistico pubblico non di linea: revisione della regolamentazione esistente e sviluppo di politiche di green mobility volte a incentivare l’uso di automezzi ibridi ed elettrici anche nel trasporto turistico;

Promozione di un piano di valorizzazione delle attività commerciali di produzioni locali certificate e di artigianato artistico di alto profilo per contribuire alla lotta contro il depauperamento delle identità socio-economiche della città;

Commercio e artigianato: la città delle piccole imprese

Il commercio e l’artigianato sono l’economia ‘di prossimità’ di Roma, un pezzo fondamentale della sua vita economica e un perno della sua organizzazione sociale: dalle piccole attività di vicinato presenti nei quartieri alla relazione stretta con il turismo, agli insediamenti di antichi mestieri. È un mondo che già attraversava un passaggio complicato per i cambiamenti tecnologici e che è stato colpito in maniera pesante dalla pandemia.

Va sostenuto con politiche che ne aggrediscano i principali nodi: la tutela della qualità del commercio, l’equilibrio tra grande distribuzione e negozi di vicinato, l’eccesso di burocrazia, la cartellonistica senza controllo, la vivibilità nei territori e l’integrazione delle attività economiche con il tessuto territoriale più generale.

Negli ultimi 10 anni è proseguito un impoverimento delle attività storiche e uno slittamento verso modelli di scarsa qualità di commercio, legate a un turismo “mordi&fuggi”, privando quartieri di servizi essenziali e spingendo la trasformazione di porzioni di territorio da residenziale a alloggi per turisti (non sempre regolari). La rigidità della disciplina di tutela del commercio e dell’artigianato nelle zone considerate di maggior pregio e per alcune tipologie non hanno favorito l’innalzamento della qualità dell’offerta né hanno ostacolato l’infiltrazione criminale nelle attività economiche.

Le maggiori criticità che si registrano sono dovute a un complesso di norme vecchie e ormai inadeguate che ha le proprie radici nei provvedimenti degli anni 90 e 2000, quando il tessuto e le dinamiche economiche e sociali erano differenti. Il recente Testo unico del commercio della Regione Lazio, per esempio, ha portato rilevanti innovazioni e semplificazioni che però non sono state attuate dalla città di Roma.

Anche l’artigianato vive trasformazioni nelle produzioni e nei servizi: alcune attività ormai difficilmente sono distinguibili da quelle commerciali (pensiamo all’offerta alimentare), nuove attività si sviluppano contaminando la manualità con le nuove tecnologie (FabLab, makers).

C’è la necessità di una strategia nuova che si può mettere in campo solo con il pieno coinvolgimento degli stakeholder economici e del lavoro.

 

I 100 giorni del commercio

Nei primi cento giorni adotteremo tre iniziative qualificanti, con cui dare un segnale del cambio di passo che vogliamo dare al settore

Nuovo regolamento sulle somministrazioni (bar e ristoranti) per dare ad uno dei settori più dinamici della nostra città, una disciplina che premi nuove attività a maggior valore aggiunto, tenga conto di elementi qualitativi che possono riqualificare queste attività e la loro importanza anche rispetto al turismo. Una nuova disciplina che terrà insieme parametri qualitativi molto più puntuali, le esigenze di tutela del territorio e la convivenza con le funzioni residenziali;

Predisposizione dei Bandi di gara per l’assegnazione degli spazi pubblicitari. Riprenderemo l’azione impostata nel 2014 – il nuovo regolamento, il Piano regolatore degli impianti, i piani di localizzazione – e poi abbandonata. Tutto è pronto per far partire i bandi per l’assegnazione degli spazi pubblicitari, consentendo finalmente alla città, dopo decenni, una gestione economica in linea con quelle delle città più avanzate e per dare servizi complementari (bagni pubblici, sharing mobility, ecc.);

Modifica convenzione con i mercati rionali. Modernizzeremo la convenzione che regola i rapporti tra le AGS (Associazioni Gestione Servizi degli operatori del mercato) e l’amministrazione. Prima di tutto stabilendo che siano i municipi – ai quali è stata ormai decentrata la gestione dei mercati stessi – a sottoscriverle. E poi includendo le spese di promozione tra quelle permesse ai commercianti con parte dei tributi che trattengono per realizzare interventi nei mercati.

Nel primo anno inizieremo poi a affrontare questioni di prospettiva attraverso le seguenti iniziative:

Nuova regolamentazione delle attività commerciali e artigianali in Città storica. Interverremo per superare la disciplina attuale – che è la riproposizione di vecchie delibere incentrate su divieti per categorie di attività e per zone, senza alcuna valutazione di tipo qualitativo. Il modello che vogliamo dovrà spingere commercio e artigianato verso modelli più moderni e competitivi con una rosa di criteri (innovazione, sostenibilità nell’ambiente urbano, professionalità, ecc.) e con specifica attenzione alle attività che maggiormente valorizzino le aree della Città storica.

Modernizzazione del Centro Agroalimentare. Accompagneremo, anche con le risorse del PNRR, lo sviluppo del Centro Agroalimentare di Roma, una delle eccellenze della Città Metropolitana. Vogliamo un CAR in forte connessione con la produzione agricola e della pesca locale e con il bacino di consumo di Roma, alla guida dei processi distributivi e di lavorazione dei prodotti agroalimentari, con un modello distributivo virtuoso “dell’ultimo miglio” basato su mezzi non inquinanti nel raccordo del CAR con il tessuto dei Mercati rionali di Roma.

Adozione di un piano regolatore delle aree pubbliche. L’uso degli spazi pubblici è da tempo questione di dibattito tra contrapposti interessi: i piani di massima occupabilità per i ristoratori, le concessioni per il commercio su aree pubbliche, lo sfruttamento per eventi sono tutte categorie che hanno necessità di un vero e proprio piano regolatore che possa, al di là della disciplina temporale di concessione, individuare un quadro certo di norme favorevoli allo svolgimento di attività economiche, ma senza comprimere eccessivamente l’utilizzo da parte della collettività;

Adozione di un regolamento per la definizione dei distretti commerciali ed artigiani che, attraverso politiche di programmazione territoriale, rigenerino i territori, creando elementi di socialità e favorendo simultaneamente i processi di sviluppo economico e trasformazione green e digitale delle imprese e dei territori.

 

La nostra strategia di consiliatura

La nostra strategia mira a rafforzare la sostenibilità, l’innovazione e la creatività, a innalzare la qualità premiando la professionalità, a rafforzare le sinergie e consolidare le reti del sistema. La convivenza armoniosa e non conflittuale all’interno della città è un fattore di competitività e la qualità non solo del prodotto ma soprattutto del servizio deve essere un elemento distintivo e qualificante.

 

Amministrazione pubblica tutor. Di fronte alle sfide del commercio, l’apparato amministrativo di Roma capitale deve modificare il proprio approccio nel lavoro di pianificazione e programmazione. Va indicata con chiarezza la direzione dell’interesse pubblico, vanno prese in considerazione in maniera più puntuale le esigenze delle piccole e piccolissime imprese in linea con lo Small Business Act europeo, vanno modificate le modalità di confronto con il settore privato: da semplice guardiano di regole a volte troppo astratte a tutore e accompagnatore dello sviluppo con un cambio di paradigma che deve interessare la formazione del personale capitolino;

Commercio su area pubblica: Stringere e applicare un “Patto per la qualità”, che garantisca standard adeguati alla città di Roma delle postazioni su area pubblica. Realizzare un piano condiviso per la ricollocazione dei posteggi che tenga conto dell’attrattiva commerciale e della vocazione delle aree individuate. Ritorno ad una gestione centralizzata per i circuiti rotativi che per loro natura includono più municipi evitando così situazioni ingestibili nelle aree contigue.

Pianificazione urbanistico-commerciale. Anche l’annosa questione delle dimensioni delle attività commerciali e di un compulsivo sviluppo di centri commerciali in anni recenti può essere affrontata solo con un’attenta pianificazione che intrecci i temi più direttamente economici con quelli urbanistici e ambientali riconnettendo lo sviluppo del territorio con l’insediamento delle attività produttive e creando un equilibrio quanto più possibile armonioso, focalizzato sulla rigenerazione urbana senza ulteriore consumo di suolo;

Promuovere le reti d’imprese. Riordinare lo sviluppo delle attività attraverso la creazione di reti d’imprese – sfruttando le nuove norme regionali – significa creare strutture di grande importanza per la dimensione territoriale di Roma, accrescere la professionalità e la qualità, nonché sfruttare le potenzialità rappresentate dall’innovazione, dallo sviluppo di piattaforme digitali e da un più efficace utilizzo del delivery e dell’e-commerce per l’ecosistema delle piccole imprese;

Il nuovo artigianato. L’artigianato ha necessità inevitabilmente differenziate a seconda della tipologia, anche se rileva un generale bisogno di integrare le nuove tecnologie con le tecniche tradizionali. Favorire gli spazi di coworking (vedi scheda Innovazione) può aiutare gli artigiani ad abbattere i costi di gestione e uno scambio di conoscenze per accrescere tutti i soggetti coinvolti. Interverremo dunque con l’obiettivo di valorizzare a questo fine il patrimonio edilizio comunale e con l’abbattimento della tassazione locale per dare sostegno all’occupazione e all’imprenditoria dei giovani. Valuteremo iniziative di acquisto e valorizzazione di luoghi inattivi per sostenere le attività di artigianato con la possibilità di accedere ad affitti a prezzo calmierato sulla scia dell’esempio di Firenze:

Valorizzazione dell’artigianato artistico e tradizionale. Favorire gli accordi tra gli artigiani della produzione manifatturiera di qualità per la fornitura delle reti distributive dei grandi marchi nazionali e internazionali. Creare percorsi dell’artigianato artistico anche per integrarli nei circuiti turistici alternativi;

Definizione del Piano “Mercati di Roma”. Dopo oltre 20 anni non è più rinviabile un nuovo Piano dei mercati di Roma, con cui perseguire più obiettivi: investire nella rigenerazione delle strutture, offrire nuovi servizi come tipologia e orari, realizzare un’autentica rete dei mercati a Roma; rendere attrattivi i mercati sapendo che hanno ognuno storie e vocazioni diverse e che sono parte dell’identità dei quartieri. I mercati sono anche luoghi di socializzazione dove possiamo prevedere punti di ascolto e magari punti di accesso e di orientamento ai servizi territoriali anche sociosanitari;

Valorizzazione delle attività storiche: Il tessuto artigianale e commerciale contribuisce all’identità di un territorio e ne rafforza la proiezione esterna. Per questo la tutela e la promozione delle attività storiche e delle eccellenze cittadine vanno rafforzate e devono diventare un punto di riconoscibilità della qualità e del marketing territoriale;

Luoghi delle imprese. Accanto allo sviluppo di infrastrutture e servizi a misura d’impresa, è fondamentale unire la riqualificazione urbana con lo sviluppo economico. Va rafforzato e pienamente valorizzato il ruolo del nuovo consorzio industriale unico regionale per il recupero dei siti industriali dismessi (vedi scheda Innovazione) e nell’affidamento della gestione di aree artigianali nate spontaneamente negli anni e che ora vanno potenziate con servizi e collegamenti. Inoltre va sostenuto l’utilizzo dei locali commerciali che fanno parte del patrimonio immobiliare pubblico per le botteghe storiche o per le nuove attività per i giovani e le start up;

Il mercato domenicale di Porta Portese, storica realtà di Roma, ha bisogno di cura. La sua riqualificazione deve essere parte di un più ampio progetto di recupero urbano del quartiere e degli argini del Tevere. In particolare durante lo svolgimento del mercato è necessario: individuare un’area dedicata alla sistemazione dei furgoni degli operatori commerciali, rafforzare la sicurezza e la pulizia dell’area, garantire la presenza di un numero adeguato di servizi igienici mobili ed un presidio medico stabile. In tal modo si rende più attrattivo il mercato e si riconcilia il rapporto tra residenti, operatori e frequentatori.

Agricoltura: la città capitale dell’agroalimentare

Roma è una grande città agricola e una capitale dell’agroalimentare di rilievo internazionale. Ha una estesissima filiera commerciale e logistica che comprende il più grande tra i centri agroalimentari italiani, il CAR, e una struttura capillare di commercializzazione di prodotti freschi, con oltre 140 mercati rionali.

L’agro romano, i suoi prodotti e la sua cultura alimentare hanno una storia millenaria, che concorrono alla identità della Capitale. Non a caso Roma è anche la sede delle principali organizzazioni ONU in tema di alimentazione: la Fao, il World Food Programme, l’Ifad.

Il durissimo periodo della pandemia ha ha mostrato la resilienza del comparto agroalimentare della nostra città. Ai romani non è mai mancato cibo fresco e di qualità a prezzi ragionevoli, è cresciuto il consumo del prodotto locale, il mercato digitale e i sistemi di delivery hanno avvicinando i consumatori, sempre più portati a scegliere le produzioni di prossimità.

Nonostante queste potenzialità, il sistema agroalimentare romano ha diverse criticità.

 

Vi è ancora una scarsa attenzione all’utilizzo di prodotti del territorio nelle filiere locali ed una debole promozione del marchio Roma come indicazione di provenienza dei prodotti. Le aziende agricole ed alimentari della campagna romana sono in affanno rispetto ad un sistema globalizzato ed in cui la frontiera è sempre più nell’incontro tra tecnologia e sostenibilità.  Inoltre, la logistica cittadina, seppur potenziata negli ultimi anni è ancora debole sia in termini di distribuzione, sia nella fase di consegna dei prodotti: i mercati rionali, unici nella loro capacità di distribuire prodotti freschissimi su base giornaliera, scontano ritardi nell’organizzazione delle strutture e dei servizi. I sistemi di vendita diretta ed i farmers’ markets sono ancora una nicchia. La crescita esponenziale della consegna a domicilio, spesso gestita da operatori internazionali disinteressati alle effettive condizioni dei lavoratori e all’equità della retribuzione, comporta sempre più una competizione a ribasso ed una perdita di valore aggiunto per le filiere locali.

Roma è poi una città che spreca molto cibo, troppo. La quantità di cibo non consumato, o gettato nella spazzatura, è enorme. Le esperienze di recupero di questo enorme potenziale sono ancora scarse e si limitano a una piccola frazione. Le iniziative di coinvolgimento del terzo settore, soprattutto ad opera del CAR, sono ancora parziali. La città, che ha una superficie verde molto estesa, accusa una enorme carenza di gestione delle superfici non utilizzate. Il degrado è dovunque, in un momento in cui ogni metro quadro di superficie può e deve essere prezioso per la riqualificazione ambientale.

In ultimo, va rafforzata consapevolezza dell’importanza della nutrizione e del perseguimento di una dieta bilanciata e di una vita sana: un tema che riflette questioni di rilevanza nazionale.

Sono questi i punti sui quali imposteremo, nei prossimi anni, un’azione completa, che rifletta l’importanza strategica dell’agricoltura per Roma Capitale: sotto il profilo economico, quello culturale e quello della promozione del territorio.

 

Le nostre proposte

Nei primi 100 giorni:

Avvieremo 50 progetti di recupero ambientale, in collaborazione con imprese agricole multifunzionali del territorio; 50 esempi concreti di cosa sia il recupero ambientale: centri di compostaggio, luoghi di conservazione della biodiversità, attività didattiche a tema ambientale per ospitare visite delle scuole romane, progetti di agricoltura sociale;

costituiremo 30 progetti di miglioramento dei mercati rionali per avvicinare cittadini: eventi di educazione alimentare in collaborazione con le Università, corsi gratuiti di educazione alimentare, facilitazioni per la somministrazione ‘leggera’ di prodotti locali;

Avvieremo 50 progetti per il miglioramento della qualità della ristorazione, tipica, ma anche innovativa e etnica, in collaborazione con le organizzazioni di categoria;

Istituiremo la “Carta dei vini di Roma”, una raccolta delle migliori etichette dei vini del territorio, proposte volontariamente dai ristoratori romani come Carta ufficiale della produzione enologica del territorio;

Autorizzeremo l’avvio di 5 nuovi farmers’ market in strutture comunali;

Localizzeremo ed apriremo 50 punti di consegna dei prodotti locali per semplificare l’acquisto di prodotti di prossimità;

Daremo vita a programmi di educazione alimentare nelle scuole di Roma in cooperazione con aziende ed enti del territorio;

Sosterremo il progetto di sviluppo del Centro Agroalimentare Roma, rafforzando il suo legame con il sistema produttivo locale;

Forniremo sostegno ai sistemi di delivery etico e sostenibile;

Avvieremo, in collaborazione con i grandi attori internazionali, un’iniziativa globale a sostegno della “cultura del cibo”, che cominci ad affermare Roma come città guida nel mondo sui temi dell’agricoltura e dell’alimentazione;

Individueremo almeno 3 siti per la realizzazione di agroasili, dove gli imprenditori agricoli del territorio potranno tenere lezioni ed accompagnare i bambini nel processo di allevamento;

Implementeremo l’utilizzo di cibo a chilometro 0 nelle mense scolastiche comunali e convenzionate, dando così attuazione al principio della prossimità tra produzione e vendita, oltre che la riduzione del tragitto di trasporto e l’abbattimento delle emissioni di sostanze inquinanti;

Iniziare le procedure per far sì che l’Agro Romano venga inserito nei Sistemi del Patrimonio Agricolo di rilevanza mondiale (GIAHS) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). Il riconoscimento GIAHS valuta il rapporto profondo tra coltivazioni ed ecosistema naturale, fauna e flora locale, promuovendo al tempo stesso la salvaguardia delle conoscenze tradizionali e la conservazione della biodiversità.

Subito dopo, l’azione del Comune si concentrerà su azioni di sistema, che prevedono la collaborazione tra le imprese, le associazioni di categoria e gli enti pubblici. In particolare le seguenti misure:

Nell’ambito del processo di digitalizzazione e transizione promosso dal Piano Nazionale di Ripresa e resilienza e dal Green New Deal, il Comune si farà promotore di un’azione di impulso alla adozione di tecnologie digitali da parte delle imprese del settore, grazie ad un programma di assistenza definito in collaborazione con gli attori dell’industria digitale, del sistema delle associazioni.

Al fine della modernizzazione del sistema dell’impresa agricola romana, vi sarà l’avvio – in collaborazione con i principali attori dell’ecosistema romano startup – di un programma di incubazione ed accelerazione di startup innovative specializzate nei servizi agro-ambientali e nella logistica dell’agroalimentare

La realizzazione di un sistema per coinvolgere nella gestione dei servizi di manutenzione ambientale – dalle ville e i giardini, sino ai nuovi impianti di forestazione urbana – gli agricoltori romani.

Azioni di sostegno alla fertilità dei suoli, grazie ad una campagna per l’uso diffuso del compostaggio di qualità

La definizione di una nuova strategia per il contenimento degli sprechi attraverso sistemi globali di monitoraggio, controllo e programmazione delle produzioni e di recupero dell’invenduto

Una strategia di “rivendicazione dell’origine e provenienza” dei prodotti alimentari e delle specialità romane e romaneschi, anche attraverso il sostegno ai marchi di qualità volontari per i servizi tipici di ristorazione

La creazione di luoghi di conservazione e valorizzazione della biodiversità vegetale

La messa in rete delle attività agricole e zootecniche nei parchi che hanno scelto la multifunzionalità, ossia produzione di qualità e biologiche, vendita diretta, fattorie didattiche e capacità di cura del verde, aiutandoli ad intercettare i flussi turistici attraverso una politica del Comune e delle proprie aziende di promozione finalizzata a questo obiettivo anche affidando loro, la cura e la manutenzione degli spazi verdi. Daremo valore ai servizi ecosistemici offerti dalle risorse naturali e dalla biodiversità premiando le comunità che si faranno carico di garantirli per tutti. Mettere le aree protette nelle condizioni di sviluppare al massimo le loro potenzialità nel promuovere attività economiche di qualità, anche attraverso l’istituzione del marchio di qualità per i prodotti dei Parchi di Roma

4. La vita a Roma. La città che include e non lascia indietro nessuno

I problemi di Roma non dipendono solo dalla crisi del governo dell’amministrazione e dalla sua crisi economica decennale. La questione sociale è la terza componente chiave del declino di Roma, da affrontare con una pluralità di strumenti, cambiando completamente approccio.

Le politiche sociali non sono misure residuali per i pochi sfortunati che non ce la fanno. Certo bisogna occuparsi – molto più di quanto non si faccia oggi – delle persone in maggiore difficoltà. Ma l’inclusione sociale e l’universalismo dei diritti, è una condizione chiave per la salute della nostra città e della nostra economia, è un complesso di politiche che danno concretezza e valore al concetto di cittadinanza e ai suoi diritti, è l’insieme di misure che unisce una città ricucendone le fratture ormai diventate intollerabili.

. Suddividendo la città per municipi, gli autori del libro “Le Mappe della Diseguaglianza” hanno calcolato che sono mediamente grandi come una robusta città di provincia, gli autori hanno calcolato per ognuno di essi l’indice di sviluppo umano, nota misura introdotta dalle Nazioni Unite per valutare i paesi non solo in base al reddito, ma anche in base allo stato di salute e il livello di istruzione delle persone. A Roma le differenze esistenti tra quartieri come i Parioli, o il Centro Storico in cui l’indice è più alto e i quartieri dal più basso indice – in particolare il quadrante est o il litorale – sono analoghe alle differenze tra paesi benestanti e paesi in via di sviluppo.

Una nuova strategia per l’inclusione

Siamo dunque davanti a una frammentazione estrema e a disuguaglianze di scala globale, conseguenze sia di una economia troppo debole e fragile sia dell’assenza di una strategia di inclusione degna di questo nome, capace di prendere in considerazione tutte le diverse dimensioni: reddito, opportunità, socialità, cultura, salute, istruzione, casa, sport, servizi sociali. La ferma volontà politica di contrastare queste marcate disuguaglianze comporta dunque uno sforzo di gran lunga superiore a quello richiesto dalle tradizionali politiche sociali di compensazione. Richiede, un’azione di governo organica: le scelte urbanistiche, le regolazioni commerciali, le politiche culturali, che abbiamo già declinato, vanno considerate parte integrante anche della Roma che include, favorendo la diffusione e la professionalizzazione di pratiche che si dimostrino efficaci.

Tutti gli abitanti di Roma sanno bene quanta supplenza le associazioni del Terzo Settore e del volontariato cattolico hanno fatto in questi anni sui più diversi temi di inclusione. Roma esprime in termini di cooperazione, volontariato, assistenza una ricchezza e generosità straordinarie

Al contrario: grazie anche agli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione, va diffuso in tutta Roma il loro patrimonio di esperienze e competenze. Un’amministrazione attenta ai diritti è un’amministrazione capace di costruire coesione. Perché i diritti non sono soltanto una questione di libertà individuale. Garantire diritti significa riconoscere il valore di ogni esistenza, di ogni esperienza di vita, dei molti modi in cui ogni persona esprime sé stessa. E significa anche predisporre e costruire le condizioni di benessere materiale in cui il godimento dei diritti possa essere effettivo e reale, e non solo vuota proclamazione.

Libertà, eguaglianza e solidarietà esistono solo insieme. Lo insegnano gli articoli 2 e 3 della Costituzione, per questo noi vogliamo ricominciare da subito una storia che a Roma si è interrotta, ma che era cominciata con la nostra Repubblica.

Welfare: la città che riparte dal basso

Il concetto di welfare è strettamente connesso alla qualità della vita e misura il benessere della popolazione nelle sue svariate dimensioni.  In quanto tale, dunque, dipende sia da alcune condizioni di vita materiali, quali reddito, lavoro e situazione abitativa, che dalla percezione individuale della qualità di alcuni indicatori, come salute, formazione, qualità dell’ambiente, sicurezza personale, compatibilità dei tempi tra lavoro e vita privata.

La pandemia ha aggravato la situazione economico-sociale, con poveri sempre più poveri e un ceto medio che si sta sgretolando. I bisogni sociali crescono in maniera esponenziale e sono sempre più diversificati e articolati.

Il welfare, dunque, non può più essere riparativo, frammentato e residuale. Deve essere prioritario nell’agenda politica e parte integrante di una vera e propria strategia di sviluppo in una logica sistemica con le altre politiche, valorizzando il prezioso apporto della società civile e del Terzo Settore.

Il sistema di welfare di Roma viene da anni di progressivo indebolimento dovuto ad una gestione solo emergenziale priva di risorse e di programmazione che ha alimentato e aggravato disuguaglianze territoriali e sociali. Il coinvolgimento attivo e la sistematizzazione di queste esperienze deve al contrario essere il motore principale del rilancio del governo della città, per rafforzare l’inclusione, prevenire il disagio, per consentire la presa in carico delle persone più vulnerabili, facendo vivere nella concretezza e nella partecipazione gli obiettivi della nuova agenda sociale del programma Next Generation.

A Roma occorre costruire, in una logica di rete sinergica, un nuovo sistema di welfare capace di superare l’approccio riduttivo dell’emergenza e dell’assistenzialismo, a favore di un approccio sistemico, generativo, comunitario e partecipativo, basato su politiche integrate. Le politiche sociali debbono essere poste in cima all’agenda delle priorità, ma non in modo frammentato e settoriale, bensì in collegamento e interdipendenza con le politiche abitative, le politiche del lavoro, le politiche urbanistiche, aspetti fondamentali di una democrazia sostanziale in una città che abbia a cuore la tutela della dignità della persona.

Un modello di welfare fondato sull’ascolto dei bisogni deve essere capace di offrire risposte integrate e coerenti. Deve dare vita ad una diffusa ‘democrazia della cura’ dei soggetti sociali protagonisti del tessuto comunitario: bambini, giovani, anziani, donne, persone con disabilità, stranieri e famiglie. Ciascuno con le proprie specificità, bisogni e peculiarità.

In questa cornice assume un ruolo fondamentale il Terzo Settore, che deve essere considerato un protagonista e un partner privilegiato per rinnovati percorsi di co-progettazione e co-programmazione sia delle strategie generali che dei servizi da erogare.

Proposte

Un nuovo piano regolatore sociale per riequilibrare l’offerta di servizi sociali in città

Mai come in questo momento il rilancio della partecipazione alla costruzione delle politiche sociali deve tornare al centro di una rinnovata stagione di programmazione strategica sul welfare, in particolare nella fase di investimenti che si sta aprendo per la nostra città.

Gli investimenti sono materiali e immateriali, a partire dal sistema informativo e dalla capacità di lettura e analisi dei bisogni sociali emergenti. Roma ha bisogno di riformare i servizi sociali territoriali con criteri moderni di organizzazione, garantendo i Livelli Essenziali di Assistenza, valorizzando le buone pratiche e attuando la co-progettazione anche per far fronte a nuovi bisogni emergenti.

Si deve dotare ogni Municipio di un regolamento e soprattutto della capacità di elaborare piani di interventi sociali per intercettare vecchi e nuovi bisogni attraverso piani di intervento che tengano conto dei bisogni e delle differenze dei contesti dove la persona vive e si esprime: ogni persona è, infatti, unica e merita un servizio capace di leggere le problematiche emergenti e cambiare con flessibilità per trovare soluzioni innovative.

In quest’ottica occorre rilanciare un nuovo Piano Regolatore Sociale che faccia da cornice a queste azioni, riattivando i Piani di Zona. Il nuovo piano regolatore deve tenere conto della complessità di Roma, delineare delle azioni strategiche generali in un continuum integrato di interventi con la sanità territoriale, sempre più di prossimità.

L’espansione dei servizi sociali, però, deve avvenire in maniera programmata e sulla base di analisi dei fabbisogni di ciascun municipio, con lo scopo di garantire una copertura omogenea e superare l’attuale diseguaglianza di accesso ai servizi sociali. La nuova stagione di programmazione zonale dovrà far tornare Roma a essere laboratorio di sperimentazione nel panorama nazionale, con il più largo coinvolgimento a livello municipale delle tante realtà sociali che in questi anni non hanno smesso di proporre soluzioni innovative, senza tuttavia avere un effettivo riconoscimento da parte dell’amministrazione. È necessario governare questi processi conoscendo e riconoscendo le istanze delle associazioni e delle reti sociali, essendo queste le realtà più presenti nelle periferie dove vive la maggior parte della popolazione.

È in questa chiave che sarà declinata la nuova agenda sociale della città, una città più inclusiva, più attenta al contrasto delle disuguaglianze e delle iniquità territoriali e che fa del welfare e dell’innovazione sociale uno dei motori della crescita e anche della creazione di nuova e buona occupazione, in settori e servizi essenziali senza i quali (lo abbiamo visto nella pandemia) le società si bloccano.

Per questo serve un accesso e monitoraggio di dati, una mappatura degli spazi pubblici disponibili per concessioni, un supporto alle attività del terzo settore che mirano alla creazione di lavoro ed economia in aree fragili della città per persone svantaggiate.

 

 

Potenziare la capacità di spesa dei municipi

A tutti questi interventi deve corrispondere un’espansione generale degli investimenti per le politiche sociali. Grazie a risorse non spese dall’amministrazione Capitolina negli ultimi anni, il Comune dispone di ampio margine di manovra per espandere gli investimenti nel sociale. Un’espansione degli investimenti sociali deve portare ad un’espansione di trasferimenti in favore dei Municipi.

Troppo spesso, ad oggi, i Municipi, che sono i diretti responsabili dell’erogazione di servizi sociali al cittadino, non dispongono di risorse adeguate per far fronte alle proprie competenze. I trasferimenti dal bilancio del Comune in favore dei Municipi continuano ad avvenire secondo il criterio della spesa storica. Ciò comporta grandi disparità nella capacità di spesa sociali pro capite tra i Municipi.

Occorre dunque superare il criterio della spesa storica nell’allocazione dei fondi sociali e rimpiazzarlo con indicatori fattuali, analisi sociologiche, economiche e demografiche, allo scopo di arrivare a stime più accurate e realistiche del fabbisogno di servizi sociali dei vari municipi.

 

Investire sui Servizi Sociali

Il ruolo di assistente sociale è ricoperto da personale con un’età media avanzata che spesso deve compiere interventi impegnativi anche a livello fisico, lavorando spesso in contesti fatiscenti e scontando anni di mancato aggiornamento professionale. Occorre:

Adeguare gli organici, assumendo gli assistenti sociali che ancora lavorano a tempo determinato;

Completare l’organico, assumendo le unità mancanti per la dotazione organica prevista dalla normativa nazionale;

Reperire nuovi spazi per i colloqui degli assistenti sociali nell’ampia disponibilità degli immobili comunali e finanziare la formazione con i fondi regionali;

Assumere mediatori culturali ed educatori e psicologi e orientatori per il lavoro per offrire risposte diverse a bisogni diversi.

Estendere in collaborazione con la regione Lazio l’accreditamento a tutti i servizi sociali programmabili per consentire il superamento delle distorsioni tipiche del sistema degli appalti e garantire l’uscita dalla condizione di emergenza costante. Vogliamo assetti centrati sul modello istituzionale, basati sulla stesura di piani del fabbisogno e sulla determinazione di rapporti tra domanda e offerta di servizi, sempre aperti al “cambiamento per il miglioramento”.

 

 

 

La terza età

È necessario prevedere ogni intervento possibile per contrastare l’isolamento e favorire per tutta la vita la presenza delle persone nel proprio ambiente e nel proprio quartiere, salvaguardando i rapporti familiari e le relazioni sociali, e intervenendo nelle situazioni di povertà, di abbandono, di solitudine e di mancanza di alloggio.

Accanto a queste azioni di sostegno e accompagnamento degli anziani fragili occorrono strategie di valorizzazione e promozione della terza età attiva. In questa direzione, è necessario superare una rappresentazione omologante degli anziani, distinguendone condizioni materiali e risorse che possono animare la vita sociale sul territorio, incoraggiandone il protagonismo civico, la partecipazione al volontariato e l’inclusione piena nella socialità urbana.

Occorrono:

Azioni di prevenzione e contrasto all’istituzionalizzazione: rafforzamento dei servizi municipali di assistenza domiciliare; condomini protetti e solidali (presenza di anziani autosufficienti supportati da personale comune); co-housing (anziani che condividono spazi e spese, anche utilizzando una parte di patrimonio pubblico); azioni per favorire il reinserimento sociale degli anziani istituzionalizzati;

Interventi di monitoraggio attivo: il censimento degli anziani del territorio e azioni mirate (a volte semplicemente una telefonata) evitano ricoveri non necessari e migliorano la qualità della vita;

Azioni volte a favorire nel territorio forme di aggregazione sociale e attività coordinate dal mondo del volontariato e dell’associazionismo verso una diffusa “prevenzione sociale” dell’isolamento dei cittadini più anziani. Valorizzare la rete dei Centri Sociali Anziani per promuovere la partecipazione degli anziani ad attività culturali, ricreative, sportive anche nell’ambito di rapporti intergenerazionali e di percorsi di cittadinanza attiva.

La partecipazione di Roma alla rete delle città age-friendly faciliterà la sua immissione nel circuito di esperienze e conoscenze che mettono capo a questo nuovo urbanesimo a misura umana.

 

 Progetti di vita indipendente

Una città può ritenersi davvero inclusiva solo se offre supporto attivo alle persone con disabilità attraverso mirate politiche sociali che si pongano l’obiettivo di permettere alle persone con disabilità di costruire progetti di vita indipendente. A tal fine, occorre:

Attivare misure per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità e misure che rendano possibile una vita indipendente, anche attraverso forme di co-abitazione. Dobbiamo aiutare le persone con disabilità a costruirsi una vita indipendente anche se non autosufficiente.

Attivare misure di sostegno ai caregiver famigliari. È necessario sviluppare un sistema territoriale più accessibile alle famiglie coinvolte nei compiti di cura e, allo stesso tempo, promuovere ulteriore informazione e formazione nei confronti degli stessi caregiver, affinché l’incontro tra i bisogni e le risposte non avvenga troppo tardi. E’ necessario promuovere processi reali di orientamento, presa in carico, accompagnamento, appropriatezza, evitando che queste restino solo parole d’ordine senza un’effettiva declinazione nei servizi capitolini e senza nessun impatto sulle vite delle tantissime famiglie oggi toccate, e spesso travolte, dal tema della cura.

 

Nuovi servizi polivalenti

In una grande città come Roma, accanto a forme di assistenza incardinate sul bisogno individuale è indispensabile sviluppare l’erogazione di servizi più generali, ottimizzati in modo da garantire il necessario supporto al più ampio numero di persone. Lavorando per una vivificazione dei tessuti sociali serve dunque una azione che apra costantemente canali di relazione e partecipazione per il maggior numero di cittadini fragili, in condizione o a grave rischio di esclusione.

Per una più efficace e diffusa azione sociale, costituiremo allora nuovi servizi polivalenti e flessibili, nell’ambito dei centri di assistenza sociale e delle nuove Case di Comunità (vedi scheda Salute).  Questi servizi includeranno: esigenze di mobilità intra-zonale e inter-zonale dell’intero bacino di fruizione; il recapito di merci e prodotti di diversa natura, realizzato anche in collaborazione con imprese attive nel settore delle consegne ultimo miglio a basso impatto ambientale; un presidio di emergenza h24 e la connessione con i servizi esistenti dai centri diurni ai laboratori.

Questi servizi saranno organizzati in maniera orizzontale e collettiva per consentire di rispondere ad un numero maggiore di bisogni sociali oggi non soddisfatti se non in casi di particolare gravità. Si tratta di un sostegno importante a problemi, a volte relativamente semplici, che hanno tuttavia un impatto molto serio sulla qualità della vita delle persone fragili, o temporaneamente non autosufficienti, e delle loro famiglie.

La qualità della vita delle persone fragili deve essere la misura con cui valutare la capacità di Roma di essere una città che include.

 

Salute: la città che si prende cura

Gli ultimi due sono stati gli anni più difficili per la salute dei romani. Davanti alla sfida senza precedenti della pandemia il nostro sistema sanitario ha saputo reagire e affrontare le difficoltà meglio di altre regioni, sulla carta più preparate. Oltre all’efficienza della campagna vaccinale, Roma è stata la prima città europea dove si è riusciti a isolare il nuovo virus, poco dopo il suo ingresso in Italia, grazie al lavoro straordinario delle ricercatrici dell’Istituto Lazzaro Spallanzani. È stata la prova della qualità della nostra sanità e della nostra ricerca, delle capacità del sistema sanitario, delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori.

Oltre a questo, il COVID19 ha mostrato con forza che Roma è un ecosistema naturale per la sanità e le scienze della vita. Una vocazione che si è rafforzata nel corso degli anni grazie a una sinergia unica in Italia di professionalità, università, strutture ospedaliere d’eccellenza, poli della ricerca pubblici e privati, aziende; e grazie al processo di risanamento del sistema sanitario e al miglioramento dei livelli essenziali di assistenza che in questi anni ha attuato la Regione Lazio.

Oggi, nelle strutture universitarie della città si forma circa il 20% delle professioni mediche e sanitarie del Paese. A Roma insistono alcune delle strutture ospedaliere più avanzate d’Italia e una rete di centri di ricerca pubblici e privati all’avanguardia nel campo del farmaceutico e del biomedicale. Il comparto delle scienze della vita produce circa il 12% del Pil della Capitale, ci sono circa 6 mila tra aziende e imprese a Roma e nella sua area metropolitana che operano in questo settore ad alto valore aggiunto e di tecnologia avanzata, con oltre 100 mila addetti compreso l’indotto e i servizi.

Quella legata alla salute e alle scienze della vita è una grande forza di Roma, che deve diventare l’obiettivo di un grande progetto strategico attorno al quale riunire impegno e risorse comunali, regionali, statali. La sfida davanti a noi è utilizzare al meglio tutte le risorse già stanziate, quelle comunitarie disponibili e quelle del PNRR per fare di Roma una grande Capitale europea della sanità e delle scienze della vita. Con i fondi disponibili è possibile fare un salto in avanti, verso la sanità del futuro, per migliorare cura e assistenza, per sfruttare le nuove tecnologie e portare i servizi più vicini alle persone.

 

In particolare, in collaborazione con la Regione Lazio, realizzeremo una serie di interventi specifici che cambieranno il volto della assistenza sanitaria a Roma.

 

 

Le proposte

Investimenti su aziende ospedaliere e ricerca

Nei prossimi anni sono già previsti nella Capitale 180 milioni di euro di investimenti su strutture, attrezzature e nuove tecnologie, oltre ai 210 mln di euro sulle grandi Aziende Ospedaliere e gli IRCSS istituti di ricerca e cura. Un intervento massiccio, che innalzerà in maniera significativa la capacità di cura nelle strutture d’eccellenza della Capitale. Tra i progetti previsti: l’intervento al Regina Elena come Cancer Center, che ospiterà il più grande centro di protonterapia italiano, un’innovazione per la cura dei tumori; il nuovo ospedale della Tiburtina che servirà al quadrante est per alleggerire la pressione sull’ospedale Sandro Pertini e il Policlinico Umberto Primo. Di grande importanza anche gli interventi previsti per il DEA di secondo livello al Policlinico Tor Vergata; il nuovo edificio dell’Azienda ospedaliera universitaria Sant’Andrea e il potenziamento e ampliamento dell’Ospedale Grassi di Ostia.

 

Roma, capitale di una salute ‘diffusa’

Con i fondi disponibili dal PNRR è possibile fare un salto in avanti per migliorare cura e assistenza, per sfruttare le nuove tecnologie e portare i servizi più vicini alle persone. Per farlo è necessario integrare questi progetti con i piani urbanistici e della mobilità in modo coordinato.

In particolare realizzeremo:

 

60 Case di Comunità, per migliorare l’assistenza territoriale, specie per i soggetti fragili e gli anziani;

15 Ospedali di Comunità, strutture per assistenza sanitaria a bassa soglia di intensità e gestione infermieristica;

15 centrali operative per la telemedicina e il telemonitoraggio. Un enorme passo in avanti per assistere nel proprio domicilio le persone, in particolare quelle con patologie croniche e con più difficoltà di movimento.

 

Faremo diventare Roma la capitale dell’assistenza domiciliare, di prossimità e della telemedicina. Su questo grande obiettivo di sistema, occorre coinvolgere tutti gli attori in campo, a partire dai medici della medicina territoriale e dalla rete diffusa delle farmacie, ma anche tutte quelle realtà imprenditoriali e della ricerca in grado di elaborare soluzioni utili all’innovazione in sanità.

 

Considerando, inoltre, il processo di invecchiamento della popolazione e l’aumento delle patologie croniche, occorre lavorare su un modello in cui il cittadino sia sempre più assistito a domicilio.  E’ necessario lavorare per l’integrazione socio sanitaria guardando alle fragilità, alle patologie degenerative (Parkinson e Alzheimer) e al disagio mentale, costituendo dei piccoli nuclei di presa in carico che non facciano sentire sole le famiglie.

 

Una rete dell’emergenza, all’altezza

Proseguiremo nel processo di potenziamento e d’innovazione della rete dell’emergenza su cui è già impegnata la Regione Lazio: l’intera rete dell’emergenza sarà gestita dall’Ares 118, che va quindi rafforzata con nuovi mezzi e personale. Bisognerà, inoltre, proseguire nel processo di digitalizzazione della rete dell’emergenza, favorendo la comunicazione immediata, attraverso teleconsulto, tra ambulanze e pronto soccorso.

 

Roma, capitale europea della risposta all’emergenza sanitaria

Per rafforzare il ruolo di Roma come capitale del biomedicale è cruciale la candidatura della città come sede per la HERA (Health Emergency Response Authority), la nuova Autorità prevista dalla Commissione Europea per la risposta alle emergenze sanitarie. Il nostro sostegno sarà pieno.

 

Un ospedale pubblico per gli animali: il primo in Italia

Costruiremo a Roma il primo grande ospedale pubblico veterinario del Paese. Lo ubicheremo nella direttrice dell’Autostrada Roma-Firenze, in un immobile di proprietà della ASL Roma 1 nella Riserva naturale della Marcigliana.

 

Casa: la città in cui abitare tutti

Le politiche per la qualità dell’abitare sono cruciali per la qualità della vita dei romani: da troppi anni sono trattate dall’amministrazione come marginali o confinate a tamponare situazioni di emergenza. A fronte di questo disinteresse delle istituzioni sta la difficoltà di molte famiglie, di giovani, donne ed anziani nel trovare un alloggio accessibile rispetto alle loro condizione economica. Una difficoltà che è solo peggiorata da eventi e fenomeni sociali degli ultimi anni: dalla crisi finanziaria alla crescente precarizzazione del lavoro, sino alla crisi economica legata alla pandemia.

In questo contesto difficile, il diritto all’abitare va riaffermato quale diritto fondamentale dei cittadini affrontando i nodi che sono davanti a noi.

la crescita esponenziale di lavoro precario, part-time involontario e lavoro atipico, ha interessato soprattutto i più giovani e le donne, riducendone enormemente la possibilità di accedere al credito per l’acquisto di abitazioni

negli scorsi anni molti immobili sono stati convertiti ad uso affitto di breve periodo per soddisfare la domanda turistica: un fenomeno con un tasso di crescita annuale di circa l’8%, che riguarda oltre 30.000 offerte. La metà di questi insiste nel primo Municipio e ha determinato una diminuzione dell’offerta di alloggi in affitto di lungo periodo, con il conseguente innalzamento dei canoni di affitto per famiglie e giovani e un progressivo trasferimento delle famiglie più giovani e con figli nelle zone limitrofe o esterne al Grande Raccordo Anulare

il 90% degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, si concentra in sole 42 aree del territorio del comune, con una popolazione paragonabile a quella di un intero municipio ed è insufficiente a soddisfare la domanda di abitazioni a costi calmierati per cittadini con redditi bassi o in condizioni economiche disagiate

queste condizioni hanno alimentato un fenomeno unico a livello europeo, quello delle occupazioni: circa 100 immobili sono occupati, per una popolazione stimata intorno alle 10.000 persone. L’emergenza sfratti interessa tantissimi romani con 11 famiglie al giorno che nel 2019 sono andate in tribunale per cause di morosità e oltre 70.000 sentenze di sfratto tra il 2006 e il 2016.

 

La nostra azione di contrasto a queste criticità ha due obiettivi:

Primo: fare in modo che l’accesso alla casa per i giovani e le famiglie sia possibile anche in assenza di patrimoni familiari o condizioni di lavoro precarie.

Secondo: affrontare e risolvere il tema della disponibilità di alloggi a basso costo per le persone in maggiore difficoltà, ripristinando equità e legalità.

 

Roma necessita di un cambio di paradigma: occorre superare le politiche dell’edilizia sociale verticale e perseguire una nuova visione di edilizia sociale orizzontale che rimetta al centro l’individuo e i suoi bisogni. Troppo spesso, infatti, la scelta passata di concentrare persone con le più gravi condizioni di disagio socioeconomico nei nuovi quartieri dell’edilizia sociale ha prodotto effetti indesiderati oggi non più tollerabili: le grandi torri e i quartieri in cui sono sorte, sono diventate trappole di povertà ed emarginazione sociale da cui è difficile uscire. La nostra visione prevede due aspetti cardine delle politiche dell’abitare:

Gli alloggi di edilizia pubblica devono essere disseminati in misura quanto più omogenea tra i vari quartieri della città, evitando così la concentrazione del malessere nei luoghi del disagio e favorendo invece l’integrazione tra individui e famiglie di diversa estrazione sociale ed economica.

Per gli aventi diritto, occorre l’integrazione funzionale tra le politiche dell’abitare e politiche sociali personalizzate volte alla formazione professionale, all’inserimento lavorativo, e alla cura della salute.

 

 

Per una modernizzazione delle politiche abitative: le nostre proposte

 

Una nuova Agenzia per le politiche abitative di Roma Capitale

Occorre dotarsi di uno strumento nuovo, una agenzia specializzata, secondo il modello di molte altre città. L’Agenzia per le Politiche Abitative (APAB) avrà una governance snella e un organico composto da professionisti specializzati e porterà avanti nuove misure:

ruolo di mediatore e garante per favorire l’accesso al mutuo per la prima casa per giovani e famiglie. Chi, in prospettiva, ha le caratteristiche per poter pagare il mutuo, ma non dispone di una posizione lavorativa stabile o di un capitale iniziale proprio per la caparra, potrà ricevere una garanzia dall’agenzia per accedere al credito bancario per l’acquisto di prima abitazione

mobilizzazione di risorse grazie alla collaborazione con banche di sviluppo pubbliche (come la Banca europea per gli investimenti e la Cassa Depositi e Prestiti) per realizzare progetti innovativi per l’edilizia residenziale, il social housing e la transizione energetica

attività di intermediazione per agevolare l’incontro tra domanda e offerta nel mercato degli affitti privati.

Attività di gestione degli acquisti o dell’affitto di alloggi privati disponibili sul mercato immobiliare, espandendo il patrimonio pubblico al fine di velocizzare lo snellimento delle graduatorie. In quest’ottica, ruolo chiave dell’agenzia sarà anche quello di assicurare il rispetto del principio di edilizia sociale orizzontale nelle scelte: ovvero perseguendo l’obiettivo di una più omogenea distribuzione degli alloggi sul territorio della capitale, per contribuire a ridurre l’attuale concentrazione di disagio sociale nei quartieri ad alta densità di ERP e favorire una maggiore integrazione sociale tra i cittadini della Capitale.

gestione dei buoni casa, ovvero i voucher per il sostegno agli affitti, con l’obiettivo di portare l’attuale tempo di erogazione di circa 2 anni a due mesi.

attuazione di una diffusa opera di manutenzione e riqualificazione energetica del patrimonio ERP con il programma “superbonus 110%”, ad oggi non attivabile per i Comuni gestori diretti ERP, attraverso l’affidamento della gestione in house del patrimonio stesso

attività di frazionamento degli alloggi più grandi ormai inutilizzabili da nuclei famigliari sempre più piccoli e revisione delle caratteristiche individuali e del nucleo familiare per poter accedere ad alloggi di edilizia pubblica al fine di efficientare l’incontro tra domanda e offerta

Ruolo di garante della trasparenza con la pubblicazione on-line delle graduatorie ERP

Ruolo di garante rispetto al pagamento del canone d’affitto e alla corretta fruizione degli immobili a favore di soggetti bisognosi. In tal modo potranno aumentare significativamente il numero di abitazioni disponibili a affitti calmierati, anche per agevolare la transizione delle famiglie nei residence (CAAT) e più in generale per lo scorrimento delle liste di attesa dell’ERP

Ripristino della legalità nell’assegnazione e gestione degli alloggi. Per smantellare le reti criminali che gestiscono la gestione degli alloggi e per contrastare il fenomeno delle occupazioni di interi edifici pubblici e privati occorre ripristinare una task force specializzata che agirà in collaborazione con le forze dell’ordine per fare prevenzione, effettuare gli sgomberi e gestire la regolarizzazione degli occupanti così come la loro ordinata transizione verso soluzioni abitative regolari.

Osservatorio sulla qualità abitativa, un ufficio dedicato alla raccolta centralizzata di dati, l’analisi e la divulgazione di conoscenza sul tema e di supporto analitico per il decisore politico.

 

Un programma sostenibile ‘per’ nuove case

Individueremo gli “ambiti di rigenerazione urbana” previsti dalla legge regionale vigente, entro i quali procedere ad interventi di trasformazione del territorio senza consumo di nuovo suolo, procedendo con densificazioni, demolizioni e ricostruzioni con aumento delle altezze dei fabbricati o con riuso di immobili inutilizzati.

In tali ambiti perseguiremo tre obiettivi da realizzare rispettando il principio guida dell’edilizia sociale orizzontale:

costruire alloggi di piccole dimensioni da destinare a giovani coppie e a famiglie uni personali, dedicando ad esse una apposita graduatoria; tra la nuove costruzioni, affitti controllati e ristrutturazione del patrimonio pubblico, l’obiettivo è di 5000 nuovi alloggi in 5 anni;

un programma di valorizzazione degli asset pubblici comunali per nuovi alloggi pubblici in complessi integrati con funzioni produttive;

realizzare “centri civici di quartiere” collegati con strumenti digitali ai servizi di prossimità e della Pubblica Amministrazione, per migliorarne la fruizione da parte dei cittadini e ridurne la mobilità non necessaria;

ampliare la rete dei servizi sociali, culturali, sportivi e del patrimonio ambientale, trasferendone la gestione ai Municipi in collaborazione con i cittadini e le loro Associazioni.

 

Una nuova collaborazione e impegno istituzionali

 

Va risolto il tema delle proprietà ERP fuori ambito comunale, avviando un dialogo con i comuni dove insistono gli alloggi di Roma Capitale ed attivato un percorso che porti ad una gestione metropolitana di questi immobili

 

Risolvere i numerosi contenziosi con i nuclei famigliari legati alle fasi di alienazione degli immobili, da anni rimasti bloccati per inefficienza della macchina amministrativa

Arrivare al superamento dei cosiddetti “Campi Rom”. Bisogna abbandonare definitivamente l’approccio etnico al tema di persone che vivono in campi di abitazioni mobili e favorire percorsi integrati che portino questi cittadini, italiani o con permesso di soggiorno, a godere del diritto ad abitare come tutti gli altri, senza corsie preferenziali, ma con strumenti di dialogo e sostegno adatti alle condizioni delle singole famiglie

Sport: la città degli impianti diffusi

Roma ha un patrimonio sportivo enorme: decine e decine di impianti, pubblici e privati, dove migliaia di cittadini praticano quotidianamente uno sport o un’attività motoria. C ’è un associazionismo sportivo di base – fatto di circa 6000 Asd e Ssd – radicato e diffuso capillarmente in tutti i municipi, spina dorsale del sistema sportivo cittadino, che lavora ogni giorno per il benessere della comunità. Ad esse si aggiungono le decine di migliaia di cittadini che praticano sport e attività motoria senza avere in tasca una tessera di una società agonistica.

La pandemia ha messo a dura prova la sopravvivenza di questo sistema, ma ha anche dimostrato come i temi delle riaperture di centri sportivi, palestre, piscine siano entrati nella vita quotidiana di milioni di persone.

A fronte di questa forza ci sono dati che parlano dello spazio di miglioramento. L’indice di sportività calcolato dal Sole 24 ore nel 2021 assegna alla città di Roma solo il 31 esimo posto su 107 città; nell’attrattività dei grandi eventi nazionali e internazionali, Roma è appena al 26esimo posto, subito dopo Parma e prima di Cagliari. La pandemia ha colpito l’associazionismo si è perso 1 praticante adulto su 4, tra i bambini il tasso di abbandono della pratica sportiva individuale è salito al 48%. La dotazione di infrastrutture è ancora insufficiente e diseguale sui territori e i casi dello Stadio Flaminio e del Pala Tiziano sono esempi emblematici di grave disattenzione. Il dialogo tra il mondo dello sport romano e le istituzioni comunali è carente. La gestione del Comune ha reso impossibile ai concessionari di impiantistica comunale la presentazione di progetti di riqualificazione dei plessi e lo stesso Comune, proprietario degli impianti, non ha concesso l’autorizzazione a presentare i progetti: così oltre 2 milioni di fondi regionali destinati a Roma sono stati persi.

E’ mancata una strategia per attrarre risorse per lo sport e per ricucire le ferite della città. Roma ha rinunciato alla candidatura olimpica nel 2024 senza una strategia alternativa per riqualificare e potenziare l’impiantistica romana, con gravi conseguenze: la squadra femminile del Roma Volley, promossa in A1 è oggi senza un impianto per il prossimo campionato. Hanno lo stesso problema le 2 squadre di basket romane dell’A2. C’è un progetto per Campo Testaccio con un investimento regionale di 1 milione di euro che non è stato mai utilizzato. Solo alcuni esempi, molto concreti, che dimostrano quanto sia importante avere una guida amministrativa decisa.

Affronteremo queste criticità con un programma di azioni preciso, perché oggi lo Sport è cultura, benessere, economia, ed è soprattutto un diritto per tutti. Per questo investiremo sullo sport di cittadinanza. Roma deve avere un’amministrazione all’altezza del suo valore e del suo radicamento, dei suoi campioni e delle sue centinaia di migliaia di appassionati e praticanti.

 

 

 

Sostegno all’associazionismo: gli stati generali dello sport 

E’ necessario, fin dai primi 100 giorni, un immediato segnale di sostegno all’associazionismo sportivo di base, negli ultimi anni abbandonato a sé stesso.  La ripartenza va favorita attraverso la convocazione immediata degli “Stati Generali dell’associazionismo sportivo della Capitale”, un momento di riflessione dal basso – da preparare attraverso incontri tematici bilaterali e multilaterali – assieme alle ASD e SSD, su come ridisegnare il sistema sportivo romano.

Questo processo dovrà favorire:

il rilancio e il supporto alle ASD e SSD, colonna portante del sistema sportivo romano

il riconoscimento dell’importanza dello sport e dell’educazione al movimento come fattore di coesione ed integrazione che rafforza la comunità cittadina

il potenziamento dei progetti sportivi legati alla sostenibilità come fattore di sviluppo armonico della città e garanzia di un futuro migliore, in termini di benessere e socialità, per tutta la collettività.

 

 Sostenere gli eventi 

Piccoli

Supportare l’associazionismo sportivo e i comitati organizzatori degli eventi sportivi, dai cittadini ai municipali, attraverso un immediata moratoria che preveda l’affrancamento dal pagamento dei servizi (vigili, transenne, OSP, Ama, etc.). E’ fondamentale che questi siano assicurati per un periodo temporaneo dal Comune per evitare la mòria delle manifestazioni e degli eventi in città.

Grandi

Pianificheremo, in sinergia con le Federazioni, gli Enti di Promozione e tutti gli organismi sportivi, una strategia di attrazione e di sostegno degli eventi sportivi di rilevanza regionale, nazionale e internazionale, come volano di rilancio e trasformazione della città, legando progetti di riqualificazione territoriale ai grandi eventi sportivi internazionali.

 

I luoghi dello Sport 

100 aree per l’Atletica e lo sport di base

I risultati storici di Tokyo 2020 possono essere di ispirazione per migliaia di giovani e cittadini di ogni sesso ed età che ancora non hanno abbracciato la cultura del movimento e del benessere. Per loro vareremo un grande progetto di sport gratuito e popolare attraverso la creazione di 100 aree pubbliche per l’Atletica e lo sport di base (aree attrezzate, playground, multisport). Le animeremo in sinergia con tutti i soggetti sportivi di riferimento territoriale. Una città che promuove la cultura del movimento è una città che sa guardare al futuro, oltre che una garanzia per la salute e la costruzione di una comunità più coesa.

 

Un programma per gli impianti

Le 100 aree pubbliche di cui sopra saranno incluse in piano per l’impiantistica che si basi sull’analisi dei bacini di utenza al fine di pianificare l’effettiva capacità di soddisfare i bisogni, in un’ottica di riequilibrio territoriale del sistema. Restituiremo alla fruizione pubblica, grazie alle risorse del PNRR e alla collaborazione con la Regione Lazio, il patrimonio di riferimento sportivo, con particolare attenzione a palazzetti, palestre, spazi esterni scolastici, piste ciclabili, punti verdi qualità, anche con strumenti concessori più moderni e economicamente sostenibili.

Le stesse risorse permetteranno la messa in sicurezza, l’abbattimento delle barriere architettoniche e la riqualificazione energetica delle strutture sportive pubbliche. Con lo stesso programma, potenzieremo la dotazione di aree playground e di campi sportivi pubblici nei municipi di Roma per incrementare la vivibilità e la qualità della vita dei cittadini. Rafforzeremo le sinergie con soggetti privati per attrarre nuove risorse per la riqualificazione degli impianti, anche attraverso l’utilizzo di fondi ricavati dalla vendita di impianti sportivi in abbandono o in disuso.

 

Scuola e sport

Lavoreremo per rendere immediatamente operative tutte le opportunità legate al miglioramento di palestre e spazi sportivi scolastici, potenziando anche la dotazione di attrezzature. Promuoveremo la cultura delle attività motorie e sportive, in collaborazione con il Miur e i dirigenti scolastici e coinvolgendo atleti famosi, utilizzando lo sport come strumento per progetti educativi per abbattere le differenze di genere, contro il bullismo, il razzismo, l’intolleranza, la discriminazione. E’ necessaria una nuova intesa tra Roma Capitale e Ufficio Scolastico Regionale per migliorare le opportunità sportive di base. Chiuderemo il contenzioso sui canoni da parte delle ASD/SSD nei periodi di lockdown e ridurremo del 90 % il canone per il primo anno sportivo/scolastico, come misura di alleggerimento temporaneo.

Il basket e il volley

Anche alla luce della perdurante indisponibilità del Palazzetto dello Sport di viale Tiziano agiremo subito per garantire un impianto sportivo al chiuso per il Basket e il Volley romano di alto livello (serie A1 e A2) per scongiurare che le squadre cittadine continuino, come avviene da 3 anni, a giocare fuori dal territorio della Capitale.

 

 

 

Sport, all’aperto

Valorizzeremo in chiave sportiva tutti i luoghi all’aperto dove è possibile praticare attività motorie (parchi, ville storiche, cortili, giardini, terrazze condominiali), anche attraverso affidamenti all’associazionismo sportivo di base. Specifica attenzione sarà data alla vocazione sportiva del Tevere, per trasformare il fiume e le sue sponde nella più grande “palestra a cielo aperto” di Roma. In questo senso valorizzeremo, anche in collaborazione con la Regione Lazio, il lavoro quotidiano dei soggetti sportivi che già operano sulle sponde del Tevere per garantire certezze necessarie alla programmazione di nuovi investimenti.

 

Gli stadi

Siamo convinti che le società Roma e Lazio dovranno entrambe avere i loro stadi. Per farlo, però, occorrono studi di fattibilità ed un’accurata valutazione delle possibili alternative necessaria per arrivare alla migliore soluzione possibile per le società, i tifosi e la cittadinanza. Avvieremo entro i primi 100 giorni un tavolo di confronto con le società, ascoltando le loro esigenze e impegnando in maniera costruttiva per dotare le società dei loro stadi e supportando le strutture sportive in maniera integrata con le misure urbanistiche e della viabilità necessarie.

 

 Sport, per tutti 

Accessibilità

Sosterremo prioritariamente le associazioni che utilizzano lo sport come strumento di inclusione e integrazione sociale, con particolare riferimento alla pratica sportiva nelle aree periferiche e per cittadini in difficoltà socio economica e con disabilità. Istituiremo, per le famiglie meno abbienti e con figli disabili, voucher per la pratica sportiva, in sinergia con l’associazionismo di base, CIP, Sport e Salute, Coni, Governo, Regione Lazio, FSN, EPS, DSA, AB.

Riconoscere l’attività sportiva come servizio pubblico

Interverremo in sede di Governo e Parlamento affinché sia riconosciuto il valore di servizio pubblico svolto dalle ASD/SSD su impianti di proprietà comunale.

Una disciplina migliore

Revisioneremo, attraverso un percorso condiviso e partecipato, i regolamenti degli impianti sportivi comunali e scolastici (delibere n. 41 e n. 110 del 2018) per garantire all’associazionismo di base certezze e regole chiare e sostenibili sulla gestione dell’impiantistica pubblica comunale. E’ necessario procedere a una riclassificazione degli impianti, da realizzare in sinergia con tutti gli organismi sportivi di riferimento, che preveda il decentramento di alcuni di essi verso i municipi. Favoriremo, nello specifico, l’esperienza e il radicamento territoriale dei soggetti sportivi e non esclusivamente l’entità dell’offerta economica. I concessionari di impiantistica sportiva pubblica comunale vanno accompagnati e riportati in un quadro di legalità e certezze.

Un rapporto più costruttivo con gli uffici comunali

Rafforzeremo la delega assessorile allo sport, tanto a livello centrale quanto nei municipi, per favorire una migliore interlocuzione del mondo sportivo con l’amministrazione comunale. Istituiremo uno sportello unico per l’ottenimento di permessi e autorizzazioni per l’organizzazione di eventi e attività sportive e per supportare le ASD/SSD nella presentazione di progetti su fondi di riferimento regionale, nazionale, europeo. Daremo ai Municipi un ruolo centrale nei processi di integrazione dello sport con le politiche scolastiche, sociali, sanitarie.

Le palestre popolari

Le palestre popolari sono diventate importanti punti di riferimento, come altre esperienze nate dal protagonismo dal basso e costituiscono un patrimonio per la città. A tutte, in particolare a quelle meno strutturate e consolidate, va fornito aiuto e collaborazione.

Roma e il mondo: la città delle cittadine e dei cittadini

“Roma città del mondo”. Se dovessimo definire Roma oggi, dovremmo usare anche questa fra le tante definizioni possibili. Da molti anni, infatti, nella nostra città c’è una presenza stabile di stranieri che contribuiscono in modo decisivo al suo benessere: Sono quasi 400 mila persone, il 13,4% della popolazione totale di Roma, un dato più alto di quello nazionale pari all’8,8%.

Contrariamente ad altre grandi capitali europee, Roma non vive la realtà dei quartieri ghetto, né fenomeni di auto isolamento comunitario. Le oltre 150 comunità straniere, molte delle quali presenti a Roma da decenni negli anni sono riuscite ad inserirsi autonomamente nel tessuto sociale della città: lavorano e fanno impresa.

Nonostante ciò, negli ultimi anni le comunità straniere hanno visto aumentare la distanza fra loro e l’amministrazione comunale. Un allentamento nei rapporti iniziato con il la paralisi della “Consulta degli stranieri” e l’indebolimento della rete dei 21 centri interculturali presenti in città, un motore d’integrazione importante nei territori e un riferimento fondamentale per tante comunità e famiglie straniere.

Il nostro obiettivo è operare per un’idea di cittadinanza plurale e inclusiva, in cui si coltivi la diversità come ricchezza comune. Una ricchezza sociale, culturale e anche economica. Oggi i nostri concittadini di origine straniera spesso si trovano a vivere parallelamente, incrociando raramente la vita degli altri romani, un potenziale di ricchezza e convivenza di cui la nostra città non deve più privarsi.

 

La nostra strategia di azione

Le sfide che pone questa ricchezza sono moltissime – in termini di appartenenza, diritti e identità – e le nostre proposte vogliono valorizzarla pienamente:

 

Doteremo il Comune di Roma – in Campidoglio come nei Municipi –di figure di coordinamento che siano un costante riferimento per le associazioni, il volontariato e le comunità presenti.

Istituiremo Sportelli per la Cittadinanza di nuova concezione, con personale formato ad hoc, che preveda il coinvolgimento di mediatori culturali, che favoriscano la conoscenza e le modalità di accesso ai servizi quali l’assistenza all’infanzia, l’istruzione degli adulti, l’assistenza sociale di base, le strutture culturali, i diritti sociali ed educativi fondamentali, i servizi per l’impiego, l’alloggio e l’istruzione scolastica o l’orientamento ai nuovi arrivati. Gli Sportelli saranno lo strumento concreto attraverso i quali superare i deficit linguistici e le barriere culturali e garantire il diritto allo studio, soprattutto per i neoarrivati e più svantaggiati e supportare al meglio l’imprenditoria straniera, la componente più dinamica del tessuto produttivo romano.

Rilanceremo la Rete dei centri interculturali, che in alcuni quartieri multietnici hanno funzionato bene, promuovendo l’incontro fra famiglie e culture differenti. Queste sono esperienze positive sul piano sociale che offrono un’importante opportunità formativa. Sono reti anche impegnate a garantire l’apprendimento della lingua e della cultura italiana, uno sforzo compiuto in questi anni dalla rete delle scuole d’italiano per stranieri a cui va affiancato il supporto del Comune in collaborazione con gli istituti scolastici del territorio.

Istituiremo un ufficio dedicato al contrasto alle discriminazioni, dotato di un apposito osservatorio in collaborazione con le associazioni del settore, per contrastare e prevenire, con iniziative di conoscenza e formazione, ogni manifestazione di razzismo.

 

Un piano ‘per’ il dialogo

 

Approveremo un Piano interculturale per combattere attraverso il dialogo ogni forma di discriminazione e razzismo e per diffondere la consapevolezza del carattere globale e interculturale della cittadinanza romana, a partire dalle culture di provenienze e dalle tradizioni e religioni che le caratterizzano. Una scelta naturale per una città come Roma.

La città aperta: la città di tutte e di tutti

Roma deve essere la città dell’uguaglianza, tutti i cittadini devono sentirsi parte di una comunità inclusiva, accogliente e solidale che riconosca pieni diritti e che chiami tutti ad una partecipazione attiva. Negli anni recenti invece Roma è diventata apertamente ostile alle istanze LGBT+. Nel frattempo, è cambiata l’Italia ed è cambiato il mondo, a grande velocità: non solo è stata approvata la legge sulle unioni civili, ma si è affermata nella società una sensibilità più moderna, aperta e inclusiva verso il mondo LGBT+. Roma deve accogliere il cambiamento con l’apertura propria di una grande capitale internazionale.

Proposte

  1. Istituzione dell’ufficio delegato ai temi LGBT+

Il primo livello sul quale agire è quello istituzionale. È necessario che il Campidoglio ricostruisca una relazione solida e formalizzata con la comunità LGBT+. Sarà istituito un ufficio dedicato al contrasto delle discriminazioni che abbia anche il mandato specifico di tenere i rapporti con la comunità LGBT+ e le associazioni operanti sul territorio comunale e metropolitano. L’ufficio deve agire come sentinella e collettore di domande, ma anche come presidio di prossimità e strumento di partecipazione, costituirà un osservatorio contro le discriminazioni in collaborazione con le principali organizzazioni LGBT+. Deve diventare il luogo istituzionale attraverso cui la comunità LGBT+ romana trova spazio per contribuire alla costruzione di azioni strategiche e partecipate.

  1. Adesione proattiva alla rete nazionale per la prevenzione dell’omotransfobia

Dopo la stasi degli ultimi cinque anni, occorre che l’amministrazione riattivi la sua partecipazione alla Rete Re.A.Dy. ovvero la Rete nazionale delle Regioni e degli Enti Locali per prevenire e superare l’omotransfobia. Entro la fine della consiliatura va raggiunto l’obiettivo dell’adesione alla Rete da parte di tutti i municipi e di tutti i Comuni della Città metropolitana.

  1. Servizi pubblici inclusivi, attenti alle necessità della comunità LGBT+

Tra le competenze affidate al Comune, assumono grande importanza per la promozione di politiche inclusive i servizi in ambito anagrafico, alla persona e alle famiglie. A questo fine è fondamentale promuovere – in sinergia con le associazioni operanti sul territorio – specifiche iniziative di formazione e informazione per il personale dipendente del Comune e dei Municipi, compreso il Corpo di Polizia di Roma Capitale e personale ATAC, sulle tematiche LGBT+, e individuare azioni concrete, nell’ambito delle prerogative delle amministrazioni locali, che tengano conto delle diverse realtà familiari del territorio.

  1. Elaborazione di politiche di rigenerazione urbana attente alle sensibilità della comunità LGBT+

Rendere visibili le persone LGBT+, accoglierle negli spazi pubblici, è il primo passo per garantire a tutte e tutti una vita sicura e serena, in condizioni di pari dignità sociale. Obiettivo di lungo periodo sarà quello di promuovere – in sinergia con i Municipi e con le associazioni operanti in città – la creazione di spazi dedicati alle persone LGBT+ anche nelle zone più lontane dal centro. Questo avverrà anche favorendo l’integrazione di spazi e servizi per le persone LGBT+ nell’ambito di spazi già esistenti, mostrando attenzione e consapevolezza anche per i profili di intersezionalità che caratterizzano la condizione delle persone LGBT+ (ad esempio, quando essa si intreccia con la condizione migratoria, o con lo status di rifugiato). Ad esempio, avvieremo subito allo studio un piano di definitiva pedonalizzazione del tratto di via di San Giovanni in Laterano tradizionalmente frequentato dalla comunità LGBT+ romana, in collaborazione con le associazioni, con gli esercenti e con i residenti della zona.

Sicurezza: la città viva e protetta

C’è un paradosso a Roma: a fronte di una diminuzione di reati di circa il 30% negli ultimi sei anni, per il 60% dei cittadini Roma non è una città sicura. Sono paure che nascono anche dalla condizione di degrado e disordine in cui la Capitale versa ormai da anni, terreno fertile per l’affermarsi di fenomeni di criminalità.

È una questione fondamentale: senza sicurezza, le vere fondamenta del vivere in comunità vengono minate. Restituire ai romani il senso di sicurezza è quindi una priorità dell’azione di governo: vivere la tranquillità quotidiana è un vero e proprio diritto di cittadinanza e di libertà, di ogni cittadino.

La nostra risposta è in politiche integrate e di lungo respiro, che combattano gli effetti della criminalità tanto quanto le sue cause più profonde, quali l’esclusione, le discriminazioni e le disuguaglianze sociali. E, in parallelo, in azioni di contrasto a quei fenomeni che minano la pacifica convivenza: criminalità, degrado, disagio sociale, atti di inciviltà e illegalità, conflittualità tra gruppi, allarme sociale.

La nostra azione sarà ispirata ad un’idea innovativa di sicurezza: aperta e condivisa. Sarà un’iniziativa ispirata ai principi di sussidiarietà orizzontale, solidarietà e partecipazione, a cui concorreranno, assieme allo Stato e agli enti territoriali, i cittadini singoli e organizzati, le realtà associative e locali, le scuole, i soggetti economici.

 

Le nostre proposte

 

Con queste priorità le nostre azioni di governo saranno:

 

Attivazione del servizio di Coordinamento per la Sicurezza Urbana e la Convivenza in ogni municipio

La gestione della sicurezza urbana ha bisogno di un approccio sistemico, che includa e coordini l’azione di tutti gli attori sociali. Per questo Il “Coordinamento per la Sicurezza Urbana e la Convivenza” sarà un luogo di programmazione presente in ogni municipio, formato congiuntamente da istituzioni e cittadini, grazie cui lavoro la Giunta Comunale – insieme a Municipi e cittadini –  deciderà le azioni da porre in essere e che si rapporterà con gli Osservatori Territoriali per la Sicurezza attivati dalla Prefettura di Roma.

 

 

 

Definizione del Piano regolatore cittadino della sicurezza urbana

 

Il Piano Regolatore della Sicurezza Urbana sarà una bussola per orientare il lavoro in favore della crescita, del lavoro, della cultura. Perché sicurezza significa molte cose: quartieri più illuminati; politiche di inclusione delle diversità; riduzione del disagio sociale; organizzazione di servizi sociali nelle aree urbane; gestione della socialità; riduzione degli spazi degradati; politiche urbanistiche di accompagnamento, accurata e pronta manutenzione; risposta immediata alle segnalazioni dei cittadini; rispetto delle regole dell’uso degli spazi pubblici. Ed altro ancora. Queste politiche, integrate attraverso il piano regolatore della sicurezza urbana, produrranno un controllo da parte della comunità ancora più efficace: una città è fatta di quartieri che il cittadino ama e con cui si identifica e che quindi è pronto a ‘difendere’ per la convivenza e il bene comune.

 

Creazione di Sportelli di Mediazione Sociale e gestione dei conflitti

Più c’è conoscenza dell’altro e più vi è tolleranza, fiducia, solidarietà e senso di sicurezza. L’integrazione sociale però non è sempre facile: occorrono figure professionali radicate sul territorio che favoriscano la conoscenza reciproca e l’integrazione, aiutando a superare incomprensioni a micro-conflitti. A tal scopo, apriremo Sportelli di mediazione sociale e gestione dei conflitti nei quartieri caratterizzati da maggiori criticità.

 

 

Promozione del Piano d’Azione per l’Economia Libera dalle mafie, in collaborazione con la Camera di Commercio e i Sindacati

A Roma non poche periferie stanno diventando lo spazio di sperimentazione di nuovi ‘modelli criminali’ da parte della criminalità organizzata impegnata su larga scala in crimini come lo spaccio, la prostituzione, l’usura, etc. Questi fenomeni di illegalità diffusa sono in costante aumento a seguito dello shock economico e sociale causato dalla Pandemia. Per contrastarli occorre cogliere la profondità di come è cambiata la condizione umana e sociale nelle periferie romane. Le organizzazioni criminali riempiono i vuoti generati dalla disgregazione sociale. Il Piano d’azione per l’Economia libera dalle mafie sarà lo strumento di programmazione di azioni di contrasto alle mafie e, insieme, di politiche sociali attive che proteggano i deboli e favoriscano lo sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità oppresse dalle mafie. Il ripristino della legalità è il pilastro imprescindibile di ogni convivenza civile, ma anche un fondamentale valore economico perché condizione necessaria per il pieno sviluppo dei territori, a protezione della libertà degli operatori economici, del regolare svolgimento delle dinamiche imprenditoriali, della trasparenza del mercato, della sana concorrenza.

 

Attivazione del Forum sui Beni Confiscati

Seppur a lungo promesso, il Forum sui beni confiscati è stato approvato solamente alla fine del Luglio di quest’anno, dunque mai realmente attivato nonostante il grande bisogno. Nella nostra città sono 477 le aziende sequestrate e confiscate alle mafie e 942 gli immobili, di cui 654 saranno trasferiti al comune di Roma nei prossimi mesi. Trasformare questi beni in risorsa è essenziale, non solo in termini economici, ma soprattutto da un punto di vista culturale e simbolico di affermazione della legalità. Ogniqualvolta lo Stato confisca dei beni alle mafie, questi devono essere reimpiegati, nel più breve tempo possibile, ad uso sociale; ogni minuto perso è un regalo alle mafie. Il Forum avrà un ruolo centrale in tutto questo. Farà attività di pianificazione e valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati. Dovrà agire da broker per individuare e intercettare realtà del terzo settore con cui cooperare per riconvertire queste strutture. Oltre a questo, il Forum – dotato di una Task force multidisciplinare – agirà in sinergia con l’Ufficio del Patrimonio per assicurare la tempestività e regolarità del processo. Avrà un sistema gestionale informatizzato in regime di interoperabilità con Cooper. ni.co. (sistema operativo di gestione dei beni confiscati dell’Agenzia Beni confiscati che, a sua volta, è interconnesso con i sistemi informativi delle altre istituzioni pubbliche coinvolte). Condurrà con regolarità attività ispettive e di monitoraggio sull’effettivo e pieno utilizzo dei beni destinati, disponendo con tempestività le revoche a fronte di scorretto o mancato utilizzo del bene destinato.

Istituzione di uno sportello comunale antiusura

La pandemia ha aumentato il rischio mafie e usura. Spesso, organizzazioni criminali reinvestono il denaro nel prestito a tasso usuraio, specialmente nella ristorazione e nel turismo. Si tratta di un allarme a Roma pienamente percepito dalla società civile, dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni, in particolare per il prestito a tasso usuraio. Nonostante questa emergenza, il Comune ha lasciato completamente sole le associazioni e le fondazioni antiusura che in questi anni sono state finanziate solo dalla Regione Lazio che ha sostenuto indennizzi per le vittime, assistenza legale e presa in carico delle vittime di usura e sovraindebitamento. Per questo istituiremo uno sportello antiusura, un luogo in cui le vittime avranno servizi e che promuoverà iniziative di sensibilizzazione sul tema in stretta sinergia con l’associazionismo antiusura e le associazioni di categoria.

 

Reinserimento dei condannati

A Roma esistono tre carceri, strutture che ospitano condannati che una volta terminata la pena dovranno rientrare nella società. Un condannato pienamente reinserito sarà una persona sottratta alla criminalità ed un buon cittadino recuperato.

Istituzione dei “P.u.a.” (Punti unici di assistenza) all’interno delle carceri, cioè degli Sportelli associati alla zona sanitaria (competenza Asl) in grado di iniziare, già dal carcere, dei percorsi di intervento sociale e accesso ai servizi territoriali;

l’istituzione di un tavolo di lavoro permanente costituito da figure istituzionali (provveditorato, direzioni, garanti, amministrazione comunale, Asl) e realtà del terzo settore per ampliare servizi e finanziamenti;

Attuazione della legge regionale del 2006 sulla programmazione degli interventi sociali, realizzando una cooperazione sui progetti intramurari ed esterni tra Regione e Comune;

Avvio di un dialogo interistituzionale (anche attraverso protocolli e convenzioni specifiche) per integrare il carcere e chi lo abita nel contesto territoriale, con coinvolgimento dei Municipi;

Coordinamento tra la domanda e offerta lavorativa tramite il Comune, specificatamente indirizzata alle persone che ritornano in libertà;

Adozione di misure per l’inserimento abitativo, con particolare riferimento alle case di accoglienza;

Potenziamento dei collegamenti e dei trasporti pubblici con gli istituti di pena (in particolare via Bartolo Longo, Casal del Marmo)

 

Riorganizzazione dell’assetto dell’apparato sicurezza romano

Insieme a queste azioni che metteremo in campo direttamente, ci attiveremo con il Ministero dell’Interno per un rafforzamento dei presidi della Polizia a Roma. La nuova riorganizzazione nella Capitale prevede un riassetto complessivo dell’apparato sicurezza di Roma e provincia, con progetti che modificano la gestione della sicurezza metropolitana. Su questo punto, l’istituzione dei 15 Distretti di Polizia ha costituito un pilastro importante del riassetto, perché riafferma il ruolo dell’Autorità di P.S. al centro del coordinamento territoriale delle forze di polizia. Il Comune vigilerà affinché questi distretti siano dotati del capitale umano necessario.